Carige – Calcagni: “Ora il primo azionista Malacalza deve dire se sostiene l’operazione”

Intervista al Segretario Generale della Fisac Cgil – Giuliano Calcagni tratta dal Secolo XIX. “L’ostinato silenzio del primo azionista Malacalza Investimenti è sinistro, in questa complicata fase della vita di Carige. Giunti a questo punto, credo che la famiglia dovrebbe avere il coraggio e la dignità di dire se sostiene o no l’operazione del Fondo Interbancario».

In questa intervista al Secolo XIX, Giuliano Calcagni, segretario nazionale di Fisac-Cgil, riflette sull’incognita che, a cinque giorni dal termine fissato da Bce per la presentazione di una soluzione, ancora pesa sul progetto di salvataggio dell’istituto ligure.

Il Fondo Interbancario ha fissato l’assemblea dello Schema per la conversione del bond, Cassa Centrale Banca ha confermato la sua disponibilità a investire, il Medio Credito e il Credito Sportivo stanno per scendere in campo. Lei come giudica la situazione?

«Il nodo vero del salvataggio è la posizione del primo azionista di Carige. L’impegno dei Malacalza a deliberare in assemblea l’aumento di capitale è una precondizione per tutti i soggetti coinvolti. Immagino che l’azionista, dopo aver investito e perso molto, stia negoziando per massimizzare i propri interessi, assolutamente legittimi. Ma giunti a questo punto, dico la verità, resto interdetto davanti al silenzio ostinato della famiglia: è sinistro».

Perché il tempo stringe?

«Giovedì scade il termine fissato da Bce. I Malacalza dovrebbero avere il coraggio e la dignità di prendere posizione: è una questione di rispetto nei confronti dei lavoratori, dei clienti, dei diversi soggetti in campo».

Black Rock era uscito di scena all’ultimo momento.

«Speriamo di non assistere al secondo tempo dello stesso film. Noi non siamo contraria questa operazione coordinata dal Fitd, attendiamo fiduciosi di vedere il piano industriale dettagliato e di valutarlo».

Cassa Centrale Banca?

«Sarebbe un partner industriale capace di dare prospettive a Carige, che è una banca al servizio del territorio, delle famiglie e delle imprese, e tale deve restare»

Sono circolati numeri su esuberi (1.500) che però non trovano conferme.

«Sarebbero numeri inaccettabili, ma io non ragiono sulle indiscrezioni. Vedremo il piano industriale. Valuteremo se il progetto proposto rimette al centro i lavoratori e i clienti. Faremo tutto il necessario per salvaguardare le persone, non tollereremo macelleria sociale né mobilità selvaggia».

I vertici di Cassa Centrale vi hanno fatto pervenire la disponibilità ad un incontro. Andrete?

«Troverei prematuro partecipare adesso ad un incontro, alla luce delle criticità dell’operazione di cui abbiamo appena parlato».

Se l’operazione coordirnata dal Fitd naufragasse?

«Esisteundecretochepre-vede la ricapitalizzazione pubblica precauzionale, cheil governo ha fatto e di cuinon ha più parlato».

La resistenza dell’attuale governo a finanziare con soldi pubblici il salvataggio delle banche è nota.

«L’intervento pubblico indiretto in Carige, attraverso il Medio Credito Centrale e il Credito Sportivo, è un modo per salvare la politica dall’imbarazzo. Non sono per i salvataggi di Stato, ideologicamente. Ma il sistema bancario, che pure ha enormi responsabilità, è un elemento centrale del sistema produttivo. L’ingresso dello Stato in una banca può essere una soluzione per ristrutturarla e permettere un’aggregazione successiva sul mercato»

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