Cronologie di morte e di arte
27 gennaio -Giornata della memoria
AUSCHWITZ -1940
BELZEC -1942
BERGEN BELSEN -1943
BUCHENWALD -1937
CHELMNO -1941
DACHAU -1933
FLOSSENBURG -1938
GROSS ROSEN-1940
MAJDANEK-1941
MALYTROSTENETS -1941
MAUTHAUSEN-1938
NEUNGAMME-1938
PLASZOW -1942
RAVENSBRUK -1939
RIGA-KAISERWALD -1942
RISIERA DI SAN SABBA -1943
SACHSENHAUSEN -1936
SOBIBOR -1942
STUTTHOF -1939
THERESIENSTADT -1941
TREBLINKA -1942
VARSAVIA -1942
Queste sono le date di creazione e i nomi di alcuni dei campi di concentramento e di sterminio creati dal nazifascismo nel giro di pochi anni. Tipologie diverse, campi di prigionia, di lavoro, di transito e, infine, la massima specializzazione: quelli di sterminio.
In una manciata di anni, una decina.
In questi campi sono stati mandati i devianti sociali, gli zingari, gli omosessuali, i prigionieri politici, sono state assassinate milioni di persone (secondo alcune fonti ben più di sei milioni) e l’Europa ha programmato di sterminare per mezzo di essi gli ebrei, solo perché erano ebrei.
L’Europa che preparava lo sterminio, in quella stessa epoca raccoglieva i frutti dell’arte e della propria cultura contemporanea o di quella fiorita solo qualche anno prima:
IMPRESSIONISMO (1870/1890) – IL PENSATORE di A. RODIN (1902) – IL BACIO di G.KLIMT (1908) – LA SAGRA DELLA PRIVAVERA di I. STRAVINSKIJ (1913) – LA METAMORFOSI di F. KAFKA (1915) – NUDO DISTESO di A. MODIGLIANI (1919) – SONETTI A ORFEO di R.M. RILKE (1923) – RAPSODIA IN BLU di G. GERSHWIN (1924) – ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO di M. PROUST (1927) – BOLERO di M. RAVEL (1928) – NUDO SOPRA VITEBSK di M. CHAGALL (1933) -P AROLE di U. SABA (1934) – RAPSODIA N.1 PER VIOLINO E PIANOFORTE di B.BARTOK (1937) – GUERNICA di P.PICASSO (1937), eccetera, eccetera …
Quegli anni di grande ricchezza culturale ed artistica non crearono gli anticorpi necessari per salvarla dalla creazione delle leggi razziali, dalla distorsione del pensiero dei grandi filosofi, dal sequestro delle avanguardie artistiche, dall’appropriazione delle arti figurative e di pensiero: era necessario creare una nuova cultura per il nazifascismo che rendesse naturale odiare gli ebrei, denunciarli, segregarli nei ghetti e poi deportarli e sterminarli.
Come è possibile che non sia bastata? Pensare che l’arte e la cultura possano impedire l’orrore della violenza è un pensiero ingenuo? Forse.
Forse la risposta è l’etica che pensiamo sia sempre sottostante all’autentico valore dell’uomo, che ne sia l’anima, perché altrimenti non saremmo capaci di cose tanto sublimi come le opere artistiche e culturali. Forse è per questo che non siamo capaci di abbandonare questo pensiero di salvezza, perché è una speranza da contrapporre.
Nei campi di sterminio furono dipinti dei quadri, si fece scuola ai bambini, furono composte musiche e poesie, si cercò di non smarrire il valore dell’uomo. L’anima dei deportati cercò di sopravvivere rifugiandosi anche nelle espressioni artistiche, esprimendo con esse lo sgomento, il dolore indicibile, la rivolta e perfino la speranza.
In questi giorni di recrudescenza razzista e antisemita il senso della memoria, la celebrazione del 27 gennaio, ci interroga ancora per dare una risposta impossibile: è sufficiente la memoria per impedire che succeda di nuovo? Cosa serve per uscire davvero per sempre da Auschwitz?
Vi segnaliamo la collezione di Roberto Malini, donata al Museo della Shoa di Roma, in mostra permanente a Villa Torlonia, più di 240 opere di artisti ebrei sterminati nei campi o perseguitati. C’è anche un libro: Operazione salvataggio, gli eroi sconosciuti che hanno salvato l’arte dalle guerre, di Salvatore Giannella, edizioni Chiarelettere.
Dal diario di Anna Frank: Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane.
Milano, 27 gennaio 2020
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