BCC Veneto, contro i licenziamenti la carica dei 700!

2017-11-17-PHOTO-00000205

Grande risultato per la mobilitazione delle Lavoratrici e dei Lavoratori delle BCC del Veneto, messa in campo venerdì 17 da Fisac/CGIL, Fabi, First/CISL e UIlca/UIL,  contro la scellerata decisione della Federazione di licenziare due colleghi ritenuti non più utili all’azienda. La rassegna stampa di sabato evidenzia il notevole ritorno mediatico dell’iniziativa.

 

Il Mattino di Padova

LA PROTESTA ALLE BCC
Bancari in lotta come le tute blu 700 in piazza. Protestano i bancari delle Bcc.
Due licenziamenti scatenano protesta e disagio. Settecento bancari accorsi da tutto il Veneto.
La manifestazione dei lavoratori delle Bcc del Veneto ieri mattina davanti alla Federazione. Erano oltre i 700 i dipendenti delle Banche di Credito Cooperativo del Veneto accorsi davanti alla sede della Federazione Veneta delle Bcc di via Longhin a Padova per un’assemblea sindacale che si è rivelata subito un presidio con tanto di fumogeni, tamburi e bandiere. Una manifestazione che segue l’annuncio di licenziamento diretto di due colleghi, già dipendenti della Bcc Padovana, accolti dalla Federazione stessa e distaccati per due anni presso la Banca Credito Trevigiano. Un licenziamento unilaterale che i sindacati e i dipendenti del sistema delle Bcc Venete hanno ritenuto un precedente pericoloso rispetto ad una situazione che vede i lavoratori ancora nell’occhio di un ciclone, fatto di fusioni e stati di crisi, fallimenti e accorpamenti in extremis che ha visto un taglio del 15% circa del personale negli ultimi anni e che rischia di vederne altri con la riorganizzazione del sistema in due grandi gruppi di riferimento (Iccrea e Cassa Centrale Banca). «In tutte le crisi che abbiamo affrontato fino ad oggi», hanno detto Delfo Azzolin, Riccardo Gresele, Gianromolo Bazzo e Giancarlo Pederzolli, rispettivamente coordinatori regionali di Fabi, Fisac Cgil, Uilca Uil e First Cisl «abbiamo sempre lavorato assieme alla dirigenza degli istituti ed alla Federazione veneta per assorbire le centinaia di esuberi degli ultimi anni tramite i fondi di categoria, il ricollocamento del personale, i prepensionamenti e gli incentivi volontari all’esodo e in tutti i casi in cui i dipendenti del sistema del credito cooperativo, in coerenza con un modello che ha nel solidarismo uno dei suoi assi portanti, hanno scelto di perdere qualcosa per garantire a tutti un futuro dignitoso. Anche nel caso della Bcc Padovana, da dove provengono questi due colleghi, siamo riusciti a far fronte al problema dei circa 90 esuberi emersi; la Federazione si era assunta la responsabilità di riassorbire a tempo indeterminato i due lavoratori, a fronte di un fondo che ha garantito due anni di stipendi ad entrambi. Ma non appena finiti i soldi i due lavoratori hanno ricevuto un procedimento di licenziamento individuale, a norma della legge Fornero, senza che i sindacati fossero coinvolti in alcun modo. Una modalità inaccettabile che non può diventare un precedente». I lavoratori temono che questa modalità possa diventare quella tipica per la risoluzione delle crisi. «Stiamo pagando con i nostri posti di lavoro scelte sbagliate altrui» ha detto Luisa, dipendente di una Bcc padovana. «Non permetteremo che i sacrifici fatti si risolvano in licenziamenti di questa natura, per noi e per i colleghi più giovani».
il Resto del Carlino – Rovigo
Banche di credito, acque agitate tra i dipendenti degli istituti.
Acque agitate tra i lavoratori del sistema delle Banche di credito cooperativo veneto, comprese le due polesane RovigoBanca e BancAdria. Infatti, a seguito dei due licenziamenti effettuati da Federveneta nonostante le procedure contrattuali e l’accordo sottoscritto, sono state sospese le trattative ed oggi si terrà un’ assemblea generale dei lavoratori delle Bcc del Veneto con presidio davanti alle sede padovana di Federveneta. A decidere la mobilitazione sono state le segreterie ed i coordinatori regionali di Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca. L’agitazione nasce in un contesto di riforma, tuttora in atto, del Credito Cooperativo che in Veneto che interessa 5.000 addetti e 32 istituti di credito oltre alla stessa Federazione Veneta. Il confronto, già aspro, sui licenziamenti ha visto un ulteriore punto di caduta in questi giorni quando all’incontro, appositamente convocato, Federveneta non ha mandato nessun membro della presidenza, nessun rappresentante del cda né della commissione sindacale o della direzione generale. «L’atteggiamento di Federveneta spiega Riccardo Gresele , coordinatore della Cgil per le BCC venete _ ci preoccupa moltissimo, ci preoccupa la superficialità con cui intende affrontare un problema gravissimo come i licenziamenti. Ma ci preoccupa ancora di più cosa potrebbero scatenare questi licenziamenti se non vengono revocati: nessun collega di BCC avrebbe più la garanzia del suo posto di lavoro. I due lavoratori licenziati erano a tempo indeterminato e le tutele erano ante job act . Si tratta di un attacco al mondo del lavoro inconcepibile . Il fatto è aggiunge Gresele che anziché utilizzare gli accordi previsti dal contratto, qualcuno immagina di piantare a casa la gente. Se la volontà di Federveneta rappresenta la nuova linea di gestione delle ricadute occupazionali in regione sarebbe un pessimo segnale a fronte dei processi in atto nel settore».
Il Giornale di Vicenza
PADOVA. Erano oltre i 700 (qualcun altro parla di 400) i dipendenti delle Bcc-banche di credito cooperativo del Veneto accorsi davanti alla sede della Federazione veneta delle Bcc di via Longhin per un’assemblea sindacale che si è rivelata un presidio con fumogeni, tamburi e bandiere. Una manifestazione che segue l’annuncio di licenziamento diretto di due colleghi, già dipendenti della Bcc Padovana, accolti dalla Federazione e distaccati per due anni alla Banca Credito Trevigiano. Un licenziamento, come riporta il Mattino di Padova, che i sindacati e i dipendenti del sistema delle Bcc Venete hanno ritenuto un precedente pericoloso rispetto ad una situazione che vede i lavoratori ancora nell’occhio di un ciclone di fusioni e stati di crisi, fallimenti e accorpamenti in extremis che ha visto un taglio del15% circa del personale negli ultimi anni e che rischia di vederne altri con la riorganizzazione del sistema in due grandi gruppi di riferimento (la romana Iccrea e la La manifestazione a Padova trentina Cassa centrale). «In tutte le crisi che abbiamo affrontato fino ad oggi», hanno detto Delfo Azzolin, Riccardo Gresele, Gianromolo Bazzo e Giancarlo Pederzolli, coordinatori regionali di Fabi, Fisac-Cgil, Uilca-Uil e First-Cisl «abbiamo sempre lavorato assieme alla dirigenza degli istituti ed alla Federazione veneta per assorbire le centinaia di esuberi degli ultimi anni tramite i fondi di categoria, il ricollocamento del personale, i prepensionamenti e gli incentivi volontari all’esodo e in tutti i casi in cui i dipendenti del sistema del credito cooperativo, in coerenza con un modello che ha nel solidarismo uno dei suoi assi portanti, hanno scelto di perdere qualcosa per garantire a tutti un futuro dignitoso. Anche nel caso della Bcc Padovana, da dove provengono questi due colleghi, siamo riusciti a far fronte al problema dei circa 90 esuberi emersi; la Federazione si era assunta la responsabilità di riassorbire a tempo indeterminato i due lavoratori, a fronte di un fondo che ha garantito due anni di stipendi ad entrambi. Ma finiti i soldi i due hanno ricevuto un procedimento di licenziamento individuale, a norma della legge Fornero, senza che i sindacati fossero coinvolti». I lavoratori temono che questa possa diventare la modalità di risoluzione delle crisi: «Paghiamo coi nostri posti di lavoro scelte sbagliate altrui». Da parte sua la Federazione veneta aveva annunciato una proposta l’altra sera. Il presidente Ilario Novella in una nota aveva sottolineato che le due persone erano state assorbite con uno sforzo per «chiudere una partita difficile nell’ambito del complessivo accordo per la soluzione della crisi di Banca Padovana» e proponeva l’assorbimento per una in un’altra Bcc e per l’altra «una soluzione economica». I sindacati hanno detto no e per Novella «hanno più interesse a portare avanti una partita ideale a prescindere, piuttosto che concentrarsi sulla soluzione concreta per i due dipendenti»
Il Corriere di Verona
PADOVA. A memoria di sindacalista, una cosa simile non si era ancora vista: diverse centinaia di bancari, non metalmeccanici, solo per citare una categoria più avvezza alle rivendicazioni di piazza -, riuniti da tutto il Veneto in una strada alla periferia di Padova per manifestare, con bandiere e fumogeni, contro i due licenziamenti individuali avviati dalla Federazione regionale delle Banche di credito cooperativo (Bcc). È accaduto ieri, davanti alla sede della Federazione medesima: dipendenti di tutte le Bcc della regione sono affluiti in città poco dopo mezzogiorno, per quella che formalmente era un’assemblea sindacale ma, nei fatti, si è trasformata in una clamorosa protesta pubblica contro i vertici del credito cooperativo veneto. Il fatto è che, come hanno sottolineato a una voce sola i ricollocati, compresi i due dipendenti in questione, che erano stati riassunti a tempo indeterminato dalla Federazione e distaccati per due anni al Credito Trevigiano di Vedelago. Al termine del biennio, è stato avviato il rappresentanti di tutte le sigle dei bancari (Giancarlo Pederzoli di First Cisl, Gianromolo Bazzo di Uilca, Delfo Azzolin di Fabi e Riccardo Gresele di Fisac Cgil), un provvedimento del genere non era mai stato adottato prima in Italia: il licenziamento di due bancari, si tratta di una donna e madre di 45 anni e di un uomo di 55, capofamiglia monoreddito è stato avviato per giustificato motivo sulla base della legge Fornero. In estrema sintesi, le necessità dell’azienda si sono ridotte e non c’è più lavoro per loro. Entrambi sono ex dipendenti della malcapitata Banca Padovana, commissariata nel `14 e poi acquisita con un salvataggio in extremis dalla Bcc di Roma, con una novantina di esuberi nel personale. Tutti sistemati in prepensionamento o un confronto tra le organizzazioni sindacali e i vertici della Federazione. «Le due professionalità in questione svolgono attività proprie di una BCC strutturata ha provato a spiegare il presidente Ilario Novella e nella Federazione non sussistono posizioni lavorative cui possano essere adibite. Agli interessati abbiamo proposto una soluzione conciliativa della vicenda, percorribile e concreta». Percorribile? I sindacati ieri hanno utilizzato aggettivi molto diversi: «Inaccettabile. E pure vergognosa. Alla dipendente donna vorrebbero proporre un indennizzo di 12 mensilità e tanti saluti, mentre per il collega sarebbe stato reperito un posto a 18o chilometri di distanza e a stipendio ridotto. Insomma, la classica offerta per farsi rispondere di no». La vertenza è in piena ebollizione. Per il giorno 23 novembre è fissato il tentativo (obbligatorio) di conciliazione alla Direzione provinciale del lavoro. In caso di esito negativo, a oggi assai probabile, non resterà che impugnare i licenziamenti per via giudiziaria. «In Veneto il sistema del Credito cooperativo chiudono i sindacalisti conta 4.400 dipendenti: possibile che due persone costituiscano un problema? Da lunedì chiederemo di riaprire la trattativa per arrivare a un accordo decente: un caso del genere non deve ripetersi mai più ».
Il Corriere del Veneto – ed. Padova e Rovigo
PADOVA. A memoria di sindacalista, una cosa simile non si era ancora vista: diverse centinaia di bancari, non metalmeccanici, solo per citare una categoria più avvezza alle rivendicazioni di piazza -, riuniti da tutto il Veneto in una strada alla periferia di Padova per manifestare, con bandiere e fumogeni, contro i due licenziamenti individuali avviati dalla Federazione regionale delle Banche di credito cooperativo (Bcc). È accaduto ieri, davanti alla sede della Federazione medesima: dipendenti di tutte le Bcc della regione sono affluiti in città poco dopo mezzogiorno, per quella che formalmente era un’assemblea sindacale ma, nei fatti, si è trasformata in una clamorosa protesta pubblica contro i vertici del credito cooperativo veneto. Il fatto è che, come hanno sottolineato a una voce sola i ricollocati, compresi i due dipendenti in questione, che erano stati riassunti a tempo indeterminato dalla Federazione e distaccati per due anni al Credito Trevigiano di Vedelago. Al termine del biennio, è stato avviato il rappresentanti di tutte le sigle dei bancari (Giancarlo Pederzoli di First Cisl, Gianromolo Bazzo di Uilca, Delfo Azzolin di Fabi e Riccardo Gresele di Fisac Cgil), un provvedimento del genere non era mai stato adottato prima in Italia: il licenziamento di due bancari, si tratta di una donna e madre di 45 anni e di un uomo di 55, capofamiglia monoreddito è stato avviato per giustificato motivo sulla base della legge Fornero. In estrema sintesi, le necessità dell’azienda si sono ridotte e non c’è più lavoro per loro. Entrambi sono ex dipendenti della malcapitata Banca Padovana, commissariata nel `14 e poi acquisita con un salvataggio in extremis dalla Bcc di Roma, con una novantina di esuberi nel personale. Tutti sistemati in prepensionamento o un confronto tra le organizzazioni sindacali e i vertici della Federazione. «Le due professionalità in questione svolgono attività proprie di una BCC strutturata ha provato a spiegare il presidente Ilario Novella e nella Federazione non sussistono posizioni lavorative cui possano essere adibite. Agli interessati abbiamo proposto una soluzione conciliativa della vicenda, percorribile e concreta». Percorribile? I sindacati ieri hanno utilizzato aggettivi molto diversi: «Inaccettabile. E pure vergognosa. Alla dipendente donna vorrebbero proporre un indennizzo di 12 mensilità e tanti saluti, mentre per il collega sarebbe stato reperito un posto a 18o chilometri di distanza e a stipendio ridotto. Insomma, la classica offerta per farsi rispondere di no». La vertenza è in piena ebollizione. Per il giorno 23 novembre è fissato il tentativo (obbligatorio) di conciliazione alla Direzione provinciale del lavoro. In caso di esito negativo, a oggi assai probabile, non resterà che impugnare i licenziamenti per via giudiziaria. «In Veneto il sistema del Credito cooperativo chiudono i sindacalisti conta 4.400 dipendenti: possibile che due persone costituiscano un problema? Da lunedì chiederemo di riaprire la trattativa per arrivare a un accordo decente: un caso del genere non deve ripetersi mai più ».
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