In attesa di comunicazioni aziendali nella sede di confronto sindacale, più adeguate e più coerenti con i collegamenti tra la contrattazione e la situazione della banca, iniziamo a commentare quanto a nostra disposizione. Con una premessa: per “tornare a volare” la nostra azienda deve individuare le responsabilità che hanno prodotto tale situazione, attraverso un’analisi soprattutto organizzativa, non tanto per trovare i colpevoli, che comunque ci sono e che si possono scoprire facilmente, ma per capire se si sono messi in atto tutti gli strumenti necessari per evitare che questa situazione non abbia più una fine. Senza questa operazione di “igiene aziendale”, ogni soluzione sarà solo temporanea e poco efficace. La voce di un risultato “in rosso” vicino al miliardo girava già negli ultimi giorni prima del CDA del 15 marzo. Certamente, dopo l’incontro della settimana precedente in cui il Responsabile delle Risorse Umane aveva prospettato un risultato (ancora soggetto a rettifiche) di circa 330 milioni, la conferma di una perdita di tale importo non ci ha rassicurato per niente. I problemi evidenziati ormai anche da molti giornali sono noti: la perdita di 516 milioni dovuta alla partecipazione in Agos Ducato (ricordiamoci però la campagna dei prestiti Ducato di poco tempo fa1) e 1,2 miliardi di addebito sul conto economico per rettifiche sui crediti volute da Banca d’Italia. Leggendo il comunicato stampa notiamo anche la persistenza di esposizioni rappresentate da crediti originati da Banca Italease che ammontano ancora a 4,2 miliardi. Sappiamo inoltre che “i coefficienti patrimoniali superano abbondantemente i parametri consigliati dall’EBA” e, guardando bene alcuni dati che ci interessano particolarmente, oltre a notare che il costo del personale e’ diminuito del 7,3 % rispetto allo scorso esercizio constatiamo anche che il cost/income, rapporto tra costi operativi e margine di intermediazione, ovvero uno dei principali indicatori di efficienza, e’ passato da 71,7% a 62,6%, sotto la media nazionale (ed europea) che si attesta al 67%. Non ci soffermeremo ora su questo aspetto ma, cercando tra le informazioni del mondo banche vediamo anche che il cost/income delle banche tedesche nel 2011 era il 78%. Ben peggio della media europea… Insomma, in definitiva, depurando le partite straordinarie, il risultato netto normalizzato ammonta a 145 milioni e, altro dato di cui tenere conto, il risultato della gestione operativa, al netto della fair value option, vanta un +42% rispetto allo scorso esercizio. Quello che appare quindi evidente e’ che quella che si chiama la gestione caratteristica della banca ha dei risultati positivi, che vanno riconosciuti alle colleghe e ai colleghi che svolgono il loro lavoro tra crisi globale, clienti “alla canna del gas” e pressioni commerciali sempre più pesanti. È inaccettabile che si pensi di risolvere le perdite, enormi, dovute ad Agos Ducato o alla necessità di rettificare i crediti deteriorati (le sofferenze sono il 12 % del totale dei crediti, un dato tra i peggiori del sistema) tagliando i costi del personale. Ci è stato detto che i problemi del sistema sono gli esuberi e l’abbattimento del costo medio strutturale. Ma si pensa davvero che non pagare il VAP o fare altri tagli a spese del personale abbia l’utilità di aumentare i ricavi, vero punto dolente del sistema? Anche il “concetto di sistema” deve essere smontato: stiamo parlando del Banco Popolare e della sua contrattazione aziendale. In questa sede dobbiamo guardare cosa succede qui: nel sistema ci sono le Segreteria Nazionali e l’Abi che affrontano i problemi a quel livello. Non si vogliono ovviamente negare i collegamenti con il mondo esterno, ma non si può nemmeno sopportare l’affermazione “fanno tutti così”, perché questa è solo una tesi salvifica e di scarico delle proprie responsabilità Si tratta quindi solo di fare un “maquillage” per accattivarsi gli azionisti? La Fisac ha ripetuto più volte che occorre che l’azienda ci fornisca le prospettive future, ci dica, in poche parole, che banca ha in mente e che cosa vuole fare per aumentare i ricavi. Se la scelta e’ quella di vendere prodotti con le modalità di scarsa trasparenza più volte denunciate che pesano sulle colleghe e i colleghi e, ricordiamolo bene, anche sui clienti, noi non ci stiamo. La storia ci insegna che questi errori prima o poi si pagano, e in maniera salata. Gli anni di pesante spinta sui crediti ora ci rimandano indietro crediti che non vengono pagati e, lo sappiamo bene, a volte non hanno nemmeno le garanzie necessarie, perché il sistema incentivante premiava i numeri e si disinteressava del merito creditizio. Dobbiamo constatare che la storia si ripete sia sui crediti (l’istruttoria è ancora considerata un appesantimento burocratico) sia sui prodotti in vendita ultimamente, per i quali abbiamo più volte denunciato un accanimento sui volumi ed uno scarso interesse alle regole. Le regole ci sono e devono essere rispettate: se questo non avviene fra un po’ dovremo commentare altri problemi e altre difficoltà. E non è accettabile che si pensi di ridurre solo alcuni costi e non altri. Le dichiarazioni di sacrifici secondo il principio dell’equità sociale non possono rimanere dichiarazioni. Esistono molte voci su cui intervenire: costi delle consulenze, bonus ai dirigenti, benefit di varia natura e molto altro. Certo e’ che non basta dire che la crisi globale induce a fare tagli. Se non si pensa seriamente a come aumentare i ricavi i tagli dovranno aumentare e il risultato sarà un sistema asfittico senza futuro. Queste sono le nostre richieste, già formulate più volte. Ogni discussione deve essere preceduta da un progetto che mostri dove va la banca e che obiettivi vuole raggiungere. I risultati di questo bilancio ci mostrano scelte di un management che ha sbagliato le previsioni; i lavoratori sono chiamati ogni giorno ad affrontare uno scenario sempre più cupo e pesante e non possono pagare errori di altri. Non chiediamo processi, ma assunzione di responsabilità! Scarica comunicato
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