“Io non ho paura, il coraggio di essere felici”: il report dell’evento – parte 1

Della violenza sulle donne devono parlare soprattutto gli uomini

Saluti del Segretario Generale Fisac CGIL- Iniziativa donne Fisac 28 novembre 2017.

Vorrei parlarvi di un libro. Il titolo “Il lato oscuro degli uomini” la violenza maschile contro le donne: modelli culturali d’intervento. Edzione Ediesse. Penso utile prenderlo, leggerlo con attenzione e farne occasione di discussione collettiva.

Sabato scorso ero alla manifestazione a Roma contro la violenza sulle donne.

Le donne erano una marea.

Gli uomini pochissimi.

Lo dico perché non è più pensabile affrontare da parte di noi maschi il tema della violenza sulle donne declinando la parola solidarietà ogni qualvolta accade un fatto che prende le prime pagine dei giornali. Il tema non è riconducibile solo alle donne che subiscono le violenze, ma riguarda anzitutto noi maschi, i nostri comportamenti, la nostra cultura, la nostra educazione l’idea che abbiamo di una pari dignità. Una dignità che per essere realmente tale deve essere senza se e senza ma. Per questa ragione sono d’accordo con il Presidente del Senato Grasso che al seminario voluto dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul femminicidio ha ricordato la necessità che “della violenza sulle donne devono parlare soprattutto gli uomini”. Questo concetto è talmente giusto che rende immediatamente l’idea che la prima rivoluzione culturale che va compiuta è cambiare proprio la testa di noi maschi.  Questo cambiamento non necessariamente coinvolge solo, i maltrattanti, cioè gli uomini violenti, ma per essere sviluppato ha bisogno, ha necessità, che la stragrande maggioranza dei maschi che ha raggiunto un livello di solidità nei suoi rapporti con la donna, nella consapevolezza di se tra il dire e il fare consideri la pari dignità un elemento valido sempre e non a giorni alterni secondo gli “umori”.

Se andiamo più nel profondo ci rendiamo conto che l’origine storica della violenza degli uomini sulle donne non nasce in epoche recenti e non è riconducibile a modelli sociali o a modelli religiosi. Infatti:

  • Non è un problema di classi sociali. Il fenomeno della violenza si esercita nelle condizioni di povertà o di ricchezza può coinvolgere l’operaio, il libero professionista, l’imprenditore;
  • Non è ascrivibile al modello capitalista interviene nella società occidentali come nella Cina comunista;
  • Non è ascrivibile alle diverse culture religiose  ed è presente in diverse parti del mondo. Ci sono Paesi,  anche laddove la religione islamica lo vieta che  continuano a praticare la “lapidazione” delle donne.

Per questo insisto, dobbiamo scendere in campo noi uomini e costruire insieme alle donne non occasioni separate ma incontro, discussione, ascolto.

Quando sostengo la tesi che trattasi di una questione culturale grandissima, affermo che con nettezza e fermezza vanno combattuti:

  • I pregiudizi
  • Le ipocrisie
  • Le parole sbagliate

Sono tutti elementi che indicano fragilità negli uomini che vanno contrastati con la stessa nettezza con le quali si contrastano gli imbarbarimenti culturali che spingono al razzismo.

Non è amore se ti fa male,

non è amore se ti picchia,

non è amore se ti fa paura se ti umilia

l’amore non è mai violenza.

Anche per questa ragione vorrei farvi riflettere sul dato dell’ultimo rapporto Istat in cui si afferma che il 90% delle violenze sulle donne sono praticate o dai partner o da ex.

Così come vorrei si riflettesse sul dato per il quale oltre un milione e duecento mila donne hanno denunciato molestie sessuali nei luoghi di lavoro, pari al 9%, ma solo lo 0,9% ha denunciato il fatto alle autorità giudiziarie.

Paure, incertezze per il futuro, rischi di ritorsione. Tutte questioni che richiedono uno sviluppo dell’azione contrattuale facendo rispettare gli accordi e introducendone dei nuovi, se servono, sia con Abi che con Ania come nei singoli Gruppi. Ricordo che per essere efficace e credibili le cose che diciamo vanno accompagnate da ciò che facciamo; per questo rimettere al centro in questa azione che chiamerei “insieme”, insieme uomini e donne, lavoratori e lavoratrici rilanciando il tema alla lotta delle diseguaglianze poiché non ci può essere pari dignità se a pari prestazioni professionali, a pari competenza, la donna guadagna dal 13 al 17% in meno.

Ho detto insieme perchè sarà il mio compito costruire insieme a voi un’iniziativa che va in profondità e che vuole avere la forza di contribuire ad un rafforzamento del pensiero per farci fare un piccolo passo che insieme a tanti piccoli passi può contribuire a cambiare le cose.

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