Il 28 ottobre in BCE si è svolto il Farewell Event, cioè l’evento di addio, di Mario Draghi, con il passaggio di consegne ufficiale tra il vecchio e la nuova Presidente, Cristine Lagarde.
Come referente Europea del Dialogo Sociale con la BCE ricevo l’invito. Sono consapevole di poter partecipare ad un evento di portata storica, ma anche così poco avvezza a questa parte del mio lavoro da vivere tutto con una beata innocenza.
Francoforte mi accoglie in una giornata fredda e grigia: il grattacielo della BCE, affacciato sul Meno, è avvolto da una nebbia scura, che è la giusta metafora per i sentimenti che aleggiano per questo cambio al vertice.
Arrivo in elegante anticipo, sono una nerd e come tale sono sempre più che puntuale. Sono abituata ad entrare nel Palazzo, ormai mi muovo con disinvoltura fra i tanti controlli, ma mi rendo conto da subito che qualcosa è diverso: stavolta uno stuolo di gentilissimi steward son pronti ad accogliere gli invitati. Vengo presa in carico da un giovane sorridente e accompagnata al mio posto, in terza fila. Il mio nome campeggia sullo schienale accanto a quelli di personaggi troppo famosi ed influenti per non rendere immediatamente scomoda la mia sedia.
Tanti nomi italiani tra il pubblico, tra i quali Monti Gentiloni, Gualtieri. Tanti accademici. Tanta Europa politica ed istituzionale.
Ho la tentazione di scattare foto a tutto e tutti, ma mi autocensuro per educazione. Il mio vicino, italiano, un dirigente della BCE, si presenta: lo conosco per averlo ascoltato (e letto) varie volte e glielo dico, stupendolo un po’. E’ gentile, mi da informazioni sulla giornata, su alcuni retroscena, sulle preoccupazioni che accompagnano l’entrata di Lagarde. E alla fine si fa un selfie appena entra Macron.
Mi sento intimidita: essere a tre file da Merkel, Macron, Von der Layen, Dombrowsky e, soprattutto, Sergio Mattarella (con il quale, alla fine della cerimonia, scambierò alcune frasi ed un saluto affettuoso) scalfisce la scorza di distacco professionale.
Si comincia con un quartetto di archi che introduce Angela Merkel. Discorso circostanza, un saluto a colui che con il suo “what ever it takes” ha sostenuto l’euro, che, sempre secondo la Cancelliera tedesca, “è molto più di una moneta. E’ il simbolo della irreversibilità del processo di integrazione europea”. Inoltre, considera una “consolazione” sapere che la BCE sarà in buone mani con Lagarde.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha dichiarato che Draghi è un degno erede dei padri fondatori dell’UE, come Jean Monier, Robert Schuman, Konrad Adenauer e “i tuoi illustri compatrioti Alcide De Gasperi e Altiero Spinelli”. E che ciò che lascia “è la torcia di un umanesimo europeo”, alzando “in alto il sogno europeo”. Ha aggiunto che i leader dell’UE devono ora rispondere alla richiesta di Draghi di una politica di bilancio espansiva per affiancare la politica monetaria della BCE.
Sergio Mattarella inizia affermando che “in questi otto anni” Draghi “è stato autorevolmente al servizio di un’Europa più solida e inclusiva, interpretando la difesa della moneta unica come una battaglia da condurre con determinazione contro la forze che volevano distruggerla”. Secondo Mattarella, il sistema economico e monetario dell’UE è oggi più forte che in passato, quando si temeva addirittura che “l’Eurosistema potesse crollare”. Per quanto riguarda il futuro dell’integrazione, Mattarella ha sottolineato: “Completare il “progetto europeo” diventa – nel contesto attuale – un’esigenza fondamentale, se l’Unione vuole davvero diventare un attore globale”.
Lagarde si presenta con l’applombe della vincitrice: uno stile politico di attacco, così distante da quello professorale del predecessore. Saluto veloce, per dire che la BC deve andare “deve eccellere, andare oltre le aspettative, dare un apporto concreto al mandato di servire la missione europea”.
E’ la volta di Draghi, un discorso breve, da Professore, senza fronzoli. Ne riporto una sola, eloquente battuta: bisogna lavorare ora “per una vera sovranità, che incontri i bisogni delle persone”, “e si raggiunge solo lavorando insieme”. E’ anche il nostro auspicio.
La campanella passa di mano. E l’era di Cristine Lagarde ha inizio.