Il 25 e 26 Settembre si è svolto a Malta il secondo incontro del progetto Europeo “l’impatto della legislazione bancaria sull’occupazione”. Questo progetto vede come partner del sindacato europeo di categoria le associazioni datoriali bancarie europee (EBF, ESBG e European Association of CO-operative Banks – banche commerciali e casse di Risparmio, che mantengono ancora una valenza diversa ed una rappresentanza datoriale separata nei paesi nord europei rispetto alle banche tradizionali, oltre alle banche cooperative) è UNI Europa, il nostro sindacato settoriale, come project-leader.
È un progetto importante, che ci permette di analizzare cosa succede nel nostro lavoro quotidiano e di evidenziarlo nella relazione con i datori di lavoro. Non é cosa semplice.
La Fisac é nel gruppo ristretto (Steering Group) del progetto, che si tiene il 25 pomeriggio. Il 26, invece, é dedicato alla riunione plenaria.
Partecipiamo in tanti: delegazioni di sindacalisti che arrivano da tantissimi paesi europei, mettendo insieme, in un’immaginaria linea comune, l’Europa dei lavoratori da est a sud, passando per il nord con qualche zig-zag geografico.
Malta ci accoglie nella sua lunga estate, paradiso settembrino di attempati vacanzieri. Ci accorgeremo solo alla partenza di quanti giovani devono aver attraversato le strade della Valletta, mentre noi guardavamo da lontano il mare attraverso le terrazze della mega struttura alberghiera, decentrata e fuori mano, raggiungibile solo assaggiando per 40 interminabili minuti la follia della guida a sinistra e pure spericolata.
Due giorni intensi: questo progetto segue un primo concluso due anni fa e diretto dalle associazioni bancarie. Essere leader di questa seconda parte del progetto, spingendo di più su un’ottica sindacale, non è facilmente digeribile dai banchieri. I primi ostacoli li troviamo sul percorso che dovrà fare il questionario base, che dovrà darci un quadro oggettivo degli effetti della legislazione sulla vita reale delle nosre banche, delle filiali, della relazione con i clienti, per noi, delle pressioni commerciali. Aldilà di ovvie differenze geografiche (in alcuni paesi è meno sentito che in altri) è proprio sul concetto di “pressione” nella sua crudezza, che è difficile concordare. Ma, seppure con cautela, procediamo insieme
La discussione in assemblea plenaria si apre con gli interventi del presidente dell’associazione bancaria maltese e del presidente del più grande sindacato di settore: lo spaccato che ci presentano é di un settore che ha retto alla crisi molto meglio che nel resto d’Europa. Una cRisi precedente, nel 2001, che ha colpito multinazionali bancarie con sede a Malta, aveva anticipato alcune conseguenze. Soprattutto, il forte legame del tessuto bancario maltese con l’economia locale, piccola, ma florida (anche grazie ad un regime fiscale molto “attraente”, aggiungiamo noi), l’ha resa impermeabile alle ricadute su risparmiatori e lavoratori.
La sfida adesso, anche per loro, sta nell’impatto della digitalizzazione e nel governarne gli effetti sul lavoro.
La discussione prosegue con la presentazione dei dati raccolti con la prima fase del progetto, con
Interventi e dibattito su ciò che dobbiamo fare in futuro. He tipo di regolamentazione ci serve ancora? Siamo in grado di affrontare le sfide future senza schiacciare le risorse che le nostre aziende hanno? La regolamentazione prodotta dopo la crisi é diventato un legaccio da allentare? Ma queste regole che benefici/negatività hanno portato a lavoratori e società? Quali regole possono cambiare un modello di business che ha ancora una visione di breve periodo?
E poi, la parola a tutti noi, realmente. Un sistema digitale di conversazione/domande/risposte “thought…..” ci consente di esprimere in forma anonima il nostro pensiero, di supportare le posizioni di altri e di vederne il risultato in tempo reale. È un esperimento interessante, che può essere usato in alcuni contesti particolari.
A margine dell’incontro in plenaria, torniamo alla commissione ristretta per discutere la nostra bozza di accordo europeo sulle pressioni commerciali. La strada é avviata, qualche difficoltà linguistica che nasconde reticenze politiche, ma ci diamo appuntamento al prossimo incontro portando a casa il fatto che si discuterà solo sul nostro documento, che sarà il primo del suo genere e che vede le delegazioni italiane da entrambe le parti positivamente impegnate. Un buon lavoro e ne siamo contenti.
La giornata scivola via e arriva l’ora di cena. Il tempo per un po’ di relax, un po’ di chiacchiere nel nostro inglese dai tanti accenti: le relazioni si costruiscono e fortificano anche così.