L’80% dei prestiti al 10% della clientela

By: Guido KritzCC BY-NC-ND 2.0

Tanto a pochi. Il ritornello sembra riproporsi anche per la dinamica del credito bancario, a giudicare dalle rilevazioni della Cgia di Mestre. L’81% circa degli oltre 1.335 miliardi di prestiti erogati dalle banche agli italiani è infatti concesso al primo 10% degli affidati, ovvero alla migliore clientela. “Il rimanente 19% – sottoline la Cgia – è distribuito alle famiglie, alle piccole imprese ed ai lavoratori autonomi che, di fatto, costituiscono la quasi totalità, vale a dire il 90%, dei clienti dei nostri istituti di credito”.

“Al di là delle difficoltà legate alla crisi – afferma Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia – il nostro sistema creditizio presenta dei nodi strutturali che vanno assolutamente affrontati”. “E’ chiaro a tutti – prosegue Bortolussi – che questo 10% di maggiori affidati non è costituito da piccoli imprenditori, da famiglie o da titolari di partite Iva, ma quasi esclusivamente da grandi gruppi o società industriali”. Per Bortolussi, “in linea generale non ci sarebbe nulla da obbiettare se questo 10% fosse costituito da soggetti solvibili. Invece, dall’analisi della distribuzione del tasso di insolvenza emerge che il 78,3% è concentrato nelle mani del 10% dei migliori affidati”. In buona sostanza – spiega il segretario della Cgia – “nei rapporti tra banche ed imprese tutto è clamorosamente rovesciato: chi riceve la quasi totalità dei prestiti presenta livelli di affidabilità bassissimi, mentre chi dimostra di essere un buon pagatore ottiene il denaro con il contagocce”.

I numeri rilevati sono impietosi. Secondo l’elaborazione dell’Ufficio studi della Cgia di Mestre, “il primo 10% degli affidatari riceve il 80,9% del totale dei prestiti erogati dalle banche. Prestiti, fanno notare dalla Cgia, che tecnicamente sono definiti come finanziamenti per cassa. Una tipologia di finanziamento che copre quasi il 70% del totale dei finanziamenti erogati dal sistema bancario italiano”. Ma perchè succede ciò? L’accusa della Cgia è netta e pesante: “Nei grandi istituti bancari italiani, che detengono una larghissima parte del mercato del credito nazionale i consigli di amministrazione sono costituiti quasi esclusivamente da capitani di industria o da manager riconducibili alle poche grandi aziende rimaste nel nostro Paese”. E’ evidente – dice il segretario della Cgia – “che queste persone sono più sensibili alle esigenze che manifestate da soggetti riconducibili al proprio mondo, anzichè da quelle sollevate dalle famiglie o dalle piccole e micro imprese”.

Un altro dato “molto singolare” rilevato da questa analisi della Cgia, “è il risultato relativo al trend della raccolta e degli impieghi delle nostre banche avvenuto tra il gennaio di quest’anno e lo stesso mese del 2012”. Ebbene, “in un anno di profondissima crisi, la raccolta è aumentata di 43,33 miliardi di euro (+2,5%), mentre i prestiti erogati alla clientela sono diminuiti di 27,58 miliardi di euro (-1,4%)”. E’ vero conclude Bortolussi, “le sofferenze totali sono in forte aumento e si attestano ormai attorno ai 115 miliardi di euro. Tuttavia il comportamento delle nostre banche è quanto meno sorprendente. Ricevono più soldi dalla clientela, ne erogano sempre meno, ma privilegiano i grandi capitani di industria a scapito delle famiglie e delle piccole imprese. Oggettivamente c’è qualcosa che non va”.

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