Tavolo sul credito: Toscana, banche a rischio 3/4 mila posti. Rossi chiede incontro con Padoan

TavoloRegionale.001da Repubblica – di Maurizio Bologni.  Una tempesta si sta per abbattere sul sistema bancario toscano: nella regione si rischiano tra 3.000 e 4.000 posti di lavoro e la chiusura di altre centinaia di sportelli. La crisi è in cima all’agenda politica e sindacale. Alla preoccupazione che non siano più sufficienti gli strumenti di accompagnamento soft all’uscita dal lavoro (il fondo esuberi), si accompagna quella di un ulteriore allontanamento dei centri di valutazione e concessione del credito, con stretta per le aziende. Il governatore della Toscana, Enrico Rossi (foto sotto), dopo aver visto i sindacati, ha chiesto un tavolo di confronto al ministro Padoan. Ma difficilmente si potrà evitare la nuova mazzata, dopo quelle che hanno ridotto a 24mila i bancari e a meno di 2.200 le filiali in Toscana.
Il fronte di crisi più grave continua ad essere quello di Mps. Dopo la lunga trattativa triangolare, Banca-Governo-Europa, siamo al rush finale. Gli esuberi dovrebbero essere 4.800 in Italia e 700 nelle filiali all’estero. Siccome sui numeri totali la Toscana vale per Mps circa il 20-25% – qui ci sono tra i 6.000 e i 7.000 dipendenti con una concentrazione di 2.500 persone nella direzione generale di Siena – è verosimile prevedere un contributo di uscite di personale dalle regione per 1-200-1.300 unità e la chiusura di un centinaio di sportelli di Rocca Salimbeni (in totale dovrebbero essere 400).
Un fronte nuovo è quello di IntesaSanpaolo dopo l’acquisto da parte delle superbanca milanese delle Popolari venete, con la Vicenza che ha presenza forte nell’area pratese dove a suo tempo rilevò la Cassa di Risparmio di Prato. Si apre un evidente problema di sovrapposizioni tra le agenzie delle banche acquistate e quelle della capogruppo Intesa-Sanpaolo. Le venete in Toscana hanno 61 sportelli, di cui 25 nel Pratese, 11 nel Fiorentino, 4 nel Pistoiese e il resto sparso nella regione. Ne rimarranno una ventina. Diciannove filiali saranno chiuse subito, altre 20 entro la fine dell’anno. Esuberi? Almeno un centinaio. Si spera di ridurre l’impatto sulle persone al minimo considerando che la rete è snella, non c’è più una direzione generale alla sua testa, buona parte del personale in eccedenza sarà ricollocato nella ramificata rete di IntesaSanpaolo. Ma a livello nazionale IntesaSanpaolo ha dichiarato di voler chiudere 600 filiali su 6mila entro il 2019, mentre 3.900 dipendenti (1.100 dei quali delle venete) su 100mila dovrebbero essere accompagnati in modo morbido alla porta. Quale sarà il contributo della Toscana? La partita è all’inizio. I sindacati non si sbilanciano.
Il problema di Banca Etruria è opposto. Ubi, che ha acquistato la Banca aretina dell’oro, ha deciso di impiantare a Roma e a Iesi le direzioni territoriali del gruppo. E questo apre una enorme preoccupazione per i 460 dipendenti della direzione generale di Arezzo. Sarà alleggerita, molto ridimensionata. Diversi dipendenti saranno ricollocati nella rete. Non tutti. E se per le tre Bridge Bank (Marche e Chieti oltre a Etruria) Ubi ha annunciato 1.569 esuberi (il 31,6% del personale impiegato), per Etruria si mettono in conto 300 uscite (il grosso, un migliaio di esuberi, saranno nelle Marche). È lo stesso problema che ha Cassa di Risparmio di San Miniato, destinata a finire a Cariparma del gruppo Credit Agricole. Il futuro della direzione generale è in bilico . E questo rischia di far lievitare il numero degli esuberi, fissato in 160 dall’ultimo piano industriale.
C’è poi il capitolo Banche di credito cooperativo. Le 16 toscane sono avviate a far parte della Holding della romana Banca Iccrea (i nuovi vertici riporteranno su questa pista anche Chianti-Banca). E già la creazione della Holding imporrà economie di scala tagliando i servizi centralizzati in Toscana. Ma il problema per le Bcc è ben più grande. Sottratte finora alla vigilanza Bce, diverse hanno conti in bilico, copertura del credito deteriorato di 5 punti percentuale sotto la media del sistema bancario, personale e sportelli che sono lievitati mentre le altre banche tagliavano. Ora è tempo di mettersi in linea. Se le Bcc seguiranno la cura dimagrante fatta finora dalle altre banche, sono prevedibili almeno 300 esuberi su 2.350 dipendenti e 40 chiusure di sportelli su 290 agenzie. Ma il sacrificio, sulla scia degli ulteriori tagli del sistema, potrebbe essere maggiore anche a causa delle sovrapposizioni di sportelli tra ex competitor che in Toscana finiranno sotto un’unica Holding di controllo.
Ci sono poi il caso di Fruendo (la società di Bassilichi che ha ereditato produzione back office da Mps) e altri che covano sotto traccia, potrebbero esplodere e portare – secondo i calcolo dei sindacati – ad una cifra tra i 3.000 e i 4.000 il numero dei dipendenti con contratto da bancario in esubero in Toscana. Cifra che mette i brividi.
Il Governatore: “una trasformazione epocale”
«È in atto una trasformazione radicale del sistema bancario in Toscana, con ripercussioni epocali sia per gli assetti finanziari e economici, sia per i livelli occupazionali. Davanti a questo tsunami, abbiamo la necessità di seguire da vicino ed essere partecipi delle intenzioni del governo». Con queste motivazioni il governatore della Toscana, Enrico Rossi, ha chiesto al ministro dell’economia Padoan l’apertura di un tavolo di confronto sulle banche in Toscana.
«Siamo forse alla fase finale di un’emergenza che siamo fiduciosi di poter governare attraverso gli strumenti contrattuali col minor costo sociale possibile – dice dal canto suo il leader regionale della Fisac Cgil Daniele Quiriconi  – Certo i ritardi della politica, gli errori degli organi di vigilanza e comportamenti non di rado criminali, hanno fatto un danno enorme alla credibilità del sistema, ai risparmiatori, ai lavoratori e in definitiva al Paese. Del gigantesco processo di riorganizzazione in atto preoccupa, per la Toscana, l’allontanamento dai territori dei centri direzionali, con quello che può determinarsi nel rapporto tra la raccolta e gli impieghi e conseguentemente per il sostegno ai sistemi economici locali e alle famiglie». Per Stefano Bellandi, segretario generale della First Cisl Toscana «è urgente la necessità rilanciare un sistema creditizio che torni ad essere un reale sostegno alle esigenze delle famiglie e delle imprese ».
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