Timida ripresa e battaglie bancarie in corso.
Si parla di una timida ripresa ma, almeno per il mondo del lavoro, specie quello bancario, non se ne vede traccia. Tutte le banche sono in ristrutturazione e in Italia sono alle prese con il consolidamento dei crediti deteriorati per presentarsi “depurate” e con il “vestito bianco” alle prossime fusioni. Fervono i preparativi per nuovi accordi di partnership nel settore della bancassurance, mentre le fusioni assumono poi i contorni più variopinti, come l’acquisto da parte di Intesa della Banca dei tabaccai e le offerte avanzate da Banca Ifis, il gruppo finanziario londinese Blue Skyes, il gruppo americano Atlas e il Credito Valtellinese per la banca dei farmacisti, Farbanca. Ma la medicina somministrata per curare questi mutamenti non è certo indolore per i lavoratori, presi come sono tra l’incudine delle crescenti pressioni commerciali, con obiettivi sempre più incalzanti e difficilmente raggiungibili, e il martello del rispetto delle normative di vigilanza europee. Le banche acquisite o in ristrutturazione cercano di disdettare invece i contratti integrativi, dichiarando tagli di personale, non sempre assorbibili dal Fondo esuberi. In pochi mesi le Good Banks hanno dichiarato 1.900 tagli, Intesa per le banche venete 4.000, fino a 5.500 per MPS. In totale da qui al 2020 il Fondo esuberi dovrà gestire 25mila posizioni.
Profitti per pochi, sacrifici per molti.
In un mondo che cambia repentinamente il Sole 24 Ore del 15/09/2017 ha osservato che a livello mondiale la liquidità è raddoppiata nei bilanci degli istituti di credito passando dai 5.800 Mld di dollari del 2008 ai quasi 10mila miliardi di oggi. Sono state le banche centrali a inondare di liquidità il mercato mondiale per curare la crisi ma, allo stesso tempo per evitarne di nuove hanno introdotto normative prudenziali, immobilizzando i capitali a beneficio dei banchieri e non certo dei bancari. I tentativi di affrontare la crisi da parte delle autorità monetarie dimostrano poi con evidenza la loro incapacità di comprendere e controllare il caos capitalistico da loro stessi evocato come degli apprendisti stregoni. Sulle colonne de La Stampa il momento è stato paragonato ad un viaggio fatto col contachilometri rotto su una strada zeppa di autovelox non segnalati… E lo deve riconoscere, con malcelata amarezza, persino il presidente della Federal Reserve, dichiarando davanti all’Associazione degli economisti di business Nabe che « io e i miei colleghi potremmo aver giudicato male la forza del mercato del lavoro, il grado di conformità delle aspettative inflazionistiche di lungo periodo con il nostro obiettivo d’inflazione e persino le forze fondament ali che guidano l’inflazione ». Detto e sottoscritto da chi sostiene questo mondo, e vorrebbe guidare fuori dalla crisi, non dà alcuna fiducia…
Affidarsi quindi alle autorità monetarie come alle sirene aziendaliste non offre prospettiva alcuna per i lavoratori bancari, ma solo incertezza e precarietà. Anche nella ripresa cercheranno di fare pagare il conto ai lavoratori. Ecco perché bisogna organizzarsi per difendersi, senza inutili attendismi, che avvantaggiano semmai solo chi vuole caricare sulle nostre spalle gli effetti della crisi e senza pensare, per illusione o comodità, che arrivi un supereroe a risolvere i nostri problemi. È necessario invece sviluppare la coalizione sindacale, per una politica autonoma di classe. L’Europa potenza pensa solo a ingrassare il già ricco portafoglio di banchieri e dirigenti, con i parlamenti, nazionali e continentali, irrimediabilmente ridotti a ratificare solo scelte prese altrove, in nome di un inesistente interesse generale. Sta a noi come lavoratori europei, alzando lo sguardo sopra gli orticelli aziendali o nazionali, difendere i nostri interessi, in una visione internazionalista. È un insegnamento che ci ha affidato la Storia del mondo del lavoro: sta solo a noi raccoglierlo per superare un mondo caotico e ingovernabile.
Segreteria Organo Coordinamento Fisac-Cgil
Gruppo bancario Credito Valtellinese
– scarica il documento allegato