Gruppo Creval: battaglie bancarie e coalizione sindacale

Le ultime vicende Monte Paschi e Popolari venete fanno parte  di una cronaca finanziaria che coinvolgerà probabilmente anche le BCC e le banche medio piccole.

Le battaglie bancarie in corso in  tutta Europa sono la forma di una profonda ristrutturazione per la costruzione di campioni europei della finanza in grado di competere con i colossi americani e cinesi.

Contro l’incertezza e la precarietà che vogliono riservare ai lavoratori bancari la coalizione sindacale è l’unica prospettiva possibile.

Ristrutturazioni bancarie ed esuberi
Sotto lo stretto controllo delle autorità europee il piano industriale di Monte Paschi, insieme a una ricapitalizzazione precauzionale di quasi 9 MLD, e ad una “nazionalizzazione a tempo determinato” fino al 2021, prevede la chiusura immediata di 600 filiali su 2mila e un taglio di 5.500 “risorse”. Popolare Vicenza e Veneto Banca, acquisite da Banca Intesa al costo simbolico di un euro, taglieranno 612 dei 900 sportelli e 3.900 lavoratori dal nuovo gruppo. La “parte sana”, depurata di NPL ed esuberi, finisce così al Gruppo Intesa. Tra Siena e Veneto il costo della ristrutturazione è di 2,44 miliardi. Situazione analoga in Spagna con il Banco Popular, sesta banca spagnola, accasata, al costo di un euro, con il colosso madrileno Banco Santander. L’operazione ha azzerato il capitale degli azionisti e degli obbligazionisti junior , non assicurati, ma ha risparmiato obbligazionisti sen ior e depositanti. Da non dimenticare poi la vicenda che ha riguardato alcune banche del Centro Italia, con le Good Banks assorbite da Ubi e Cariferrara da BPER, sempre al costo di un euro…. Tutto finito? Almeno in Italia ci sono ancora casi a rischio, come le BCC e le banche medio piccole… Il capitalismo offre quindi un apparente paradosso. Già con la crisi del 2008 alcune banche USA furono salvate socializzando le perdite, analoga sorte con le recenti cronache bancarie europee. Ma è solo un paradosso apparente, in quanto il capitalismo è una società basata sulla massimizzazione dei profitti di un’élite ristretta, che riesce a caricare i costi delle ristrutturazioni sui bilanci statali e sui lavoratori in nome di un supposto interesse generale. L’obiettivo per l’Europa potenza è di trasformare il Meccanismo europeo di stabilità in un Fondo monetario europeo che operi come “cassaforte di ultima istanza” dell’Unione bancaria. Si vedrà… ma i profitti rimarranno comunque a favore di pochi… nella logica capitalistica.

Campioni della finanza per l’Europa potenza
I motori economici europei sembrano essere in ripresa, ma i morsi della crisi rendono tuttora fragile la produzione industriale dell’area. Il ciclo elettorale europeo del 2017 ha aperto però, secondo la Banca di Francia, una «finestra di opportunità», a partire da una centralizzazione dei poteri finanziari per costruire dei “campioni europei della finanza” da contrapporre ai colossi finanziari americani e cinesi. La spinta alla centralizzazione provoca reazioni di difesa contro le erosioni di sovranità e di interessi costituiti. È il caso della L-Bank di Karlsruhe, banca regionale del Baden-Württemberg, che ha intentato causa contro la BCE, per rimanere sotto sorveglianza tedesca. La Corte di Giustizia UE ha però sancito la piena legittimità della decisione BCE. Il processo europeo dunque prosegue con il compito di ristrutturare o “risolvere” in modo ordinato le banche in crisi, attraverso cessioni parziali o totali o con il salvataggio interno, totale o parziale, a spese di azionisti, obbligazionisti e se necessario dei depositi superiori ai 100.000 euro. Le linee di fondo di questa strategia europeista sono ormai tracciate.

Unica prospettiva: la coalizione sindacale
Quali invece le prospettive per i lavoratori bancari europei? Sia in salsa sovranista, sia europeista la ricetta dei banchieri del continente europeo è sempre la stessa: incertezza e precarietà. Ecco perché diventa necessario sviluppare la coalizione sindacale, per una politica autonoma di classe. L’Europa potenza pensa solo a ingrassare il già ricco portafoglio di banchieri e dirigenti, con i parlamenti, nazionali e continentali, irrimediabilmente ridotti a ratificare solo scelte prese altrove, in nome di un inesistente interesse generale. I nostri interessi, come lavoratori europei, dobbiamo invece difenderli unendo le nostre forze in una visione internazionalista. Le prossime scadenze saranno un inevitabile banco di prova.

Segreteria Organo Coordinamento Fisac-Cgil
Gruppo bancario Credito Valtellinese

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