Il Forum della Fondazione di Dublino (14-15 febbraio 2013)

di Ornella Cilona 

Il dialogo sociale è stato la prima vittima della crisi in Europa, ma senza una collaborazione fra sindacati e imprese non c’è ripresa economica. E’ questo il messaggio mandato dal Forum “Politiche sociali e dell’occupazione per un’Europa equa e competitiva”, organizzato a metà febbraio a Dublino dalla Fondazione dell’Ue per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro. Al Forum hanno partecipato circa 200 rappresentanti delle parti sociali dei 27 Stati membri e delle istituzioni internazionali e comunitarie. 

Nel corso del Forum sono stati presentati gli ultimi dati di Eurostat, l’istituto statistico dell’Ue, aggiornati a dicembre dello scorso anno, sul mercato del lavoro comunitario. Il tasso di disoccupazione è oggi del 10,7% nei 27 Stati membri, ma sale all’11,7% nell’Eurozona. Queste percentuali, tradotte in cifre, sono allarmanti: oggi ci sono circa ventisei milioni di disoccupati in Europa. La percentuale di giovani senza lavoro è ancora più preoccupante: 23,4% nei 27 Stati membri e 24% nell’Eurozona. A cercare un impiego sono in gran parte persone con una qualifica media, perché la crisi ha prodotto una polarizzazione dell’occupazione. Sempre di più, infatti, il mercato richiede lavori poco o per nulla qualificati da un lato e competenze molto specialistiche dall’altro: il tasso di occupazione delle persone in possesso di un elevato livello di qualifica è oggi in Europa dell’82%, mentre quello di chi ne ha uno medio è del 69%. L’aumento del tasso di disoccupazione fra il 2008 e il 2012 è stato, inoltre, maggiore nei Paesi europei che hanno vissuto negli anni precedenti un boom economico, come Irlanda, Spagna, Paesi baltici e Grecia. Un altro aspetto messo in evidenza nel Forum è stato la correlazione esistente in molti Stati fra l’elevata percentuale dei senza lavoro, i livelli di povertà e la scarsa qualità della formazione. Spagna, Lettonia, Italia, Bulgaria e Romania sono i cinque Paesi dell’Ue dove è più elevato il tasso di povertà infantile: non a caso, si tratta di Stati dove c’è una forte recessione economica (Spagna, Lettonia e Italia) o che sono i più poveri dell’Unione europea (Romania e Bulgaria). L’Italia ha anche un altro poco invidiabile primato: quello di essere, con Spagna e Grecia, il Paese dell’Europa occidentale con la peggiore qualità di apprendimento secondo il modello di valutazione Pisa (Programme International Students’ Assessment), elaborato dall’Ocse. 

Raymond Torres, direttore dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ha sottolineato nel suo intervento al Forum che i Paesi finanziariamente sani hanno potuto spendere di più sulle politiche attive del lavoro fra il 2007 e il 2010, mentre negli altri hanno prevalso quelle passive per problemi di limitazione della spesa pubblica. “Molti programmi di reinserimento al lavoro dei disoccupati ” ha affermato Torres “non hanno potuto essere realizzati per mancanza di fondi pubblici e questo contribuisce a tenere alti i tassi di disoccupazione”. Torres ha poi ricordato che i sistemi di protezione sociale, che rispettano i diritti fondamentali del lavoro dell’Oil, giocano un ruolo importante come stabilizzatori automatici in tempi di crisi. 

Durante il primo giorno del Forum si sono svolti tre gruppi di lavoro su “La crisi come opportunità per le riforme sociali strutturali”; “Andare verso la solidarietà nelle condizioni di vita e di lavoro” e “Spingere verso la creazione di 

nuova occupazione e lo sviluppo economico”. La discussione in quest’ultimo gruppo è stata particolarmente deludente, perché la relatrice, Kimberley Lansford, dell’associazione che raggruppa le più importanti imprese industriali europee (Ert), ha sostenuto la necessità di aumentare la flessibilità del mercato del lavoro, pur difendendo a parole il dialogo sociale e l’importanza della formazione. Lansford ha affermato che bisogna “reindustrializzare” l’Europa per aumentare il tasso di occupazione, ma non ha portato alcun elemento che dimostri un reale impegno della sua associazione in questa direzione. 

Nel corso delle due giornate del Forum sono intervenuti anche Lazlo Andor, Commissario europeo per le politiche dell’occupazione, Guy Ryder, Direttore generale dell’Oil, Bernadette Ségol, Segretario generale della Ces e Staffan Nilsson, Presidente del Comitato economico e sociale europeo. 

Nelle conclusioni, Erika Mezger, Vice direttrice della Fondazione di Dublino ha, infine, illustrato il lavoro futuro dell’agenzia europea, concentrato sulla valutazione concreta delle politiche sociali e per l’occupazione attuate a livello nazionale ed europeo. Mezger non ha accennato alla possibile riorganizzazione della Fondazione di Dublino da parte della Commissione europea. Nonostante l’enfasi sul ruolo del dialogo sociale, infatti, traspare l’intenzione delle istituzioni europee di indebolire la struttura tripartita governi-sindacati-associazioni imprenditoriali che ha finora governato sia la Fondazione di Dublino, sia il Cedefop (l’agenzia europea che si occupa di formazione) sia l’Osha, con sede a Bilbao, che per conto dell’Unione europea si occupa di salute e sicurezza al lavoro. 

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