Transizione alla green economy: il report

Meeting di Primavera in occasione dei 10 anni della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile – Roma 9 maggio ’18
Con la partecipazione di:
JEAN-PAUL FITOUSSI: Economista, Istituto di Studi Politici di Parigi.
ANDREA ORLANDO: Ministro della Giustizia.
GIULIO TREMONTI: Presidente di Aspen Institute Italia.
LORENZO FIORAMONTI: Parlamentare M5S
ROSSELLA MURONI: Parlamentare LeU
Moderatore: Antonio Cianciullo, giornalista La Repubblica
Si è tenuto a Roma un importante Convegno per il decennale della Fondazione per Lo Sviluppo Sostenibile. Il Dipartimento Nazionale Sostenibilità e Rsi della Fisac-Cgil era presente, in coerenza con il suo impegno per una transizione verso uno sviluppo sostenibile ed una green economy di sostegno al Settore del Credito ed a tutto il Paese. Del Convegno riportiamo una sintesi degli interventi più significativi.
Edo Ronchi (Autore del libro La Transizione alla Green Economy, presentato durante il Convegno): Il libro vuole aiutare lo svolgimento di un dibattito e di un confronto sulla transizione alla Green economy. Il primo tema è quello di un progetto per uno sviluppo futuro, che la Green economy proietta. Un tentativo di coniugare le problematiche ambientali con quelle economiche del nostro Paese. Ne parliamo 25 anni dopo Rio con i Gas Serra nuovamente in aumento e la continua perdita di Capitale Naturale. La Green economy nasce per affrontare il punto debole dello Sviluppo Sostenibile: la sua economia. Malgrado gli investimenti sulle Fonti Rinnovabili superino quelli per le Fossili, le più grandi città del mondo stiano studiando come “liberare” le stesse dalle auto, si punti al riciclo piuttosto che ad aumentare le discariche, non abbiamo ancora raggiunto la Sostenibilità. La Green Economy può essere una risposta per cambiare il modello di sviluppo economico. Occorre, perciò, scollegare la crescita economica dal degrado ambientale. Low carbon e di qualità ecologica, Circular economy ed un Benessere inclusivo e sobrio sono i tre pilastri della Green Economy, che puntando sulla valorizzazione delle risorse porta con sé anche una politica di sviluppo occupazionale. In un periodo di forti cambiamenti anche l’economia deve cambiare. La Green Economy può essere rafforzata con le Politiche pubbliche, le Imprese Green, la Finanza verde e l’Eco-innovazione. Per il nostro Paese la Green economy è una delle poche reali possibilità per sostenere una ripresa economica stabile e durevole, a partire dal Mezzogiorno. In Europa, dal 2003 al 2013, l’occupazione nel Settore dei Beni e Servizi ambientali è cresciuta del 40% mentre negli altri Settori è diminuita.
Jean-Paul Fitoussi: la Legge dell’Entropia dimostra che in ogni processo naturale la quantità di energia che degrada aumenta, quindi è impossibile pensare ad un sviluppo infinito. Per avere un futuro sostenibile dobbiamo risparmiare energia. Vi è una relazione tra Società e Natura, in un ambiente integrato con sotto-sistemi in relazione tra loro. Quando si parla di benessere non si può parlare di Prodotto Interno Lordo perché non lo misura ma bisogna parlare di Salute, Istruzione,Occupazione dignitosa. Ogni Generazione deve lasciare alla successiva un Capitale (umano, economico pubblico/privato, sociale e naturale) almeno uguale a quello ricevuto.
Andrea Orlando: il Libro va nella giusta direzione, senza fondamentalismi e con una visione riformista del problema. Però dobbiamo chiederci perché si proceda così lentamente in una direzione che è quella giusta e condivisa nel senso e nella percezione comune. Dobbiamo riflette su questo, prima che sia troppo tardi ed aumenti lo scarto tra Società ed Istituzioni (in questo momento il tema dell’Ambiente è fuori dal dibattito politico). Si pensa che la Green economy si realizzi attraversa una minore tecnologia e con un regresso sociale mentre è esattamente il contrario. Occorre superare il tabù di parlare di “politiche pubbliche” ma anzi occorre una “programmazione” pubblica perché il Mercato è irrazionale e può distruggere risorse. Dobbiamo rivedere le politiche fiscali, la nostra rete di infrastrutture per la mobilità, ripensare la “contabilità” da quantitativa a qualitativa ed aiutare il privato a riposizionarsi verso la Green economy. Bisogna anche ripensare i tempi della Finanza (brevi) con quelli della svolta Green (per definizione più lenti) oppure accorciare i tempi della “svolta”. Occorre costruire un “Cantiere Politico”, non un nuovo Partito politico, dove mettere in comune tra le varie Forze politiche il tema della Green Economy e dello Sviluppo sostenibile.
Giulio Tremonti: più un fenomeno ha rilevanza morale, sociale e più è rilevante il vettore del tempo. Tutti i grandi fenomeni sociali hanno avuto bisogno di tempi lunghi per produrre i loro effetti. L’Ambiente non è una “cosa” da consumare ma da difendere. Siamo ad una svolta della Storia. Tutto indica che la Storia non ha esaurito il suo corso, la Crisi da finanziaria è diventata economica e da economica, sociale. Considerare l’Ambiente come risorsa da tutelare vuol dire essere dalla parte giusta della Storia. Una volta i driver dello sviluppo erano quelli dell’auto(vetro, metallo…)ora sono quelli del digitale, ma siamo sicuri che questi driver non siano altrettanto inquinanti e dirompenti dal punto di vista sociale (i Big Data, per esempio, non compaiono nel Bilanci delle Società)?.
Rossella Muroni: per gli Ecologisti occorre affrontare la sfida dell’Economia. La Green Economy ha al centro la tutela del benessere pubblico e la circolarità dell’economia. Per questo l’Imprenditore della Green economy ha più responsabilità degli altri. Il tema ha un risvolto profondo e di grande cambiamento. C’è bisogno di politiche pubbliche perché la Green economy vive di collegamento ed osmosi con la Società (per esempio rendere gratuito il Trasporto pubblico). La Green Economy pone il problema di “cosa” si produce e del “come” lo si produce. Il “come” diventa allora dirimente. Dovremmo anche introdurre il tema nelle nostre Università, per collegare la Green economy con l’occupazione giovanile. I Saperi devono incontrarsi: nelle Città del futuro gli Ingegneri e gli Urbanisti devono incontrarsi, con la Politica che può favorire gli incontri e con un ruolo di mediazione sociale. Occorre spostare la tutela dell’Ambiente da un Ministero dedicato, alla Presidenza del Consiglio per coordinare le politiche dei vari Ministeri e che determini la sostenibilità ambientale del loro operato, cosi come si coordina la sostenibilità economica.
Lorenzo Fioramonti: Sono d’accordo con tutto quello detto finora, soprattutto quando si parla di Sviluppi e non di Sviluppo. La Green economy non è la sostituzione di sostanze inquinanti con altre non inquinanti ma la consapevolezza che il nostro Ecosistema è un sistema “finito”. Una crescita del Pil del 6-7% è sempre una cosa utile o crea, invece, un aumento delle diseguaglianze, del degrado ambientale e sociale? Dobbiamo preoccuparci più del Benessere sociale piuttosto che del Pil, perché esiste una crescita che fa male, cosi come esistono Impresa che fanno bene ed altre che non fanno bene, anche quando fanno utili. Dobbiamo avere un’altra idea di crescita. Noi riceviamo dalla Natura ogni giorni Beni e Servizi che avrebbero un peso insostenibili per i Bilanci pubblici se li dovessimo prendere dal mercato ed è per questo che non dobbiamo distruggerli. Occorre che la Politica cambi le regole del mercato. Serve un ministero dell’Economia e dell’Ambiente.
In definitiva un Convegno molto utile per capire come si intrecciano i meccanismi dell’Economia a quelli della tutela dell’Ambiente, soprattutto in un Settore come quello del Credito chiamato a supportare la transizione verso la Green Economy. Transizione che vedrà sempre impegnato il nostro Dipartimento per la sua realizzazione.

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