Diamanti, mobilitazione riuscita: la banca costretta a cambiare atteggiamento
Banco Bpm in data 21 maggio ha comunicato di aver “messo a punto un processo pervelocizzare la definizione delle transazioni anche con i clienti che, avendo acquistato diamanti dalla IDB, li abbiano ancora in custodia presso i caveau gestiti dalla società”.Sostanzialmente, le pratiche saranno gestite senza dover attendere la certificazione di sussistenza della pietra nei caveau di IDB, azione che il fallimento non riesce a garantire in tempi rapidi. I reclam ad oggi bloccati per questo problema sono circa 10.000, sicuramente la parte preponderante di quelli ancora non risolti. Nello stesso giorno, le trattative in campo da molti mesi fra Banco Bpm da una parte e Federconsumatori edAdiconsum dall’altra, hanno definito percentuali di ristoro ben superiori rispetto a quelle attualmente riconosciute, differenziandole per fasce di clientela in rapporto al capitale da queste investito.
E’ chiaro che la vertenza dei lavoratori di Banco Bpm, sfociata negli scioperi e nelle manifestazioni di piazza del 20 maggio, ha costretto la banca a cambiare atteggiamento e ad andare incontro alle aspettative di queste organizzazioni dei consumatori.
Siamo fieri di aver dimostrato in piazza la nostra buona fede e la nostra determinazione nello stare a fianco dei clienti danneggiati per l’acquisto di quei diamanti. Questo è stato apertamente apprezzato anche al di fuori della nostra categoria.
Abbiamo quindi avviato un processo di pressione sul Banco BPM che, inevitabilmente, dovrà condurre ad una chiara assunzione di responsabilità nei confronti della clientela e ad adeguati indennizzi.
Per ricostruire un percorso di fiducia, e per non perdere fasce importanti di clientela, serve però arrivare al rimborso integrale dell’investimento con la restituzione della pietra e un’ammissione delle responsabilità commerciali che ancora non vediamo. I rimborsi poi, pur riconoscendo la rappresentanza delle associazioni dei consumatori, devono andare a favore della generalità dei clienti, non soltanto quindi di una parte, con piena trasparenza e omogeneità di trattamento, altro fondamentale elemento oggi mancante.
Da parte nostra vigileremo sull’effettiva attuazione di quanto comunicato dall’azienda, e vedremo quanto questi provvedimenti potranno incidere sul contenzioso e sulle tensioni nei rapporti con la clientela, che spesso coinvolge direttamente i lavoratori, esposti a rischi inaccettabili.
Nel frattempo assume rilievo la sentenza del Tribunale civile di Verona del 23 Maggio scorso, che condanna la banca al risarcimento dei danni nella misura di circa il 70% dell’investimento iniziale, a fronte del mantenimento della proprietà della pietra da parte del cliente (se a questa somma si aggiungono anche le spese legali che il giudice ha posto a carico della banca, la somma potrebbe superare il 100% … e il cliente ovviamente è perso!). Ciò evidenzia la necessità che in tempi brevi il Banco riconosca appieno la responsabilità di un accordo commerciale inammissibile per una banca e smetta di tirare in ballo argomenti che ci mettono in grave difficoltà, anche personalmente, come dipendenti.Inoltre c’è anche da preoccuparsi per l’entità dei costi diretti ed indiretti di un contenzioso insostenibile e controproducente, considerando il rilievo di quanto già pronunciato due anni fa dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, su cui appunto si basano le rivendicazioni e in questo caso anche la sentenza.
L’azienda risparmi quindi su contenzioso e spese legali, rimborsando tutto ed evitando così di perdere ulteriore credibilità e, conseguentemente, ampie fasce di clientela.
Alla luce di questa sentenza quanti clienti accetteranno le transazioni proposte? Continuiamo a pensare che la banca stia perdendo una grande occasione per recuperare sui territori quella fiducia che èindispensabile ad un’azione commerciale efficace, equa, trasparentee rispettosa dei clienti.
Questo è quanto vogliono i lavoratori per preservare il loro futuro!