1. La proposta di Regolamento della Commissione europea e il Rapporto del Parlamento UE sul futuro della normazione europea:
Il primo giugno di quest’anno, la Commissione UE ha pubblicato una proposta di Regolamento sul futuro della normazione europea. Obiettivo di tale Regolamento è quello di rendere più veloce ed efficiente la messa a punto delle norme comunitarie, perché esse contribuiscono in modo decisivo all’innovazione e allo sviluppo sostenibile dell’Unione europea, oltre a rappresentare un tassello decisivo per il completamento del mercato unico dell’UE. Sono tre le attività, previste dalla proposta di Regolamento, che la Commissione europea intende compiere nei prossimi anni per realizzare questo obiettivo e una di esse assegna un nuovo ruolo alle organizzazioni sindacali:
1. Aumento del numero di norme di valore internazionale nei settori economici dove l’Unione europea riveste un ruolo mondiale di primo piano. In particolare, saranno promosse nuove norme nelle tecnologie informatiche e della comunicazione;
2. Maggiore cooperazione fra le istituzioni comunitarie e i tre organismi europei di normazione: il Cen (che si occupa degli standard nella maggior parte dei settori industriali e dei servizi e al quale aderisce l’ente italiano di normazione, l’Uni), il Cenelec (che prepara gli standard nel comparto delle elettro tecnologie) e l’Etsi (competente per il settore delle telecomunicazioni);
3. Maggiore e migliore partecipazione delle parti interessate (stakeholder), vale a dire delle associazioni dei consumatori, delle Ong e dei sindacati, alla messa a punto degli standard. I tre organismi europei di normazione dovranno specificare nel proprio Rapporto annuale al Parlamento UE come e in quale misura hanno coinvolto le parti interessate.
Per quanto riguarda quest’ultimo punto, la proposta di Regolamento afferma esplicitamente che i sindacati e le Ong, così come le piccole e medie imprese, esercitano una scarsa influenza nel processo di redazione delle norme. Per questo motivo, essi devono essere meglio rappresentati all’interno degli organismi europei di normazione: la Confederazione europea dei sindacati, le Ong e le associazioni dei consumatori comunitarie dovranno, dunque, partecipare in modo più ampio rispetto al passato alle attività del Cen, del Cenelec e dell’Etsi. La Commissione UE prevede anche un sostegno finanziario delle parti interessate più deboli per garantire loro tale partecipazione. Nel testo comunitario, sono specificate le fasi del processo di redazione delle norme nelle quali è fondamentale la partecipazione delle parti interessate:
• proposta e accettazione delle nuova proposta di norma;
• discussione tecnica sulla proposta di norma;
• presentazione di commenti alle bozze della norma;
• revisione delle norme esistenti;
• informazione sulla nuova norma approvata
La proposta di Regolamento della Commissione europea non va oltre per quanto riguarda il coinvolgimento delle parti interessate alla messa a punto delle norme europee. Questo tema è, invece, trattato in modo molto più approfondito nel Rapporto del Parlamento UE, pubblicato il 6 ottobre dello scorso anno, sul futuro della normazione comunitaria. Sono tre gli aspetti sottolineati a questo proposito nel Rapporto, che non si trovano nella proposta di Regolamento della Commissione UE:
1. Il Rapporto mette in evidenza che non solo gli organismi europei di normazione ma anche quelli nazionali devono prevedere la partecipazione delle associazioni dei consumatori, delle Ong e dei sindacati. Pertanto, raccomanda agli Stati membri di “assicurare un’effettiva rappresentazione di tutte le parti interessate rilevanti” negli enti nazionali di normazione, fornendo formazione e sostegno finanziario a quelle più deboli, in modo da favorirne l’effettiva partecipazione. Il Rapporto, inoltre, invita gli enti nazionali di normazione a sviluppare strumenti atti a migliorare il coinvolgimento delle parti interessate, come la consultazione in occasione della presentazione di nuove proposte di norme;
2. Il Rapporto propone un modello di partecipazione delle parti interessate alla definizione di una nuova norma, nel caso in cui questa sia di “eccezionale interesse pubblico”. Tale modello prevede la partecipazione di un rappresentante per ogni categoria delle seguenti parti interessate: associazioni imprenditoriali; sindacati; autorità pubbliche; Ong; mondo della ricerca; settore della consulenza privata; associazioni dei consumatori1.
3. Le parti interessate rilevanti a livello comunitario possono fungere da gruppo consultivo che assiste la Commissione UE nell’armonizzazione delle politiche europee sulla normazione.
Altri aspetti importanti sottolineati nel Rapporto del Parlamento europeo (che non si trovano nella proposta di Regolamento) riguardano il ruolo delle autorità pubbliche nella definizione delle norme e i principi che devono regolare la messa a punto degli standard a livello comunitario. Per quanto concerne il primo aspetto, il Rapporto “lamenta” che le autorità pubbliche mostrano poco interesse a partecipare al processo di sviluppo delle norme e sottolinea che la presenza delle autorità nazionali è di fondamentale importanza per un funzionamento adeguato della legislazione. Per quanto riguarda, invece, il secondo aspetto, il Rapporto nota che occorre introdurre un sistema specifico di monitoraggio dei sistemi di normazione a livello sia europeo sia nazionale. Inoltre, i principi dell’apertura, della qualità, della trasparenza e del consenso fra tutte le parti interessate devono caratterizzare la definizione delle norme.
2. Alcune prime considerazioni:
Come si è visto, la proposta di Regolamento della Commissione europea non tiene conto di alcune importanti proposte avanzate dal Parlamento europeo per migliorare la partecipazione delle parti sociali alla definizione delle norme. Sono tre le principali debolezze del testo a questo proposito:
− non si occupa del problema di come favorire un’effettiva rappresentazione e partecipazione delle parti interessate alle attività degli enti nazionali di normazione;
− non prevede un modello equo e trasparente per la rappresentanza delle parti interessate, senza il quale non è possibile un reale coinvolgimento delle associazioni dei consumatori, delle Ong e dei sindacati a livello sia nazionale sia europeo;
− non fa cenno al principio (presente, invece, nel Rapporto del Parlamento europeo) del consenso fra le parti interessate nell’approvazione di una norma. Non basta consultare Ong, sindacati e associazioni dei consumatori, ma occorre che una norma in materia sociale e ambientale sia frutto del consenso fra tutte le diverse parti interessate. Infatti, il rispetto del principio del consenso è di cruciale importanza per rendere più efficaci le norme.
La proposta di Regolamento, inoltre, non affronta il nodo di come favorire una migliore partecipazione delle autorità statali alle attività di normazione. Senza, infatti, un forte ed effettivo ruolo pubblico gli enti di normazione rischiano di essere pesantemente influenzati dalle logiche del mercato. Il caso dell’Italia è significativo a tale riguardo: da molti anni, il Ministero dello Sviluppo economico non compie attività di monitoraggio e di indirizzo sull’ente italiano di normazione, l’Uni.
(novembre 2011)