La riorganizzazione del settore bancario non puo’ passare solo per la riduzione dei costi attraverso la diminuzione del personale. Lo affermano i leader dei sindacati bancari esprimendo preoccupazione per la tenuta del fondo di solidarieta’ che in questi 12 anni ha consentito al settore di affrontare la crisi in modo ”non traumatico”. Dal 2008 al 2011 il settore creditizio ha perso 23.000 addetti e per altri 20.000 circa e’ prevista l’uscita nei prossimi anni. ”La crisi – avverte il segretario generale della Fisac Cgil Agostino Megale – e’ pesante nel Paese ed e’ pesante anche nel sistema bancario ma i lavoratori hanno gia’ dato sia in termini di occupazione che di sacrifici sulle retribuzioni. Ora e’ tempo che banchieri e top manager facciano la loro parte riducendo drasticamente i loro compensi. Dopo i guai combinati dal governo Monti sugli esodati ai lavoratori bancari va data certezza. Neanche un lavoratore deve restare senza reddito e senza pensione”.
”La categoria – dice il leader Fiba-Cisl, Giuseppe Gallo – ha realizzato accordi difensivi di altissimo livello per tutelare i lavoratori e finanziare il fondo di categoria. Ma per evitare che ci siano ancora nuovi esuberi bisognerebbe aprire un tavolo con il Governo che affronti il tema degli incentivi alle banche come leva per lo sviluppo dell’economia reale. Ci devono essere incentivi al credito alle imprese e alle famiglie”.
”Fino ad oggi – spiega il numero uno Uilca, Massimo Masi – tutte le uscite sono state volontarie e concordate tra azienda e sindacato attraverso accordi che hanno portato anche a nuove
assunzioni stabili. In questi, pero’, di fronte alla perdurante crisi economica, al ruolo crescente della banca virtuale (home banking), alle mutate richieste della clientela, alla chiusura
indiscriminata delle filiali cosiddette ‘no performing’ bisogna porre un freno alle richieste aziendali poiche’ c’e’ il tentativo di scaricare la crisi solo sui lavoratori, operando solo sul fronte dei risparmi dei costi del personale”.
”Il problema principale – precisa il leader Fabi, Lando Sileoni – sono le sofferenze bancarie e il loro costo. Nei piani industriali le banche decidono di recuperare i costi riducendo
il personale. Ma non ci sono solo le sofferenze bancarie che dipendono dalla crisi ce ne sono altre legate alla cattiva qualita’ del credito dedicato ai soliti noti. Ci vuole una classe dirigente adeguata e il recupero del rapporto con il territorio dando credito a chi merita”.(ANSA).
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