Banche: rassegna stampa e sentenze

21 Novembre 2018 investireoggi.it

Assunzioni in banca: offerte lavoro settore digitale e non solo, le posizioni aperte. Grandi banche cercano profili digitali e non solo. Ecco le offerte lavoro attive adesso e alcune informazioni.

Lavorare in banca è il futuro anche per i mestieri digitali. Sono moltissime le banche che stanno cercando profili legati al settore finanziario con un occhio di riguardo al comparto digitale, punto cardine di ormai moltissime realtà produttive e bancarie appunto. Di seguito le offerte lavoro da parte di alcune banche internazionali  con un breve excursus sulle figure ricercate.

Consulenti digitali e non solo, le ricerche di ING e HSBC

Come riporta il Corriere della Sera, Ing è a caccia di talenti per formarli al mestiere di consulenti finanziari, grazie alla ING Financial Academy, un percorso di formazione che, per i primi 100 giovani, dovrebbe partire dal 2019. Come fa sapere Ing, i financial advisor otterranno un portfolio clienti e dopo un percorso di 4 mesi otterranno i requisiti per l’iscrizione all’albo professionale. Maggiori info anche sui profili si trovano nel sito dedicato alle carriere.

Un’altra banca che sta letteralmente puntando al digitale, come riporta anche Il Corriere, è HSBC. Si prevedono centinaia di assunzioni per figure legate al settore digitale quali Digital Product Manager, Exploratory Tester, Digital Product Manager, User Interface Design, Software Engineer e altre posizioni legate principalmente alla rivoluzione digitale come l’algorith mechanic, che dovrà interfacciarsi con il settore digitale e avere capacità di gestione rischio. Tra le figure ricercate, come si legge anche nel sito dedicato alle carriere, troviamo anche universal service advisor e il digital process engineer. Trattasi di figure strettamente legate all’ambito digital e di monitoraggio delle relazioni digitali appunto con competenze specifiche.

Assunzioni da Crédit Agricole Italia, Intesa Sanpaolo e Ubi Banca

Ad assumere anche la banca Crédit Agricole Italia che è a caccia di 100 neolaureati con ottimi voti da formare come consulenti finanziari. Le offerte lavoro da parte del gruppo bancario si trovano alla pagina credit-agricole.it/carriere.

Importanti assunzioni anche per Intesa Sanpaolo che sta cercando varie figure legate al settore dell’Information Technology, settore affari etc. Si cercano, in particolare, analisti finanziari e profili quali Digital Transformation Senior Analyst e Digital Transformation Project manager. Tutte le offerte lavoro della nota banca si trovano alla pagina lavoro e carriere.

Grazie ad un importante piano di investimenti anche Ubi Banca è a caccia di profili. Per la maggior parte si stanno cercando consulenti di filiale, figure legate a finanza e controllo, banking etc.

Assunzioni CheBanca!, Unicredit e BNP Paribas

CheBanca! Invece è alla ricerca di Digital Expert e analista funzionale Area Transazionale. Per la prima posizione i candidati devono necessariamente avere un’esperienza di almeno 4 anni nel settore finanziario. Tutte le offerte di lavoro sono disponibili alla pagina seguente.

Possibilità di impiego anche con Unicredit, che sta puntando soprattutto agli stage oppure a figure con esperienza sia nell’ambito finanziario che digitale. Maggiori dettagli alla pagina lavoro e carriere. A cercare, infine, candidati per lavori legati al settore IT è anche BNP Paribas Cardif come si legge nel sito lavora con noi.


finanzareport, mercoledì 21 novembre 2018 09:34

Banco Bpm, vicino accordo con Crédit Agricole su Agos Ducato

Le due banche avrebbero superato gli ultimi ostacoli e ora si appresterebbero a chiudere l’accordo sul futuro della società di credito al consumo.Banco Bpm e Crédit Agricole sarebbero ormai prossime a chiudere la partita su Agos Ducato dopo aver superato alcuni ostacoli tipici di trattative complesse.

Secondo quanto scrive stamani il quotidiano Il Messaggero, l’ad di Banco Bpm, Giuseppe Castagna, e il numero uno di Credit Agricole in Italia, Giampiero Maioli, avrebbero ormai definito i termini dell’operazione di riassetto con un possibile accordo da porre all’attenzione del Cda della banca il 29 novembre prossimo.

L’operazione, dal valore complessivo di 500 milioni di euro, vedrà Banco Bpm cedere ad Agos Ducato il 100% di ProFamily, specializzata nel credito al consumo per le famiglie, per 200 milioni circa e concedere la distribuzione dei prodotti della stessa Agos presso la sua rete sulla base di un accordo di durata decennale.

E’ previsto infine il rinvio alla fine del 2019 dell’Ipo di Agos Ducato che Castagna voleva invece realizzare in tempi brevi per poter valorizzare la partecipazione del 39%.
Cattolica, ipotesi Banco Bpm per una fusione?

Spunta un dossier per un’eventuale fusione tra la compagnia assicurativa e la banca ma entrambe respingono l’idea elaborata dalle banche d’affari

Titolo Cattolica in territorio ampiamente positivo a Piazza Affari mentre spuntano indiscrezioni sull’ipotesi di una fusione con Banco Bpm.Si tratta, però, solo di un dossier, se non di una suggestione, frutto del lavoro di alcune banche d’affari.

Secondo il Sole 24 Ore da qualche mese diverse banche d’affari, alcune italiane altre straniere, avrebbero cominciato ad analizzare l’ipotesi di un asse tra Cattolica e Banco Bpm arrivando, in particolare durante la scorsa estate, a definire un piano per la fusione e la contestuale creazione di una nuova entità finanziaria capace di diventare un punto di riferimento per il tessuto produttivo veneto dopo la crisi della Popolare Vicenza e di Veneto Banca.

Cattolica e Banco Bpm, alleate nel campo della bankassurance e unite da un azionista in comune come la Fondazione Cariverona, non sembrano comunque propendere per un’operazione del genere.

“Da parte nostra non c’è nulla allo studio rispetto a queste ipotesi”, ha replicato al Sole Cattolica, mentre da Banco Bpm trapela come non sia arrivato sul tavolo dei vertici nessun progetto del genere.

 


21 novembre 2018, wallstreet

Btp flop, domanda retail ai minimi dal 2012

Complici le preoccupazioni sul rischio Italia, ieri è andata in scena un’altra giornata flop per la quattordicesima emissione del Btp Italia.

Nel secondo giorno di offerta, infatti, le richieste arrivate dagli investitori retail si sono fermate a 241,3 milioni, facendo ancora peggio del giorni precedente (481 milioni di euro) e avvicinando il minimo storico fatto segnare a giugno 2012, l’anno nero della crisi economico-finanziaria quando il primo giorno le richieste si fermarono ad appena 218 milioni di euro per poi riprendere a 371 milioni il secondo giorno. In totale, stavolta, nei primi due giorni, le richieste sono arrivate ad appena 722 milioni.

 

Btp Italia sotto attese, Iacovoni: Tesoro studia nuovi strumenti per retail

Per il ministero dell’Economia la domanda per il Btp Italia nei primi due giorni di offerta è stata sotto le aspettative a causa di un contesto di mercato caratterizzato dalla volatilità.Lo spiega Davide Iacovoni, direttore generale del Tesoro per la gestione del debito pubblico.

“Sinora l’esito del collocamento è inferiore alle attese. Il contesto di maggiore volatilità ha pesato sul Btp Italia come sugli altri titoli di Stato” dice l’alto dirigente del Tesoro a Reuters. Dopo due giorni gli ordini sono pari a 720 milioni contro i 3,7 miliardi registrati dopo due giorni dell’emissione del Btp Italia di maggio.  Nonostante la scadenza più breve (4 anni dagli 8 precedenti) a richiedere il Btp Italia, tra il pubblico retail, si sono ripresentati solo i piccoli risparmiatori, come dimostra il crollo dell’importo medio richiesto a 30.000 euro rispetto al minimo di 55.000 medi toccato nelle precedenti emissioni, spiega Iacovoni.

“C’è stata una reazione soprattutto di quella parte di investitori più facoltosi che si avvalgono di gestioni patrimoniali e del private banking che hanno tenuto un comportamento più prudente, dato il contesto di volatilità del mercato” aggiunge.Il Tesoro conferma, comunque, l’intenzione di continuare ad offrire il Btp Italia, che in passato ha riscosso molto successo tanto da spingere via XX Settembre a tagliare gli ordini degli investitori professionali.

Accanto a questo gli esperti del ministero stanno valutando la possibilità di introdurre nuovi strumenti per il retail, che hanno in portafoglio soltanto il 5% dello stock dei titoli di Stato. “La quota è destinata fisiologicamente ad aumentare con la risalita dei tassi, ma c’è una riflessione in corso al Tesoro su strumenti ad hoc per aumentare la partecipazione del retail” anticipa Iacovoni, specificano che “il Tesoro è estraneo a iniziative diverse, come i Cir (conti individuali di risparmio), che non hanno avuto seguito ma sembravano prevedere un incentivo fiscale con un aggravio significativo per l’Erario”

.Il rischio sarebbe quello di “creare distorsioni nelle scelte degli investitori e mandare un segnale sbagliato alla comunità finanziaria internazionale”.

 


mercoledì 21 novembre 2018

Carige: cda definisce i passi per l’aumento, studia il bond

Il consiglio convoca l’assemblea per l’aumento di capitale e il raggruppamento delle azioni mentre è in fase di definizione il collocamento del bond

Titolo Carige in spolvero il giorno dopo la riunione del consiglio di amministrazione che ha definito i passi necessari per implementare il nuovo piano di rafforzamento patrimoniale.
Il Cda ha innanzitutto convocato l’assemblea degli azionisti per il prossimo 22 dicembre per deliberare sull’aumento di capitale fino a 400 milioni di euro e sulla proposta di raggruppamento delle azioni ordinarie e risparmio esistenti nel rapporto, per entrambi i titoli, di 1 a 1000.

Inoltre all’ordine del giorno dell’assemblea è prevista anche la conversione facoltativa delle azioni di risparmio in ordinarie nel rapporto di 20.500 azioni ordinarie per ogni azione risparmio posseduta. Il concambio corrisponde a un premio del 4,2% rispetto al concambio segnato alla chiusura della borsa di ieri e del 32,8% rispetto al concambio medio a 1 mese. La procedura di conversione verrà avviata, se approvata dai soci, prima dell’esecuzione del raggruppamento dei titoli.

La banca sta inoltre definendo le modalità, i termini e le condizioni per l’emissione e il collocamento del bond subordinato da 400 milioni di euro che sarà sottoscritto per 320 milioni dallo Schema Volontario di Intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi.

 

Mps, Bluebell si rivolge alla Consob sui contenziosi

Bluebell Partners ha deciso di rivolgersi alla Consob per ottenere chiarimenti sui rischi corsi da Mps per le richieste di risarcimento danni avviate da numerosi azionisti e obbligazionisti a causa dei bilanci tra il 2008 e il 2015.

In particolare la società finanziaria londinese ha chiesto alla commissione di intervenire per spingere la banca senese ad aggiornare il mercato sull’ammontare delle istanze di risarcimento e sui relativi accantonamenti deliberati dai vertici aziendali a copertura di eventuali esborsi legati ai vari contenziosi di natura civile o penale.

“Nessun socio, investitore o analista finanziario, per quanto esperto, è oggi in grado di poter esprimere una valutazione sull’adeguatezza patrimoniale e sulla solvibilità della Banca e dunque sul reale valore degli strumenti finanziari emessi”, afferma Giuseppe Bivona, fondatore di Bluebell e più volte protagonista di precise richieste alla banca o altre autorità su varie vicende degli ultimi anni, sottolineando come le istanze risarcitorie siano salite tra il 2014 e il 2017 a due miliardi di euro a fronte di accantonamenti per appena 542 milioni.
Mps ha risposto alle nuove accuse di Bivona sottolineando di aver “sempre operato nel pieno rispetto delle normative e dei principi contabili” e di avvalersi della possibilità “di non divulgare talune informazioni nel caso in cui queste possano arrecare grave pregiudizio all’emittente”.

La banca ricorda inoltre come il finanziere abbia un interesse diretto nella faccenda essendo coinvolto nei contenziosi sia a titolo personale che nel ruolo di consulente del fondo Alken e sottolinea i contatti costanti con la Consob proprio sul tema dei contenziosi e degli accantonamenti.

 


L’estratto conto non blocca la ripetizione degli accrediti non dovuti

Corte di cassazione – Ordinanza 20 novembre 2018 n. 3000

Sì alla marcia indietro della banca che, a seguito di operazioni finanziarie, abbia accreditato importi maggiorati rispetto al dovuto sul conto corrente dell’investitore.

Né il passaggio del tempo – nel caso due anni -, né gli estratti conto regolarmente prodotti e mai contestati impediscono all’istituto di richiedere indietro i versamenti. Lo ha stabilito la Corte di cassazione, ordinanza n. 3000 di oggi, accogliendo con rinvio il ricorso di Banca Esperia

 


LAVORO

Successione di contratti a termine e poi assunzione a tempo indeterminato. E’ legittimo il patto di prova?

La Corte di Cassazione, con la sentenza del 6 novembre 2018 n. 28252, dice “sì al patto di prova” anche se l’assunzione a tempo indeterminato ha ad oggetto le medesime mansioni dei precedenti contratti a termine.

Nel caso oggetto un lavoratore, dopo aver stipulato con il proprio datore alcuni contratti a termine, veniva assunto a tempo indeterminato con previsione del patto di prova.

In sede di impugnazione per la dichiarazione di illegittimità del licenziamento, il lavoratore contestava la nullità, e quindi la inefficacia del patto di sul presupposto che le mansioni oggetto del contratto di lavoro a tempo indeterminato non fossero sostanzialmente diverse da quelle oggetto dei precedenti contratti a termine.

Il Tribunale dava ragione al lavoratore; diversamente si pronunciava la Corte di Appello la quale, pur dando atto che, benchè le mansioni fossero le medesime di quelle già svolte in precedenza, era invece mutato il contesto lavorativo (una zona di lavoro più ampia, un diverso rapporto con i colleghi, una maggiore lontananza dalla sede di lavoro dalla residenza).

La Corte di Cassazione ha confermato la sentenza della Corte di Appello, affermando che la apposizione del patto di prova è legittima “anche in caso di reiterazione di più contratti aventi ad oggetto le medesime mansioni, purché sia funzionale all’imprenditore per verificare non solo le qualità professionali, ma anche il comportamento e la personalità del lavoratore in relazione all’adempimento della prestazione, elementi suscettibili di modificarsi nel tempo per l’intervento di molteplici fattori, attinenti alle abitudini di vita o a problemi di salute”.

Così decidendo la Corte ha confermato il proprio orientamento in materia. Già in passato, infatti, aveva affermato che la ripetizione del patto di prova in due successivi contratti di lavoro tra le stesse parti è ammissibile se essa, in base all’apprezzamento del giudice di merito, risponda alla “causa” del contratto, vale a dire verificare non solo le qualità professionali ma anche il comportamento e la personalità del lavoratore in relazione all’adempimento della prestazione, elementi suscettibili di modificarsi nel tempo e, quindi, di essere diversi rispetto al contesto in cui si era svolto il precedente contratto.

 


mercoledì 21 novembre 2018 09:35 – FINANZAREPORT

Unicredit, un piano B per la scissione contro il “rischio Italia”

L’ipotesi citata da fonti di stampa prevederebbe la creazione di un nuovo polo basato in Germania

Unicredit valuta la scissione delle attività italiane da quelle estere, con la creazione di un nuovo polo basato in Germania. Lo scrive stamani il Sole 24 Ore, spiegando che il dossier è stato proposto “probabilmente” da una banca d’affari ed esaminato dai vertici di Piazza Gae Aulenti.

Secondo quanto ipotizzato, potrebbe trattarsi di un piano B per ripararsi dal “rischio Italia”, riacutizzatosi negli ultimi mesi con l’avanzata dello spread, ma anche di una strategia caratterizzante il prossimo piano industriale.

Più in dettaglio, il piano prevede la scissione delle attività italiane da quelle estere (Germania, Austria, Centro Est Europa, Turchia, Russia) con la creazione di un polo con sede in Germania. La divisione corporate & investment banking (Cib) sarebbe frazionata, confluendo in maggior misura nella nuova parte estera della banca. Quanto agli azionisti, al momento della scissione si vedrebbero assegnate azioni delle due nuove entità, mentre è più incerta l’attribuzione pro-quota dell’equity e delle obbligazioni al passivo.

Non è la prima volta che Unicredit viene accreditata di un possibile trasloco in Germania, solitamente nelle ipotesi di scenario sul consolidamento europeo.

L’istituto ha risposto alle nuove indiscrezioni con un no comment, ricordando che l’attuale piano Transform 2019 è all’insegna di “One Bank” e che ogni società del gruppo dovrà diventare autofinanziata.

L’obiettivo del management guidato da Jean Pierre Mustier, scrive il giornale, sarebbe tutelare l’interesse degli azionisti che per oltre l’80% ormai investitori istituzionali, in gran parte esteri. La Unicredit estera vederebbe migliorare il rating e il costo del funding e probabilmente perderebbe lo status di banca sistemica G-Sifi e quindi le più rigide prescrizioni in termini di di capitale.

Alla nuova ipotetica Unicredit Italia resterebbero 2.516 filiali bancarie e 143 miliardi di prestiti alla clientela, posizionandosi alle spalle di Intesa Sanpaolo ma con una maggiore esposizione allo scenario macro italiano, non avendo proprie società prodotto nell’asset management e nelle assicurazioni. Ma potrebbe anche finire al centro di possibili nuove aggregazioni fra banche italiane.

 

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