“Rivedremo le stime sulla dinamica del pil per il 2013”, annuncia, durante una conference call, il direttore centrale dell’Abi, Gianfranco Torriero. “Visto il dato Istat del quarto trimestre 2012, -0,9% invece del previsto -0,4% a marzo, ci sarà una revisione”, spiega, ricordando che la previsione dell’Abi per l’anno in corso è attualmente -0,6%.
Detto dello scenario sul fronte macro, indicazioni negative arrivano anche sul versante del rapporto tra banche e clienti. Sono sempre più in flessione i prestiti a famiglie e imprese: la variazione annua degli impieghi è stata negativa del 3,26% a gennaio, contro il -2,5% di fine 2012. Una caduta del genere, spiega il chief economist dell’Abi, non si era mai registrata nella serie storica di questo aggregato che risale a giugno del 1999 ma si giustifica, a parere dell’esperto di Palazzo Altieri, con i “sei trimestri di recessione” che stiamo vivendo. Nel rapporto mensile dell’Abi si dice che l’andamento è in linea con l’evoluzione delle principali grandezze macroeconomiche (Pil e investimenti)”.
Ed è anche nuovo record per le sofferenze delle banche italiane. La rischiosità dei prestiti, a seguito della crisi in atto, è ancora in crescita: le sofferenze nette, si legge nel Bollettino mensile dell’Abi, hanno toccato a fine 2012 quota 64,3 mld, le lorde 125 mld. In lieve aumento è il rapporto sofferenze nette su impieghi totali, pari a 3,3% a fine 2012 (3,2% a novembre 2012; 2,7% a fine 2011).
Il dato sulle sofferenze nette indica comunque “ammontari gestibili”: in sostanza, “non esiste un’emergenza sofferenze”, spiega Gianfranco Torriero, direttore centrale di Palazzo Altieri. Quanto al 2013, “dato che i tempi della recessione si stanno allungando, è possibile che le sofferenze aumentino ancora”. Ma a incidere sarà sopratutto l’andamento del pil: “dipenderà dal risultato nel primo trimestre dell’anno”.
E’ comunque un gennaio gelido per i prestiti delle banche italiane a famiglie e imprese. Il mese scorso, secondo le prime stime dell’Abi, c’è stata una caduta del 3,26% su base annua degli impieghi. Il rapporto dell’Abi evidenzia, inoltre, come il totale dei prestiti all’economia dati dalle banche italiane a gennaio sia pari a oltre 1.919 ,iliardi e sia nettamente superiore all’ammontare complessivo della raccolta pari a 1.752,8 miliardi. Quest’ultima è tornata a crescere del 2,54% a gennaio (+1,6% a dicembre) trainata dalla progressione dei depositi (+6,76% a gennaio da +6,2% a dicembre). Il balzo dei depositi che si registra da novembre viene spiegato dall’abi con il clima di incertezza che spinge i risparmiatori a preferire la liquidità.
Dal documento emerge poi la stima di una risalita dei tassi sui nuovi prestiti alle imprese a gennaio (3,71% dal 3,5%) e alle famiglie sui nuovi mutui casa (3,75% dal 3,7%). Il differenziale tra il tasso medio sui prestiti e quello medio sulla raccolta, tuttavia, secondo l’abi, resta a livelli vicini al minimo storico (1,71 punti base).
Continua infine a crescere la rischiosità dei prestiti bancari a seguito della crisi in atto ma, come spiega Torriero, si tratta di “un aumento fisiologico”, da monitorare ma che non desta allarme e che “può essere gestito”. Secondo il rapporto dell’associazione le sofferenze nette hanno toccato a fine 2012 quota 64,3 miliardi, le lorde 125 miliardi. In lieve aumento è il rapporto sofferenze nette su impieghi totali, pari a 3,3% a fine 2012 (3,2% a novembre 2012; 2,7% a fine 2011).