Con la sentenza 41625 la Corte di Cassazione intesta al legale rappresentante di una Società, il reato di riciclaggio e di intestazione fittizia di beni quando lo stesso utilizza fatture per operazioni inesistenti per consentire a soggetti terzi l’azione di riciclaggio. Per esempio, utilizzare (nella dichiarazione fiscale della Società stessa) varie fatture per operazioni fasulle avente come scopo l’evasione sui Redditi e sull’Iva, consentendo a soggetti terzi il reato di riciclaggio e di intestazione fittizia di beni, facendosi restituire da questi soggetti gli importi delle fatture stesse.
Di grande rilievo l’espressione utilizzata dai Giudici della Corte di Cassazione nella motivazione sullo stretto legame che intercorre tra la violazione penale tributaria ed il riciclaggio: la violazione fiscale si pone in stretta relazione con il riciclaggio, poiché solo attraverso questo meccanismo di ripulitura fiscale ed il rientro delle somme in contanti si può consentire la retrocessione di quanto già corrisposto con le fatture false.