Dal 26 al 30 Ottobre scorsi, una delegazione della Fisac Toscana e nazionale tra cui il segretario generale regionale Daniele Quiriconi e Cristiano Hoffmann, hanno compiuto una missione in Libano nel quadro del progetto di cooperazione sostenuto da ARCI con la Fondazione libanese RMF attiva nell’assistenza nei campi profughi e nell’educazione e contrasto alla violenza e al lavoro minorile.
Fisac Toscana ha contribuito nel corso del 2017 al sostegno del centro per bambini di Tripoli del Libano nel quartiere di Bab-at Tebbaneh quartiere sunnita e alauita della seconda città del paese in cui molto forte è la presenza di profughi siriani e molto frequenti sono gli scontri armati. Il progetto è stato sostenuto nel corso del 2018 da un importante contributo della Fondazione PROSOLIDAR ente sostenuto dai lavoratori bancari e dalle aziende.
Nel corso della visita sono state effettuate visite ai campi “informali” quindi non riconosciuti e sostenuti nemmeno dall’UNHCR di Ash Shamal nei pressi del confine siriano, realtà animate solo dai volontari delle associazioni e popolate da tantissimi bambini, spesso orfani di guerra, con le donne che svolgono una funzione determinante nelle attività di coordinamento dei campi stessi.
L’impatto, davvero molto forte, fa giustizia di tante ignobili speculazioni che ci tocca ascoltare tutti i giorni da parte dei rappresentanti della destra xenofoba italiana ed europea, ed in generale della maggioranza del mondo politico.
Chi vive in queste condizioni, in Libano ci sono 1,5 milioni di profughi di guerra siriani su 5 milioni di abitanti, non può che essere animato da una volontà di fuga ( per quanto incerta negli esiti) che è sempre meglio dell’orrore di una quotidianità senza speranza.
Aiutare anche con micro-progetti a ritornare nei propri paesi una volta pacificati, è la vera strada che l’occidente deve percorrere investendo risorse degli stati e recuperando una visione del multilateralismo pacifico che purtroppo è lontano dall’orizzonte delle leadership europee e americane di oggi.
Nel corso della missione sono stati inoltre realizzati incontri con i sindacato CGTL e Fenasol che hanno illustrato la condizione del lavoro in Libano, con associazioni che si occupano di contrasto alla tratta vera e propria delle lavoratrici domestiche africane e asiatiche, e con il primo segretario dell’ambasciata italiana a Beirut Emanuele D’Andrassi , al quale abbiamo raccontato i progetti e che è si dichiarato disponibile a tutto il sostegno necessario nel quadro di un sistema Italia che deve “fare rete” nella cooperazione. Ci ha inoltre ragguagliato sulle iniziative diplomatico-istituzionali del paese e dell’Europa in un paese ( il Libano) con una storia tormentata alle spalle, 18 gruppi etnico-religiosi che si spartiscono il potere e vicini ingombranti come SIRIA e ISRAELE coi quali i confini sono praticamente chiusi.
Su questa esperienza il documentarista Antonio Chiavacci ha realizzato un lavoro video che presenteremo insieme ad ARCI nelle prossime settimane.