Questa mattina alle ore 12 presso l’Hotel Melià di Milano i Segretari Nazionali, Lando Maria Sileoni (Fabi), Riccardo Colombani (First Cisl), Giuliano Calcagni (Fisac Cgil), Massimo Masi (Uilca) ed Emilio Contrasto (Unisin), hanno presentato in conferenza stampa la piattaforma contrattuale elaborata dalla commissioni di categoria e poi unitarie.
È una piattaforma la cui direttrice principale – afferma Calcagni, Segretario Generale della Fisac Cgil – è data dalla battaglia sui diritti, che chiediamo tornino ad essere di nuovo uguali per tutte e tutti, lavoratrici e lavoratori.
Vogliamo mettere la forza sindacale per riconquistare diritti, una forza che si sprigiona attraverso la sua unità. È questa una piattaforma di diritti primo fra tutti il diritto alla reintegra per i giovani lavoratori assunti dopo il Jobs Act, lavorare perché si ripristini questo diritto può essere anche una forma di tutela contro pressioni commerciali per il collocamento di prodotti di scarsa profittabilità.
È un contratto che segue la direttrice di una parola si antica, ma mai sfiorita, ” l’uguaglianza” e per questa via, l’ulteriore rivendicazione relativa alla nostra richiesta di superamento del salario d’ingresso per i più giovani. Potremmo dirla per essere efficaci nella trasmissione del messaggio, a parità di lavoro, parità di salario, questo ovviamente per evitare di scaricare sui più giovani i costi del sistema.
Sulla rivendicazione salariale certamente abbiamo vissuto una lunga stagione di solo recupero inflattivo, oggi questo non basta più.
Dei 33 miliardi di utili che le banche distribuiranno tra il 2018 e il 2020 riteniamo ragionevolmente che all’interno di questa cifra vi sia senz’altro una componente di produttività esplicitata dal lavoro.
Pertanto, nella nostra rivendicazione salariale di 200,00 Euro oltre il recupero inflattivo, abbiamo anche la produttività più una componente risarcitoria per le colleghe e i colleghi che si sono trovati davanti a clientela smarrita e preoccupata nel vedere loro risparmi traditi e hanno con il loro lavoro contribuito alla tenuta di sistema.
Ultimo ma non ultimo il diritto alla disconnessione, negli ultimi 10 anni gli strumenti tecnologici sembrava avessero liberato il lavoro, oggi invece constatiamo che i “devices” sono catene che tengono il lavoratore o la lavoratrice connessi ben oltre il normale orario di lavoro.
Occorre liberare le persone dal lavoro facendo godere loro il giusto equilibrio tra tempo del lavoro e tempo della cura.
Vogliamo usare la forza del sindacato non solo nella logica di conquista salariale ma anche per trasmettere diritti e garanzie alle nuove generazioni”