Si è conclusa oggi l’iniziativa promossa dalle compagne della Fisac Cgil Macerata e dal Forum donne Cgil Marche dal titolo “La forza delle donne di fronte al terremoto”.
Alla tavola rotonda ha partecipato il Segretario Nazionale della Fisac CGIL Giuliano Calcagni.
L’iniziativa è stata sostenuta dalla partecipazione del Coordinamento Donne Nazionale della Fisac CGIL e Agnese Palma è intervenuta a nome dell’Esecutivo Donne.
Hanno contribuito al dibattito diversi rappresentanti delle istituzioni e della società civile, che hanno illustrato gli interventi realizzati per la ricostruzione e le emergenze che ancora restano da gestire.
Testimonianze dirette di lavoratrici delle zone terremotate, ci hanno fatto vivere, attraverso il racconto della loro esperienza, il drammatico evento.
E’ emerso che anche in situazioni di estrema difficoltà le donne si fanno carico di un lavoro immane con grande coraggio, forza e competenza.
Di seguito, il testo dell’intervento dell’Esecutivo all’iniziativa “La forza delle donne di fronte al terremoto”:
Donne e scienze della terra
Oggi abbiamo parlato di un evento catastrofico che ha colpito l’Italia centrale lo scorso anno e di come le donne, con grande forza ed elasticità, hanno reagito e reagiscono nelle calamità. Abbiamo ascoltato pareri autorevoli, testimonianze, ci siamo commosse per il dramma ed abbiamo ammirato la forza e la voglia di andare avanti delle popolazioni colpite, ed in queste il ruolo trainante delle donne. Non è necessario aggiungere altro.
Basti dire che in Italia, ad ogni terremoto o calamità natural esi sentono sempre le stesse giaculatorie, promesse, piagnistei conditi con molta ipocrisia da parte di chi ha avuto ed ha il potere di fare qualcosa, ma ha fatto poco e male.
Il nostro è un paese in cui dal pianto si ricade subito nel fatalismo e nella rassegnazione. Non sono più tempi in cui ci si può nascondere maledicendo la natura matrigna; la natura è la natura, ne’ buona ne’ cattiva, ed ormai da tempo abbiamo le conoscenze per prevenire ed impedire innanzitutto la perdita di vite umane, ma anche la distruzione di attività economiche e sociali nei territori colpiti.
E su questo tema, quello della conoscenza e della scienza, che torno al contributo delle donne. Abbiamo ascoltato dalle testimonianze che le donne si rimboccano le maniche e lavorano molto, ed è un lavoro spesso svolto nel silenzio e nell’invisibilità.
Su una particolare invisibilità ed esclusione voglio soffermarmi: quella del contributo delle donne nella comunità scientifica, e parlando di terremoti metto una specifica attenzione sulle scienze della terra, alla ribalta nelle colonne dei giornali durante le catastrofi e presto dimenticate.
In una indagine del 2015 della commissione Pari Opportunità del Consiglio Nazionale Geologi si affermava: “La percentuale di donne appartenenti alla categoria professionale dei geologi è pari solo al 21%. Di questo 21%, ben il 54% dei geologi donna ha dichiarato di aver subito discriminazioni sul posto di lavoro, mentre il 92% ha percepito delle diseguaglianze di genere. Nelle pubbliche amministrazioni sono davvero pochi i geologi dirigenti e tra questi il 43% è donna. Solo il 18% delle libere professioniste ha figli.”
Per non parlare dei cantieri di costruzione, dove raramente vedrete la geologa, sebbene le donne professioniste dimostrino molto rigore e competenza. Nelle piattaforme petrolifere geologhe o ingegnere sono tuttora pochissime.
Persino negli avanzati USA la situazione non è rosea, i dipartimenti di geologia non sono luoghi accoglienti per le donne.
Sebbene la percentuale delle laureate in scienze della terra sia cresciuta dal 29% fino al 40% negli ultimi venti anni, il ruolo di professore viene raggiunto dalla stessa esigua minoranza di qualche decennio fa.
Questo ha dato fiato a qualche illustre professore per dire che le donne non sono portate per gli studi scientifici, per l’astrazione, essendo per loro natura più concrete e pratiche, confondendo l’effetto con la causa.
Per secoli escluse dall’istruzione, scoraggiate ad applicarsi agli studi scientifici o tecnici, ancora oggi lo stereotipo che le donne non siano adatte ad alcune professioni è duro a morire.
Questo determina un grande spreco di talenti, di intelligenza, di capacità,commettendo un delitto che viene perpetrato da secoli ai danni delle donne, una sorta di femminicidio dell’intelligenza.
Qui nelle Marche oggi abbiamo avviato una riflessione al femminile, ma è una riflessione che coinvolge tutti.
Abbiamo visto che la Cgil c’è stata, siamo stati impegnati nella campagna di solidarietà in aiuto alle popolazioni terremotate, ma la solidarietà deve continuare dando un seguito alla nostra azione.
L’articolo 1 del nostro Statuto dice che siamo un sindacato che promuove l’autotutela solidale e collettiva. L’autotutela deve focalizzarsi ora sulla prevenzione, dobbiamo batterci affinché questo paese inizi ad uscire dalle emergenze.
Le emergenze e le ricostruzioni sono molto redditizie, molto più del rispetto dell’ambiente, dei piani regolatori, delle costruzioni antisismiche. In questo campo si sente ancora di più la scarsa presenza delle donne, che aiuterebbe la conservazione, la tutela, la protezione del paesaggio e delle comunità.
Il profitto privato se ne infischia delle vite umane. In Italia, oltretutto, interessi privati intrecciati alla corruzione e alla pochezza quando non collusione della politica hanno finora impedito di investire in prevenzione e sicurezza, diversamente da paesi quali il Giappone e la California, pur essendo capitalisti.
Dopoil24 agosto 2016 la Cgil ha preso posizione sul tema della ricostruzione e della messa in sicurezza, che potrebbe oltretutto portare lavoro nell’edilizia in crisi, senza consumo di suolo. Finora si è fatto il contrario, deportando le popolazioni terremotate, costruendo altrove, devastando l’ambiente.
La Cgil ha avviato nel maggio scorso il PSES, Progetto di Sviluppo Economico e Sociale per le aree terremotate e le aree interne del paese.
Questo progetto deve andare avanti e scendere nel dettaglio, concretizzando proposte da portare alle amministrazioni locali, costruendo alleanze con le associazioni dei cittadini nei territori, mettiamoci competenze, anche le competenze delle donne di cui si ha un gran bisogno, e soprattutto perseveranza.
L’iniziativa di oggi non è la celebrazione di una triste ricorrenza, piuttosto l’inizio di una piattaforma rivendicativa, una contrattazione sociale in sinergia tra territori colpiti da sismi recenti o passati.
Ringrazio a nome dell’Esecutivo Donne Fisac Nazionale la Fisac di Macerata, la CGIL edil Forum Donne di Macerata, la Fisac e la Cgil Marche per questa iniziativa e la Fisac Nazionale per averla sostenuta con slancio e convinzione.
Mi congedo con un frammento di Ignazio Silone sul terremoto in Marsica del 1915, che lui aveva vissuto e che fece circa 30.000 morti:
“….. Nel terremoto morivano infatti ricchi e poveri, istruiti e analfabeti, autorità e sudditi. Nel terremoto la natura realizzava quello che la legge a parole prometteva e nei fatti non manteneva: l’uguaglianza. Uguaglianza effimera. Passata la paura, la disgrazia collettiva si trasformava in occasione di più larghe ingiustizie. Non è dunque da stupire se quello che avvenne dopo il terremoto, e cioè la ricostruzione edilizia per opera dello Stato, a causa del modo come fu effettuata, dei numerosi brogli frodi furti camorre truffe malversazioni d’ogni specie cui diede luogo, apparve alla povera gente una calamità assai più penosa del cataclisma naturale….“
Non possiamo impedire i cataclismi naturali, ma le calamità umane si.
Esecutivo Donne Fisac Nazionale
ARTICOLO PUBBLICATO SU WWW.RASSEGNA.IT :
La forza delle donne di fronte a terremoti e calamità naturali
di Agnese Palma – 4 ottobre 2017
Nel campo della ricostruzione e della messa in sicurezza pesa la scarsa presenza femminile, che aiuterebbe la conservazione, la tutela, la protezione del paesaggio e delle comunità. La verità è che il profitto privato se ne infischia delle vite umane
In Italia, a ogni terremoto o calamità, si sentono le stesse giaculatorie, le stesse promesse condite con molta ipocrisia da parte di chi ha avuto e ha il potere di fare qualcosa, ma ha fatto poco e male. Dopo ogni catastrofe naturale, siamo abituati a passare in poco tempo dal pianto dettato dall’emotività al fatalismo e alla rassegnazione. Ma i tempi non sono più quelli in cui ci si può nascondere dalle responsabilità, maledicendo la natura matrigna; la natura è la natura, né buona, né cattiva, e ormai da tempo abbiamo le conoscenze per prevenire e impedire innanzitutto la perdita di vite umane, ma anche la distruzione di attività economiche e sociali nei territori colpiti. Le esperienza vissute anche di recente ci hanno mostrato per fortuna dell’altro: persone, intere popolazioni, che si rimboccano le maniche e lavorano molto, un lavoro spesso svolto nel silenzio e nell’invisibilità.
Su una particolare invisibilità ed esclusione vorrei qui soffermarmi: quella del contributo delle donne nell’ambito della comunità scientifica, con uno specifico riferimento, parlando di terremoti, a quelle impegnate nelle scienze della terra, giunte alla ribalta della cronaca durante le catastrofi naturali e troppo presto dimenticate. In un’indagine del 2015 della commissione Pari opportunità del Consiglio nazionale geologi si affermava che “la percentuale di donne appartenenti alla categoria professionale è pari solo al 21%. Di questo 21%, ben il 54% dei geologi donna ha dichiarato di aver subito discriminazioni sul posto di lavoro, mentre il 92% ha percepito delle diseguaglianze di genere”.
Per non parlare dei cantieri di costruzione, dove raramente vedrete la geologa, sebbene le donne professioniste dimostrino molto rigore e competenza. Nelle piattaforme petrolifere, geologhe o ingegnere sono tuttora pochissime. Persino negli avanzati Usa la situazione non è rosea, i dipartimenti di geologia non sono luoghi accoglienti per le donne. Sebbene la percentuale delle laureate in Scienze della terra sia cresciuta dal 29%, fino al 40% negli ultimi venti anni, il ruolo di professore viene raggiunto dalla stessa esigua minoranza di qualche decennio fa.
Questo ha dato fiato a qualche illustre professore per dire che le donne non sono portate per gli studi scientifici, per l’astrazione, essendo “per loro natura” più concrete e pratiche, confondendo l’effetto con la causa. Per secoli escluse dall’istruzione, scoraggiate ad applicarsi agli studi scientifici o tecnici, ancora oggi lo stereotipo che le donne non siano adatte ad alcune professioni è duro a morire. Tutto ciò determina, inevitabilmente, un grande spreco di talenti, di intelligenza, di capacità, commettendo un delitto che viene perpetrato da secoli ai danni delle donne, una sorta di femminicidio dell’intelligenza.
Di questi temi si è parlato giovedì 28 settembre in un convegno organizzato a Macerata dalla Fisac e dal Forum donne Cgil, a cui hanno preso parte, tra gli altri, Daniel Taddei (segretario generale Cgil Macerata), Angelica Bravi (Forum donne Cgil Macerata), Paolo Barboni (Università di Camerino), Paola Nicolini (Università di Macerata) e Giuliano Calcagni (della segreteria nazionale Fisac). Una riflessione collettiva su come le donne, con grande forza ed elasticità, hanno reagito e reagiscono nelle calamità.
C’è da dire che in occasione di ogni catastrofe naturale (sisma, frana o alluvione), tra le tante che negli ultimi anni si sono abbattute sul nostro territorio, la Cgil è stata in prima linea, impegnata nelle campagne di solidarietà in aiuto alle popolazioni colpite. Ma la solidarietà deve continuare, dando un seguito alla nostra azione. L’articolo 1 del nostro Statuto dice che siamo un sindacato che promuove l’autotutela solidale e collettiva. L’autotutela deve focalizzarsi ora sulla prevenzione, dobbiamo batterci affinché questo Paese inizi a uscire dalle emergenze.
Il fatto è che in Italia le emergenze e le ricostruzioni sono molto redditizie, molto più del rispetto dell’ambiente, dei piani regolatori, delle costruzioni antisismiche. In questo campo, si sente ancora di più la scarsa presenza delle donne, che aiuterebbe la conservazione, la tutela, la protezione del paesaggio e delle comunità. La verità è che il profitto privato se ne infischia delle vite umane. In Italia, oltretutto, interessi privati intrecciati alla corruzione e alla pochezza – quando non alla collusione – della politica, hanno finora impedito di investire in prevenzione e sicurezza, diversamente da Paesi quali il Giappone e la California.
Dopo il 24 agosto 2016 la Cgil ha preso posizione sul tema della ricostruzione e della messa in sicurezza, che potrebbe oltretutto portare lavoro nell’edilizia in crisi, senza consumo di suolo. Per questo ha avviato nel maggio scorso il Pses, Progetto di sviluppo economico e sociale per le aree terremotate e le aree interne del nostro Paese. Questo progetto deve andare avanti e scendere nel dettaglio, concretizzando proposte da portare alle amministrazioni locali, costruendo alleanze con le associazioni dei cittadini nei territori.
L’iniziativa delle sindacaliste del 28 settembre non è stata la celebrazione di una triste ricorrenza, piuttosto l’inizio di una piattaforma rivendicativa, una sorta di contrattazione sociale in sinergia tra territori colpiti da sismi recenti o passati. Per questo in occasione del convegno di Macerata il Forum donne Cgil e la Fisac provinciali hanno presentato due proposte di legge, nazionale e regionale (per le Marche), quale sostegno alle lavoratrici e ai lavoratori delle zone colpite da calamità naturali. Non possiamo impedire i cataclismi naturali, è vero, ma le calamità umane sì.