15 ottobre 2019 VI edizione delle Giornate del Lavoro:
Lavoro, sicurezza, prevenzione: le proposte della Cgil
E autorevoli interventi sul merito
Questa iniziativa ha concluso la VI edizione delle Giornate del Lavoro promosse dalla Confederazione: una edizione itinerante, quella di quest’anno, ospitata dalle città di Bologna, Lecce e Roma.
Dopo una breve introduzione di Sebastiano Calleri – responsabile Cgil delle Politiche per la salute e sicurezza nei luoghi di lavoro – c’è stata la lettura del messaggio con il quale il Presidente della Camera Roberto Fico, nel considerare inaccettabile che ancora oggi sul luogo di lavoro una persona rischi di perdere la vita o di subire gravi menomazioni, dava atto alla nostra iniziativa di essere una preziosa occasione per svolgere una seria e approfondita riflessione sulle misure che devono essere adottate per porre fine alla sequenza drammatica di incidenti mortali che continuano a verificarsi nei cantieri e nelle aziende del nostro Paese.
Nel ribadire che l’inosservanza delle regole, insieme ai mancati investimenti per la sicurezza degli ambienti di lavoro, sono ancora alla base degli incidenti letali che le cronache ci testimoniano quasi quotidianamente, Roberto Fico rimarcava che la prevenzione deve essere rafforzata attraverso interventi volti a migliorare la sicurezza e la formazione, insieme ad un sistema di vigilanza e controllo che non si limiti a verificare il rispetto formale della normativa, ma che garantisca concretamente l’incolumità dei lavoratori.
Quindi, aggiungeva il Presidente della Camera, non si tratta soltanto di migliorare gli standard antinfortunistici ma serve, soprattutto, una cultura della sicurezza e della legalità del lavoro, che sappia guardare alle misure volte a garantire la sicurezza dei lavoratori non solo come un obbligo giuridico, ma come un inderogabile dovere morale e civile, e che riconosca nelle risorse da destinare a tale scopo un’opportunità di sviluppo e non solo un costo da sostenere.
A questo proposito è fondamentale la collaborazione fra tutti i soggetti coinvolti: sindacati, imprese, associazioni, attori politico-istituzionali, perché intervenire su questo drammatico fenomeno è un obbligo morale che riguarda tutti.
Successivamente ha esposto la sua relazione la segretaria confederale della Cgil Rossana Dettori ricordando che domenica 13 ottobre è stata celebrata la Giornata nazionale per le vittime degli infortuni sul lavoro e ribadendo con forza che questa strage va fermata, non essendo più accettabile aprire i quotidiani tutti i giorni e leggere di morti sul lavoro.
Non è possibile, ha aggiunto, accettare che in questi ultimi dieci anni la dimensione della strage di lavoratori e lavoratrici è stata di 17.000 persone, ma che in queste letture statistiche si trascura sempre di dire che i dati Inail non sono messi in relazione col numero degli occupati e non si considerano molti infortuni a causa dell’omessa denuncia di lavoratori precari o ricattabili che vengono gestiti come malattia per conto Inps.
Per Rossana Dettori, inoltre, sarebbe cosa buona e giusta e un reale avanzamento per il mondo del lavoro che l’Inail si dotasse di una anagrafe degli iscritti all’assicurazione obbligatoria, perché oggi iscritte all’istituto spesso sono esclusivamente le imprese che pagano i premi, non le altre.
E, proprio a partire dalla drammaticità dei dati che leggiamo ogni giorno, la segretaria confederale ha sottolineato che abbiamo chiesto e chiediamo al governo di fare tutto ciò che è in suo potere per dotare finalmente il nostro paese di una vera e propria strategia nazionale per la salute e la sicurezza sul lavoro in linea con l’Europa: dotarsi di una strategia come sistema-paese significherebbe definire le politiche di prevenzione da attuare, le risorse da impiegare, le sinergie da creare, gli obiettivi da raggiungere e i sistemi di valutazione di percorso e di risultato da impiegare, potendo tracciare nel perimetro temporaneo della strategia piani e programmi annuali di interventi mirati. Le politiche vanno elaborate a partire, dalle condizioni di lavoro, compresi gli incidenti in itinere che spesso sono causati dall’eccessivo carico di lavoro e dalla turnistica.
Per Rossana Dettori Rossana Dettori è necessario che il sistema istituzionale della salute e sicurezza sul lavoro sia potenziato nel suo complesso, anche prevedendo l’utilizzo dei proventi delle sanzioni per un’efficace azione di prevenzione. Altro passo da compiere e con urgenza, è l’applicazione della normativa del testo unico ai settori ancora esclusi dall’articolo 3; si tratta di comparti di assoluta rilevanza come l’università, il mondo della scuola e della ricerca.Inoltre, sempre ragionando sull’assicurazione Inail bisogna spingere affinchè questa venga estesa anche Ai riders con tutte le peculiarità di quel tipo di lavoro che si svolgen essenzialmente sulla strada con i pericoli che da ciò derivano. Occorre poi avviare una campagna di assunzioni di ispettori del lavoro e di medici del lavoro, assunzioni di tecnici della prevenzione che vadano a colmare i vuoti di organico determinatisi negli ultimi anni a causa del mancato turnover e che amplino l’efficacia e il raggio della vigilanza stessa e della prevenzione. Per far questo servono stanziamenti di risorse mirati e di livello sufficiente: non è accettabile non avere ispezioni e non garantire efficaci controlli per la carenza di personale nei diversi enti che ne sono deputati, specie in questo momento nel quale la competizione tra aziende è giocata quasi tuttta sull’abbassamento delle tutele.
A questo proposito va rilanciato tanto il concetto della “patente a punti”, uno strumento che servirebbe ad escludere dagli appalti quelle aziende in cui si verificano incidenti sul lavoro con troppa frequenza, quanto la “contrattazione di sito inclusiva”, perchè oggi troppi lavoratori fanno lo stesso lavoro con gli stessi rischi ma con contratti e tutele differenti.
Prima di concludere la nostra segretaria confederale Rossana Dettori ha teso a sottolineare un altro punto nodale, se si vuole davvero procedere con efficacia: la necessità di affermare e realizzare l’esigibilità del diritto alla formazione sulla salute e sicurezza per tutti i lavoratori e le lavoratrici, superando i comportamenti elusivi delle aziende (che sono la causa di molti infortuni sul lavoro e di molte malattie professionali); a questo proposito vanno rivisti gli acccordi stato/regioni ed evitare che vengano concessi “attestati di comodo. Va affrontato, finalmente, anche il noto fenomeno degli accadimenti nefasti nelle prime ore di lavoro dopo l’assunzione: quest’ultimo fenomeno è infatti il segno evidente della poca conoscenza da parte delle persone dei rischi potenziali e delle relative procedure di sicurezza, in un paese dove il lavoro nero e grigio continua a rappresentare una realtà purtroppo importante e diffusa.
Prima di affrontare brevemente la questione “amianto” (che deve prevedere il completamento del censimento delle strutture che oggi è molto carente, facendo passi avanti nei sistemi di stoccaggio e rimozione, in modo da riuscire finalmente a sapere quanti lavoratori e cittadini sono o sono stati esposti all’amianto), la Dettori ha sostinuto la necessità che il medico competentepossa certificare in piena autonomia ciò chre accade nei luoghi di lavoro.
A seguire gli interventi dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza delle categorie Filt, Fillea, Fp, NIdiL, Flai, Fiom, Filctem e di Fabio Pontrandolfi, (Area Lavoro, Welfare e Capitale Umano Confindustria) il quale ha sostenuto che, sebbene le ricette possono essere differenti, il fine a cui tendere deve essere lo stesso: perché ciò possa accadere si devono fare leggi buone, chiare e meno complesse possibili in modo da aiutare chi poi le deve applicare.
Ha, poi, posto l’accento sull’importanza del piano formativo che oggi, però, è troppo formalistico: andrebbe riformato in una logica di “maggiore pratica e meno teoria”, insegnando “come si lavora in ogni singola mansione”.
Per quanto riguarda il lato ispettivo, a suo avviso, è importante il numero ma, soprattutto, la qualità delle ispezioni: devono servire più per la prevenzione che per la sanzione che, comunque, va comminata quando ciò che viene prescritto non risulta fatto.
A questo punto è intervenuta Manuela Maria Brunati Responsabile Salute e Sicurezza sul Lavoro CNA, sostenendo che la sua Confederazione è preoccupata del fatto che fino al 2016 gli infortuni erano in costante diminuzione, mentre oggi il trend si è invertito. Anche lei ha evidenziato che, essendo le cause correlate e le soluzioni complesse, sarebbe il caso di puntare di più sull’efficacia della formazione, rendendola meno teorica e più pratica, orientandola sul contenuto del lavoro e della relativa prevenzione, senza dimenticare di porre più attenzione e controllo al lavoro nero che nel corso degli anni ha subito un sensibile aumento.
La rappresentante della CNA ha concluso ponendo l’accento sul fatto che andrebbero potenziate le analisi sugli infortuni e sulle morti sul lavoro: ad esempio, rispetto alle morti su strada, non si conosce il numero degli infortuni in itinere e quelli legati esplicitamente alla professione (camionisti).
Secondo il Direttore Generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello, è molto importante sapere cosa serve per mettere a regime il sistema coordinando i molti soggetti coinvolti, partendo dal concetto che devono essere fatte analisi semplici di dati complessi che vanno contestualizzati.
L’inail che ha l’obbiettivo di unificare le tutele per tutte le categorie, comunque, fornisce molti incentivi alle imprese e ne monitora molto attentamente il loro utilizzo.
Giuseppina Bosco, Dirigente Medico di Medicina del Lavoro, ha rimarcato come oggi ci sia una sensibile riduzione delle tutele e come per una efficace prevenzione servano sinergie tra le persone e le istituzioni coinvolte. Va affrontato il problema del formalismo che oggi è troppo rigido e, pertanto, cristallizzato. La valutazione dei rischi, poi, o è partecipata o non è. Ha proseguito, inoltre, analizzando la figura del medico competente che, come è concepito oggi, non è utile per la prevenzione ma serve a creare documentazione: pertanto, va costituito un albo pubblico sul modello di quello esistente per i medici di famiglia. Nelle sue conclusioni, la dottoressa Bosco ha rimarcato che per quanto riguarda la formazione, quetsa va fatta con poca aula e molta pratica.
Nel suo intervento Cristina Grieco, coordinatrice della commissione Lavoro e Istruzione della Conferenza delle Regioni ha sostenuto che il tema del contrasto agli infortuni, alle morti sul lavoro e alle malattie professionali è un’emergenza nazionale a cui occorre dare risposte attraverso un impegno congiunto di tutte le istituzioni: Governo, Regioni ed Enti locali, delle associazioni di categoria e delle parti sociali. Sottolineando l’esigenza di un impegno istituzionale complessivo Cristina Grieco ha spiegato che occorre una risposta corale, di sistema, per cui anche le Regioni dovranno dare un contributo importante ed unitario. E’ il momento di mettersi tutti intorno ad un tavolo per dare segnali e intraprendere azioni concrete al fine di riuscire a ridurre gli infortuni e le morti sul lavoro, anche costruendo una cultura della sicurezza diffusa. Per questo motivo – ha proseguito la coordinatrice della Commissione Lavoro e Istruzione della Conferenza delle Regioni – bisognerebbe inserire nell’ambito delle ore di educazione civica, quindi partendo proprio dalle scuole di ogni ordine e grado, una parte destinata alla cultura della sicurezza sui luoghi del lavoro. Non dimentichiamo – ha concluso – che i bambini e i ragazzi di oggi saranno i cittadini e i lavoratori di domani ed è giusto investire su di loro perché da adulti siano persone più consapevoli, in grado di poter valutare i rischi e mettere in atto i conseguenti comportamenti corretti.
Il ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo ha sostenuto che il tema della sicurezza sul lavoro è sempre stato una priorità e lo è anche oggi, La titolare del dicastero ha proseguito aggiungendo che la sua partecipazione a questo importante evento organizzato dalla CGIL, in cui gli stessi rappresentanti dei lavoratori hanno raccontatoo le loro esperienze, è stata necessaria per poter capire e aggredire questo fenomeno purtroppo doloroso degli incidenti sul luogo di lavoro e per poterlo affrontare nel modo più tempestivo possibile Il dibattito che si è svolto in questa iniziativa, infatti, ha dato spunti da portare al tavolo organizzato dal Ministero del lavoro assìeme al Ministero della salute per affrontare un piano straordinario sulla sicurezza sul lavoro: non bisogna più parlare di freddi numeri delle vittime ma di nomi e cognomi di famiglie che vanno verso un percorso doloroso ed intervenire sulla sicurezza è un dovere etico e morale delle Istituzioni, perchè gli infortuni sul lavoro sono sconfitte per lo Stato, anche in considerazione del fatto che si tratta di persone che si infortunano o che muoiono mentre stanno solo scercando di portare a casa il necessario per il sostentamento delle loro famiglie. Una delle priorità del tavolo è quella di aggiornare l’81/08 laddove risulta superato e farlo funzionare nelle parti che finora non hanno funzionato per mancanzaa di decreti attuativi.
Roberto Speranza, ministro della Salute ha ribadito che c’è tantissimo da fare, ed è una priorità assoluta del governo. Non è un caso che la prima riunione tra il Ministreo della Salute e quello del Lavoro, insieme alle parti sociali, sia stata proprio su questo tema. Un Paese civile non può avere tre morti al giorno legati al lavoro. Quindi bisogna essere molto determinati e costruire in tempi decenti una proposta organica su questo settore, anche perchè in questo momento la congiuntura è favorevole a causa della sensibilità del Presidente Mattarella, della preparazione della Ministra Catalfo, dell’unità sindacale e dell’attenzione delle pasrti datoriali
Le conclusioni della giornata sono state affidate al Segretario Generale della CGIL Maurizio Landini che ha rimarcato il nostro impegno a cambiare profondamente questo Paese: un cambiamento che non si può fare da soli, ma ci vuole il confronto, la partecipazione e – se necessario – anche il conflitto.
Questo anche considerando che, se in questi anni stanno aumentando infortuni, le morti sul lavoro e le malattie professionali è colpa del fatto che tutti i soggetti interessati non hanno lavorato assieme, ma a compartimenti stagni.
Uno dei problemi più grossi da affrontare è quello della vigilanza e del controllo: per questo è necessaria l’assunzione di medici ed ispettori del lavoro.
La sicurezza è sicuramente un costo ma il dirtittto alla formazione va esteso anche perchè minori infortuni, minori morti sul lavoro e minori malattie professionali si traducono in un lavoro migliore e in una riduzione dei costi per la collettività.
Va agito sicuramente sulla competizione basata sui costi: appalto, subappalto, finte cooperative, contratti pirata possono nascondere un problema di illegalità che potrebbe sconfinare con ingerenze della malavita organizzata.
Vanno quindi cancellati per sempre i contratti pirata e i CCNL devono avere un valore erga omnes anche per garantire a chi lavora gli stessi diritti anche riguardo la sicurezza sul lavoro.
Quanto alle proposte specifiche, Landini ha rilanciato l’idea della patente a punti: una azienda che ha esaurito i punti a disposizione perché non si è curata della salute e della sicurezza dei lavoratori, per un pò di tempo sta fuori dagli appalti pubblici. Accanto alla patente a punti, però, è necessario anche trovare un sistema premiante per le imprese virtuose che rispettano la salute e la sicurezza dei lavoratori.