Fisac Banca Popolare di Bari: report

FISAC CGIL BPB

REPORT

Foglio informativo aperiodico della FISAC/CGIL nel Gruppo bancario Banca Popolare di Bari
a cura della Segreteria dell’Organo di Coordinamento
– numero 2 – 31 gennaio 2020 –

A MEMORIA DEI FATTI

Nell’ormai lontano 28 giugno del 2018 chiudevamo l’Assemblea Costitutiva degli organismi sindacali FISAC del nostro Gruppo. In tale circostanza pubblicavamo il documento politico finale nel quale si tracciavano le linee guida della successiva azione sindacale.

Riproponiamo uno stralcio di quel testo perché ben si rammenti quale fosse la nostra posizione che, allora, ai più, appariva eretica e “contro la banca”.

Non che la cosa ci rallegri, tutt’altro, avremmo preferito essere smentiti e trovarci oggi in una azienda florida ed efficiente ma non è andata così.

Sulla base di quel documento, in cui si denunciava apertamente l’incapacità gestionale del management, si è riaperta la stagione dell’unità sindacale nel Gruppo BPB.

…”il nostro Gruppo purtroppo risulta ancora essere nel pieno della crisi: difficoltà a livello di redditività che si protraggono da oramai molti anni con un ultimo triennio che ha visto la gestione caratteristica costantemente in negativo. Un credito deteriorato che pesa come un macigno, non solo nella componente sofferenze ma soprattutto in quella UTP (ex incagli) e scaduti sconfinati per gestire il quale poi si è preferito ricorrere a una esternalizzazione piuttosto che sviluppare professionalità interne pur presenti. Il mix tra scarsi margini e la mole di credito anomalo, unita ad una carenza di patrimonio ha determinato insufficienti coperture dello stesso che hanno portato ad un incremento del ‘Texas ratio’, circostanza questa che rivela una fragilità di tenuta verso una eventuale peggioramento del portafoglio crediti. La scarsa qualità del credito e il perdurare di una sostanziale inesistenza di risultati di gestione caratteristica positiva da oramai molti anni non può che essere ascritto alla inadeguatezza del Management nonostante i continui tentativi dello stesso di imputare tali risultati a difficoltà sistemiche, di territorio, di quadro normativo, anche a livello europeo”… .

 

LA VICENDA BPB

Con Ennio Flaiano verrebbe da dire la situazione è grave ma non seria, se non fosse che qui, invece, drammaticamente seria la è veramente.

Esprimere un’opinione sul commissariamento di Banca Popolare di Bari presuppone una dettagliata conoscenza delle situazioni e delle dinamiche che hanno condizionato la banca negli ultimi dieci anni, pur senza cadere in facili dietrologie. Come rappresentanti delle lavoratrici e dei lavoratori lo dobbiamo necessariamente fare per meglio comprendere il futuro che ci aspetta, sensibilizzando ad uno stato di predisposizione all’attenzione e all’allerta anche i più scettici, ove ne fossero rimasti.

E’ dalla storia del fallimento del Banco Ambrosiano (1982) che dovremmo avere compreso che il rapporto tra clienti, lavoratori del credito e banche sarebbe dovuto necessariamente cambiare per lasciare il passo, a livello sistemico, ad un complesso di politiche di controlli interni ma soprattutto esterni che potessero garantire  il  perpetuarsi della  funzione  di sostegno  all’economia  che,  attraverso  la messa a terra del concetto di  fiducia caratteristico fino a quel momento delle banche, potesse permeare i gangli della società italiana, fino ad essere l’unico prodotto da vendere, chiedendo peraltro ai propri dipendenti di metterci la faccia. Per farla breve e passare all’argomento che più c’interessa possiamo dire che le cose sono andate in maniera diametralmente opposta: concessioni creditizie allegre, troppo spesso all’insegna della leggerezza e della malafede ai livelli apicali; spinte alla vendita di prodotti tossici; carriere riservate esclusivamente ai migliori venditori; massificazione delle partecipazioni azionarie nelle banche; disallineamento tra sistema bancario, finanziario ed economico-produttivo che,  senza previsioni alternative a livello legislativo e di vigilanza ha depotenziato l’importanza del lavoro a favore della finanza rapace. Potremmo forse dire che la medesima classe dirigente, obnubilata dal profitto a tutti i costi, ha contribuito a costruire, complice delle politiche e delle programmazioni berlusconiste, un nuovo modello di società capitalista, che ha preso il peggio in ogni ambito e non ha voluto sanzionare a dovere certi comportamenti pericolosi quanto diffusi, diventati prassi comune (si colpisce, giustamente s’intende, un furto o uno scippo ma un crimine economico rimane, sempre più spesso, addirittura senza neppure la ricerca dei colpevoli; quale delitto fa più danno alla società? Chi stabilisce le priorità? Secondo quali parametri giuridici e sociali?).

Torniamo a noi. L’opportunità  di analizzare con competenza e dovizia di particolari la vicenda di Banca Popolare di Bari che ha portato all’amministrazione straordinaria (per effetto degli artt. 70 e 98 TUB) ci viene data direttamente dalla Banca d’Italia con un sintetico documento del 16 dicembre 2019, successivo di pochi giorni al commissariamento; di seguito riportiamo uno stralcio significativo:

“Nel 2010 la Banca Popolare di Bari (BPB) viene assoggettata ad accertamenti ispettivi, che si concludono con una valutazione “parzialmente sfavorevole”; le verifiche evidenziano, in particolare, carenze nell’organizzazione e  nei controlli interni sul credito. La Banca d’Italia vieta alla BPB di espandere la propria attività e impone un requisito patrimoniale specifico.

Nel 2011-12 l’azione della Vigilanza si concentra sull’efficacia e funzionalità del sistema dei controlli interni. Gli esponenti aziendali vengono richiamati all’esigenza di rafforzare i presidi a fronte dei rischi di liquidità e compliance, rilevati nel corso dell’ispezione; viene inoltre richiesta una specifica indagine alla  funzione di Internal Audit della BPB.

Nel 2013 la BPB viene nuovamente sottoposta ad accertamenti ispettivi mirati sul rischio di credito, sulla governance aziendale,  sul sistema dei controlli interni e sulle tematiche di compliance. Le verifiche mettono in luce progressi rispetto a quanto riscontrato durante l’ispezione del 2010. Viene peraltro evidenziato il permanere di alcune aree di debolezza, per il cui superamento la banca programma un piano di iniziative di rimedio. (…)

Nel luglio 2014 la Banca d’Italia autorizza la BPB ad acquisire il controllo di Banca Tercas; al fine di garantirne la sostenibilità, l’intervento viene accompagnato da un contributo di € 330 mln alla BPB da parte del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FITD). (…)

Nel biennio 2014-15 la banca realizza un’operazione di rafforzamento patrimoniale  di complessivi € 550 mln, tra emissioni di nuove azioni (330 mln) e collocamento di obbligazioni subordinate (220 mln). (…)

Nei primi mesi del 2016 la Banca d’Italia richiede alla BPB di svolgere una indagine sulle eventuali connessioni tra finanziamenti e sottoscrizioni delle suddette nuove azioni e obbligazioni (il fenomeno delle cosiddette “operazioni baciate”). Nel giugno 2016 la  Banca d’Italia avvia nuovi accertamenti ispettivi mirati ai profili di adeguatezza patrimoniale e del credito, che si concludono nel novembre 2016 con un giudizio “parzialmente sfavorevole”. (…)

L’ispezione della Banca d’Italia rileva anche irregolarità nei profili  di competenza della Consob (trasparenza dei comportamenti nel campo dei servizi di investimento, e in particolare nel collocamento del menzionato aumento di capitale del 2014-15), per le quali successivamente  la  Consob irroga alla banca sanzioni amministrative per circa € 2 mln. (…)

Con lettera contestuale del 15 marzo 2017 la Vigilanza sottolinea che la BPB ha bisogno di un rafforzamento patrimoniale e della governance con l’ingresso di elementi con specifiche competenze in materia bancaria e finanziaria; invita inoltre il Presidente a dar corso ai propositi di rassegnare le proprie dimissioni, che lui stesso aveva manifestato con lettera del febbraio 2017; si reitera infine la richiesta di rafforzare il comparto creditizio e di contenere i costi. Le richieste di rafforzamento patrimoniale vengono ribadite agli esponenti aziendali nell’incontro del 28 settembre 2017 e con lettera di intervento del successivo 8 novembre.

Nei primi mesi del 2018, in pendenza del processo di trasformazione      societaria obbligatoria, che avrebbe consentito alla banca di gestire il rimborso ai soci in caso di recesso, l’intermediario elabora alcuni progetti alternativi di trasformazione societaria volti a escludere il rischio di rimborso, nonché ipotesi di integrazione con altre popolari “less significant” operanti nel centro- sud. Le analisi effettuate dalla Vigilanza evidenziano tuttavia i rilevanti rischi legali di questi progetti, che vengono pertanto accantonati. (…)

Seguono diversi incontri con i vertici della banca, nei quali la Vigilanza ribadisce la  necessità di una ricapitalizzazione; di un rilancio operativo; di un incremento della redditività; di mantenere un adeguato ammontare di liquidità; di un’attenta valutazione dell’adeguatezza degli accantonamenti a fronte di crediti deteriorati, soprattutto per le cosiddette inadempienze probabili (crediti a imprese in temporanea difficoltà).

Nel 2018 il processo di trasformazione societaria attraversa fasi  alterne. Nel frattempo si registra una accelerazione del deterioramento della situazione aziendale: (…)

Il peggioramento del portafoglio creditizio e la sostanziale stasi operativa determinano  la chiusura dell’esercizio 2018 con una perdita consolidata di €430 mln. I coefficienti patrimoniali diminuiscono ulteriormente, attestandosi al di sotto della riserva di conservazione del capitale.

All’inizio del 2019 emergono forti conflittualità tra Presidente dell’organo amministrativo e le componenti a lui riconducibili, da un lato, e l’Amministratore delegato, i componenti del Comitato di Controllo Interno e Rischi, il Presidente del Collegio sindacale, dall’altro.  Si determina un vero e  proprio stallo gestionale.

Nel giugno 2019 la  Banca d’Italia avvia una procedura sanzionatoria amministrativa nei confronti dell’intermediario e di alcuni dirigenti ed ex dirigenti, per carenze nei controlli relativi al processo creditizio. (…)

Nella prima metà del 2019, in numerosi incontri svoltisi in rapida successione, la Vigilanza sottolinea agli  esponenti aziendali la necessità di preservare la coesione nella governance in una fase particolarmente delicata per la banca. Inoltre, in vista del parziale rinnovo del Consiglio di amministrazione, nel maggio 2019 la Banca d’Italia trasmette una lettera di intervento al Collegio sindacale e al CdA per sottolineare la necessità di inserire nel CdA elementi dotati di autorevolezza, reputazione e adeguati requisiti  di  esperienza. Il CdA registra un parziale rinnovo a fine luglio 2019.

Il 18 giugno 2019 vengono avviati presso la capogruppo accertamenti ispettivi di vigilanza a spettro esteso. L’ispezione si concentra in una prima fase sul ricambio della governance, avvenuto a fine luglio, per poi passare all’analisi della qualità del credito. I risultati, ufficializzati  a dicembre,            evidenziano l’incapacità della nuova governance di adottare con sufficiente celerità ed efficacia le misure correttive necessarie per superare la stasi operativa e riequilibrare la situazione reddituale e patrimoniale della BPB. Emergono inoltre gravi perdite patrimoniali che portano i requisiti prudenziali di Vigilanza al di sotto dei limiti regolamentari.

***

(…) L’aggravamento della situazione aziendale della BPB è stato più volte portato all’attenzione anche del Ministro dell’Economia e delle Finanze (lettere del 27 febbraio, 3 maggio, 2 ottobre e 26 novembre 2019)”.

Ecco quindi le cause che hanno portato al commissariamento della nostra banca. A queste dobbiamo aggiungere alcuni accadimenti di una certa gravità ed opacità emersi negli ultimi mesi/anni, quali:

  • 2014: non evidenziazione in bilancio di circa 270 milioni di perdite legate a mancate svalutazioni di avviamento post- fusioni;
  • 2017: perdita di oltre 40 milioni di euro in seguito alla vicenda Miulli: esposizione tuttora non riscontrata in bilancio;
  • 2018: operazioni di nuova erogazione (40 milioni) al gruppo Fusillo, nonostante la situazione contingente dell’azienda cliente che poi fallirà;
  • 2018/2019: richiesta da parte dell’AD BPBari De Bustis, di sottoscrizione di capitale BPB da parte di una società con sede a Malta ed un capitale sociale di 1.200 euro riconducibile ad un soggetto con diverse inchieste giudiziarie alle spalle;
  • 2019: avvio azione di responsabilità contro alcuni membri del CdA e della famiglia Jacobini

Vicenda quindi molto complessa, sicuramente con anche risvolti giudiziari. Non dimentichiamo che il 10 dicembre u.s. (tre giorni prima del commissariamento) in una riunione di tutti i direttori del gruppo BPB svoltasi a Bari il Presidente del CdA, Gianvito Giannelli e l’AD Vincenzo De Bustis assicurarono la platea (che poi avrebbe riportato a dipendenti e clienti, rassicurandoli a loro volta) circa la salvezza dell’azienda ed escludendone l’amministrazione straordinaria senza ombra di dubbio. Speriamo che la Magistratura, che ha acquisito l’audio dell’incontro, si occupi anche di questo episodio, oltre alle paventate malversazioni sui bilanci delle filiali taroccati. Speriamo sicuramente che si faccia luce sull’intera vicenda e si colpiscano con i necessari provvedimenti previsti dalla legge tutti gli autori dei misfatti che con il loro comportamento hanno colpito lo stato sociale di un’intera parte del Paese, parte già martoriata da difficoltà socioeconomiche tra le più gravi d’Europa.

Cosa ci aspettiamo dall’azione dei commissari? Sicuramente pulizia e non solo di bilancio:

  • Chiediamo discontinuità totale nel management aziendale. Non è possibile che le stesse persone che hanno governato, gestito, amministrato, organizzato, diretto la BPB sino al 13.12.2019 siano ancora oggi a svolgere ruoli apicali, di comando, ruoli chiave, autoproclamandosi interpreti del nuovo.
  • Chiediamo che vengano energicamente richiamati a comportamenti adeguati tutti quei capi e capetti, parte del middle management che in questi anni ed anche in questi ultimi mesi, fino a questi giorni, seminano il terrore tra i  colleghi, minacciando licenziamenti se non si vende il prodotto della settimana o se il cliente trasferisce altrove i propri Non saremo disposti a sopportare che gli accordi sottoscritti vengano calpestati, a cominciare da quello sulle politiche commerciali, come anche recentemente avvenuto, da parte di alcuni apicali aziendali, nel corso della menzionata riunione del 10 dicembre scorso con la presentazione di liste  comparative ed elenchi di buoni e cattivi (venditori);

chiediamo una riorganizzazione dell’azienda e la fissazione delle linee guida che siano da vincolo al futuro partner industriale, pubblico o privato che sia, secondo criteri socialmente sostenibili, per i dipendenti, i clienti, i territori. La gestione di eventuali esuberi di Personale (prevedibili nel modello di banca proposta/imposto dalla politica nazionale e comunitaria) dovrà necessariamente passare dall’attivazione di un Fondo volontario di accompagnamento alla pensione. Anziché esternalizzare  proponiamo l’internalizzazione di attività di servizio al settore bancario, sfruttando le linee guida di politica europea per il rilancio del Mezzogiorno già adottate nel Masterplan per il Sud: abbiamo le strutture, le professionalità e le competenze adeguate e la richiesta di nuovi servizi bancari non manca (dalla gestione dei pagamenti PSD2, a quella dei crediti deteriorati, solo per fare alcuni esempi). Per questi motivi pretendiamo dalla politica nazionale un progetto complessivo che vada al di là della sistemazione del bilancio BPB, con lungimiranza ed attenzione al sociale del Meridione, seguendo il filone già tracciato a livello comunitario cui abbiamo fatto cenno.

Non si tratta per noi di vendere cara la pelle – sentimento comunque comprensibile – bensì di chiedere di utilizzare favorevolmente  un evento, di per sé negativo, per contribuire a fare del Sud Italia un bacino economico prioritario, dove si affianchino ad auspicate politiche di promozione turistica e dei territori, provvedimenti di terziarizzazione dell’economia oggi più che mai necessari in un’ottica glocalizzante;

  • pretendiamo il letterale rispetto del CCNL e di tutti gli accordi sottoscritti in azienda.
  • pretendiamo la sistemazione di tutte quelle partite in sospeso, frutto di passati accordi non rispettati e/o di residui male interpretati da parte aziendale.

La Fisac CGIL e le altre organizzazioni sindacali non resteranno spettatori inermi dei futuri momenti di vita aziendale ma pretendono di partecipare attivamente alla costruzione di un nuovo soggetto dove ci sia spazio attivo per tutti, ognuno secondo le proprie possibilità e capacità professionali. Lo meritano lavoratrici e lavoratori di queste aziende che, in ogni occasione, hanno dimostrato attaccamento al lavoro, ai territori, ai clienti.

 

 

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