Il Gruppo d’Azione Finanziario Internazionale (GAFI) ha emanato 40 nuove raccomandazioni, che dopo un lungo periodo di gestazione, rappresentano un vero e proprio “assalto” al riciclaggio ed al finanziamento del terrorismo. Il tutto con nuovi strumenti legislativi ed operativi. Queste nuove raccomandazioni sono la revisione delle prime presentate il 7 febbraio 1990, ed aggiornate nel 1996 e nel 2003 dall’Organismo Intergovernativo costituito presso l’ONU. Al GAFI è infatti assegnato il compito di supervisore e di implementazione delle norme antiriciclaggio ed antiterrorismo degli Stati membri. Le raccomandazioni non hanno valore di vere e proprie norme giuridicamente vincolanti, ma hanno comunque rilievo sulla strategia complessiva dei controlli. La valenza del GAFI, infatti, non è solo quella di “moral suasion”, ma prevede che le eventuali valutazioni critiche sulle legislazioni antiriciclaggio dei Paesi ispezionati vadano a costituire una sorta di rating negativo, producendo di fatto l’emarginazione del Paese censurato dall’elenco degli Stati collaborativi. Con questo nuovo intervento si vuole fornire alle Autorità di Vigilanza nazionali una matrice di riferimento più robusta ed efficace contro le attività criminose che minacciano il sistema finanziario. L’aggiornamento ha come scopo quello di stimolare le Autorità Nazionali ad adottare più decise attività preventive. Il GAFI, poi, monitorerà l’attuazione delle raccomandazioni , intraprendendo azioni per promuoverne l’adozione. Fra le novità vi è la richiesta di maggiore trasparenza nelle compagini societarie delle persone giuridiche e dei trust, al fine di porre la necessaria attenzione sui soggetti che ne esercitano il controllo (i cosiddetti titolari effettivi) e rendere più difficile ai soggetti malavitosi nascondere identità o patrimoni. Vi sono inoltre adempimenti più stringenti per l’individuazione ed il monitoraggio delle operazioni effettuate dalle Persone Politicamente Esposte, cioè –anche secondo quanto previsto dal decreto antiriciclaggio italiano- le persone fisiche (residenti in altri Stati) che occupano od hanno occupato importanti cariche pubbliche, i loro familiari o coloro con il quali intrattengono stretti rapporti. Nelle raccomandazioni è presente un forte richiamo ai reati fiscali, soprattutto quelli più gravi, che entrano nel novero dei reati presupposto del riciclaggio. Questo per eliminare completamente quelle, poche, perplessità che anche nel nostro Paese vengono avanzate dagli operatori del sistema. I Paesi dovranno poi porre particolare attenzione al cosiddetto “approccio basato sul rischio”, con lo scopo di pienamente comprendere i rischi legati al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo che riguardano i propri sistemi economici. Lo scopo è quello di adeguare le norme interne al fine di renderle le più efficaci possibile ed indirizzarle alle situazioni di alto rischio. Uno dei passaggi di maggior rilievo riguarda la cooperazione internazionale, oggi non ancora così efficace. Lo scambio di informazioni tra le Autorità territorialmente competenti ha un ruolo decisivo, tale da facilitare indagini congiunte sulla tracciabilità dei flussi economici, il sequestro e la confisca dei proventi illeciti. Di altrettanta importanza è l’attribuzione di maggiori poteri e strumenti operativi sia alle Unità di Informazioni Finanziarie sia alle Forze dell’Ordine. Anche dall’ottimizzazione e dall’efficacia delle indagini dipende la lotta al riciclaggio. Dunque una nuova serie di strumenti a disposizione delle Autorità di settore, e dei Soggetti obbligati alla prevenzione del rischio di riciclaggio. Nel nostro Ordinamento vi è la massima considerazione per le raccomandazioni internazionali, che sono più volte richiamate nei provvedimenti legislativi e nei regolamenti sul tema. Questa ultima revisione obbligherà, ma senza fatica, il nostro Legislatore a recepire degli indirizzi in più per finalizzare al meglio il contrasto alle attività illecite e all’annoso problema dell’evasione fiscale.
PAROLE CHIAVE: GAFI
Il Gruppo d’Azione Finanziaria Internazionale è costituito da 34 Paesi, dalla Commissione Europea e dal Consiglio per la Cooperazione del Golfo. Ai lavori partecipano l’Onu, il Fondo Monetario e la Banca Mondiale.