Carissime compagne e carissimi compagni,
da sempre ci indigniamo, piangiamo e ci mobilitiamo per la violenza perpetrata ogni giorno sui corpi delle donne e ci interroghiamo su come fermare tale orrore. Nonostante l’impegno di tutt* noi, i numeri e le storie terrificanti, che raccontano di violenza sulle donne, non accennano a diminuire, anzi, in alcuni momenti come quello attuale, sembrano crescere in modo esponenziale.
Abbiamo quindi bisogno della forza e dell’impegno di tutta la nostra organizzazione per combattere ogni forma di violenza, discriminazione e sopruso sulle donne e debellare questo analfabetismo sentimentale che considera la violenza, la prevaricazione e il sopruso manifestazioni d’amore.
Per sostenere questa nostra battaglia di civiltà, insieme al Segretario Generale e alla Segreteria Nazionale, noi Esecutivo Nazionale Donne Fisac CGIL sottoscriviamo l’appello della CGIL “Avete tolto senso alle parole”, “per chiedere agli uomini, alla politica, ai media, alla magistratura, alle forze dell’ordine e al mondo della scuola un cambio di rotta nei comportamenti, nel linguaggio, nella cultura e nell’assunzione di responsabilità di questo dramma”. Inoltre partecipiamo alla mobilitazione lanciata dalla Segretaria Generale Susanna Camusso, che chiama tutte le donne a scendere nelle piazze il prossimo 30 settembre al grido “Riprendiamoci la libertà!”.
Pronti ad impegnarci nella sua riuscita, siamo tuttavia consapevoli che un’unica azione, per quanto straordinaria, non possa modificare retaggi culturali così profondi. Quindi auspichiamo che questo sia solo l’inizio di una riflessione più profonda sulla violenza di genere, che, partendo dalle donne, arrivi a coinvolgere gli uomini per diventare priorità condivisa da tutta l’organizzazione.
Roma, 25 settembre 2017
La Segreteria Nazionale Esecutivo Nazionale Donne
Appello – Avete tolto senso alle parole.
Volete togliere senso ai numeri che parlano di un dramma. Non sapete quanto pesa denunciare e quale scelta sia. Ogni denuncia porta con sè la nuova violenza di cronache morbose, pornografiche, che trasformano le vittime in colpevoli.
Non sapete dare un senso al silenzio che le donne scelgono, o a cui sono costrette e lo occultate nelle statistiche che segnano una lieve diminuzione delle denunce, seppellendo nei numeri il peso permanente della violenza, degli stupri, dei femminicidi.
Avete tolto senso alle parole quando trasformate la violenza contro le donne in un conflitto etnico, razziale, religioso.
Avete tolto senso alle parole quando difendete il vostro essere uomini, senza pensare all’ulteriore violenza che infliggete: donne nuovamente vittime, oggetto dei vostri conflitti di supremazia.
Quando riecheggia il fatidico “dove eravate?”, vorremmo noi chiedervi “dove siete?” Siamo uscite dal silenzio, abbiamo detto se non ora quando ed ancora nonunadimeno. Abbiamo colorato piazze, città, la rete, le nostre vite perché vogliamo vivere ed essere libere.
Reagiamo con la forza della nostra libertà all’insopportabile oppressione del giudizio su come ci vestiamo o ci divertiamo.
Ci vogliamo riprendere il giorno e la notte, perché non c’è un “mostro” o “un malato” in agguato, ma solo chi vuole il possesso del nostro corpo, della nostra mente, della nostra libertà. Non ci sono mostri o malati,ma solo il rifiuto di interrogarsi, il chiamarsi fuori che alla fine motiva e perpetua la violenza.
Le parole sono armi, sono pesanti lasciano tracce profonde ed indelebili, determinano l’humus in cui si coltiva la “legittimità” della violenza, la giustificazione dell’inversione da vittima a colpevole.
Ci siamo e continueremo ad esserci per riaffermare che la violenza contro le donne è una sconfitta per tutti e ci saremo ancora perché vogliamo atti e risposte:
- La convenzione di Istanbul è citata, ma non applicata, farlo!
- La depenalizzazione dello stalking, va cancellata – ora!-
- La cultura del rispetto si costruisce a partire dalla scuola, dal senso delle parole, si chiama educazione!
- Agli operatori della comunicazione tutti, chiediamo che ci si interroghi e si decida sul senso dell’informazione, sul peso delle parole ed esigiamo la censura di chi si bea della cronaca morbosa.
- Ancora una volta risorse e mezzi per i centri antiviolenza, case sicure, e norme certe per l’inserimento al lavoro.
- Vogliamo che venga diffuso e potenziato il servizio di pubblica utilità telefonico contro la violenza sessuale e di genere, adesso!
- Alla magistratura e alle forze dell’ordine, che venga prima la parola della donna in pericolo, della donna abusata, che non si sottovaluti, che non si rinvii, che si dia certezza e rapidità nelle risposte e nella protezione.
Chiediamo a tutti, pesate le parole. Sappiate che non si può cancellare la nostra libertà.