Roma, 14 ott. – In Italia la finanza etica cresce, ma con difficoltà. A mettere un freno allo sviluppo degli investimenti socialmente responsabili ci pensa la normativa italiana ancora troppo carente. A tracciare il quadro della situazione all’Adnkronos è Andrea Casadei, direttore della ricerca di Bilanciarsi, network che opera in merito alle tematiche inerenti la Responsabilità Sociale d’Impresa e la Sostenibilità.
Il fenomeno della finanza etica, spiega Casadei, “coinvolge un numero sempre maggiore di investitori. Per tale ragione sono nati i Fondi comuni di investimento etico che hanno un trend di crescita positivo e costante, nonostante l’Italia sia uno dei Paesi in cui si registra la minore diffusione di questa tipologia di strumenti finanziari, a differenza di Inghilterra, Germania, Francia e Usa”.
Il Fondo comune di investimento etico è uno strumento di investimento collettivo che raccoglie il risparmio da molti investitori e investe il capitale raccolto in obbligazioni o azioni. Il freno della diffusione di questo strumento finanziario, secondo il direttore della ricerca di Bilanciarsi, “è parzialmente dovuto al fatto che la legislazione italiana è rimasta indietro rispetto alla diffusione effettiva dei fondi di investimento e degli istituti creati ad hoc per gestirli, come ad esempio le banche etiche, creando un vuoto normativo da colmare per regolare la creazione, la gestione e l’investimento di tali fondi”.
Tuttavia, per Casadei, “ciò non toglie che il fenomeno dei fondi di investimento etici sia destinato ad assumere una ben più ampia portata, poichè altro non costituisce che un tassello posto a formare il grande puzzle del sogno, che ogni individuo nutre, e dell’esigenza di vivere in un mondo in cui le transazioni economiche contribuiscano al reale sviluppo socio-economico-ambientale del pianeta”.
In questo contesto ha giocato un ruolo chiave la crisi finanziaria che, secondo Casadei, “ha sottolineato preoccupazioni circa la trasparenza e la salvaguardia degli asset. Ciò ha portato i consumatori a volgere il proprio interesse sempre più verso investimenti nell’economia reale e a conoscere in modo più approfondito gli obiettivi nei quali stanno investendo”.
D’altra parte, come in molti altri settori di business, “negli ultimi dieci anni, anche il settore finanziario si è impegnato con crescente forza nello sviluppo sostenibile. Questo fatto ha indotto a prendere in considerazione gli impatti ambientali e sociali che scaturiscono dalle decisioni finanziarie”. Molte banche, per esempio, conclude, “fanno molta attenzione agli impatti negativi associati ai progetti che finanziano e per molti manager e analisti le preoccupazioni sulla sostenibilità influiscono ora in maniera riguardevole sulle loro decisioni di investimento”.
(fonte www.adnkronos.it)