![]() |
![]() |
![]() |
![]() |
E’ pubblica la “semestrale” della Banca e il risultato netto chiude in negativo. Non è un bel segnale anche se altri dati risultano essere confortanti. Al di là di cosa abbia generato questo risultato è un dato che certifica (pur con i distinguo con cui si dovrebbe leggere una semestrale) lo stato di difficoltà dell’Azienda.
Siamo in uno scenario complicato che, chi lavora nella rete, conosce meglio di chiunque altro: e va da sé che diffidiamo l’Azienda dall’inasprire le già insostenibili e inaccettabili pressioni commerciali.
Le lavoratrici ed i lavoratori hanno fatto e faranno la loro parte se l’Azienda farà la propria.
Ricordiamo l’obiettivo di riduzione dei compensi del Board/Top Management (il cui raggiungimento, in uno con quello relativo alle consulenze, è condizione sospensiva per l’eventuale ricorso obbligatorio alle giornate di solidarietà) e la sensibile riduzione retributiva (-15%) per i dirigenti con RAL alta.
E’ un patto solidale per la salvezza di tutti.
Nessun localismo, nessuna differenza di ragione sociale, nessuna differenza di origine, nessuna distinzione tra “uffici” e “rete”.
Sappiamo che è difficile ragionare così nei momenti in cui si viene toccati personalmente ma è quello che va fatto, responsabilmente, perché la Banca è una, il Gruppo è uno e per questo lavoriamo.
E’ per queste considerazioni che riteniamo incomprensibile l’irresponsabilità di chi, in queste ore, per mero populismo condito da caccia all’iscritto, fomenta la divisione tra i lavoratori immaginando così di riproporsi come soggetto salvifico a costo zero.
Facile così, quando non si è voluto assolvere al proprio compito dichiarato pubblicamente e in ogni sede. E’ fin troppo comodo infatti dire che si sarebbe fatto altrimenti non avendo fatto nulla.
Tutti i sindacalisti presenti alle trattative del 2016 ricordano benissimo le parole pronunciate da coloro che oggi si scagliano contro l’accordo del 5 agosto scorso e dichiaravano all’Azienda: “vi diamo tutta la solidarietà che volete in cambio di un posto nel CDA”. Inoltre, sempre dagli stessi soggetti che oggi denigrano chi si è preso l’onere di fare la propria parte fino in fondo, abbiamo sentito affermare fin dal primo giorno: “siamo pronti a firmare la solidarietà”; e ancora, in un periodo economico in cui le famiglie rinunciano alle cure mediche per mancanza di soldi, dichiarare: “rinunciamo alla polizza sanitaria”.
Cosa è cambiato dallo scorso anno?
Di certo i numeri dell’Azienda – il bilancio 2016 è visibile a tutti quelli che hanno la volontà e la capacità di leggerlo – e la presentazione di un aggiornamento di piano che paventava riduzioni di personale (504 esuberi dichiarati), impossibilità di ricorso alle prestazioni del Fondo di Sostegno di categoria (per mancanza di coperture), esternalizzazioni e dunque possibili scenari di impatto traumatico sul lavoro per tutti.
In questo contesto è facile supporre quali “attenzioni” gli organismi di vigilanza, da un lato, ed il mercato, dall’altro, possano riservare alla nostra Azienda.
Per chi gioca allo sfascio, ora, sembra che questo non conti o non sia reale alimentando, così, il corto circuito che porta molti colleghi e colleghe a non credere che ciò che è accaduto ad altri possa accadere a noi e nella convinzione che il piano sia stato solo una “sparata” dell’Azienda per poi ottenere quello che poi è stato scritto nell’accordo.
IRRESPONSABILI!
A chi gioca allo sfascio e ha scommesso, vanamente, sull’incapacità di queste Organizzazioni Sindacali di giungere ad un accordo per poi accreditarsi con l’Azienda, e punta a raccattare deleghe per impossibili ribaltoni dell’accordo, diciamo ancora una volta IRRESPONSABILI!
Non si può, per basse logiche di potere legate alla rappresentanza, giocare sulla pelle dei colleghi!
Dobbiamo pensare che sarebbe stato meglio andare “a vedere” (secondo il lessico d’azzardo del poker) se l’Azienda bluffasse sui 504 licenziamenti o se le sedi sarebbero poi state chiuse per davvero?
Noi abbiamo valutato che l’azzardo è appunto roba da tavoli da gioco e non di trattativa e, tenendo dentro tutti, ci siamo caricati sulle spalle l’onere di una decisione sofferta, impopolare, pesante e difficile al fine di non lasciare mano libera all’Azienda: la procedura si sarebbe inesorabilmente conclusa il 17 agosto.
Abbiamo fatto quello che un sindacato dovrebbe sempre avere in mente: provare in tutti i modi, per la parte che gli compete, a difendere e a costruire occupazione.
E’ per queste ragioni che invitiamo colleghe e colleghi a restare saldi e a non cedere alla mistificazioni ed alle lusinghe di chi non possiede bacchette magiche e nella sua storia, nel settore, ha persino firmato accordi ben peggiori di questo firmato in BPB.
Vi terremo costantemente aggiornati e terremo incontri tra le strutture sindacali per la programmazione del dovuto confronto con lavoratrici e lavoratori.
Bari, lì 10 agosto 2017
Segreterie OdC FABI – FISAC/CGIL – UGL – UNISIN (FALCRI-SILCEA-SINFUB)
Gruppo BPopBari