
In data 9 luglio, nei locali della Banca siti in Vico San Domenico, Azienda e Sindacati hanno cominciato il complesso lavoro di approfondimento e negoziato sul “piano industriale” presentato lo scorso 22 giugno.
Le prime schermaglie hanno riguardato la possibile applicazione della Legge 223/91, la norma che, tra le altre cose, regola i licenziamenti collettivi – stanti anche le recentissime dichiarazioni del presidente del comitato affari sindacali dell’Abi, Francesco Micheli, “… se i decreti attuativi non verranno emanati entro breve i processi di riorganizzazione e di ristrutturazione, avviati soprattutto nei grandi gruppi, non potranno che avvalersi delle normative di legge vigenti in materia di licenziamenti per motivi economici, individuali o collettivi…” –.
Incalzata dai rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali, la Delegazione Aziendale ha chiaramente escluso la possibilità di voler utilizzare questo strumento di legge.
La Delegazione Aziendale ha poi proseguito, ritenendo di poter discutere su alcuni istituti – previsti nella lettera di apertura della procedura ex art. 15 e 18 CCNL 8.12.2007 -, che, a suo dire ma non del sindacato, non sono influenzati dall’incerto quadro normativo in materia di accesso e copertura ai Fondi di Solidarietà di settore.
Istituti elencatici quali: a) la gestione della dichiarata eccedenza di personale pari a 250 unità – 190 in via graduale ne corso del piano con accesso al “vecchio” Fondo di Solidarietà, 60 con gli strumenti previsti dall’art. 18 CCNL 2007, -, b) riduzione per tutti dell’orario di lavoro di 2 ore e 45 minuti alla settimana, concentrate possibilmente in un’unica giornata lavorativa; c) riduzione del cd. “extra-standard” per i dipendenti ex NBM e sulla contribuzione aziendale al Fondo Pensione BPB per gli iscritti ante 1995.
E’ singolare rilevare come l’Azienda abbia impostato la gestione del negoziato ipotizzando la possibilità di accesso al “vecchio” Fondo di settore quando l’INPS, con una circolare, ha dichiarato di non garantirne la copertura.
L’incertezza normativa, tuttavia, ci rende molto, molto attenti all’avvio di un dialogo su argomenti così delicati, in un contesto così indefinito e dunque abbiamo ritenuto di non poter ragionare su altri istituti non conoscendo la potenziale valenza di ogni singola partita.
In più, alla nostra banale domanda di partenza su come l’Azienda abbia determinato il numero del personale dichiarato eccedente, nulla ci è stato detto in questa tornata.
Sino a quando non ci saranno forniti dati precisi sui progetti della BPB, quali uffici verranno accorpati, quali filiali resteranno aperte e quali no, se vi saranno o meno esternalizzazioni e così via, com’è possibile discutere di ciò che l’Azienda chiama “certo” ma che per il Sindacato è ignoto?
Occorre puntualità di dati, cifre e informazioni e, all’oggi, non li abbiamo.
E’ necessario aggiornarsi e ci auguriamo che nel prossimo incontro, fissato per mercoledì 11 luglio, ci sia materia per entrare nel merito delle questioni.
A questo aggiungiamo le forti tensioni del sistema bancario nazionale che impongono ulteriore cautela, dal momento che la vicenda BPB non può non essere inserita nel contesto generale e dunque bisognerà tener conto anche dell’atteggiamento delle Segreterie Nazionali Sindacali.
Del resto, anche nel primo incontro, quello al cospetto del top-management aziendale, i Segretari Nazionali presenti, avevano sottolineato come, nel Piano Industriale a fronte di contenuti innovativi tesi allo sviluppo della Banca che lo differenziano dai piani industriali presentati in questo periodo negli altri Gruppi Bancari, le soluzioni sono purtroppo sempre le medesime adottate da tutti gli altri: tagli al personale, ai salari, ai contributi.
E sono, quest’ultime, cose che non ci piacciono per niente.
Bari 9 luglio 2012
Le Segreterie di Coordinamento
Banca Popolare di Bari