Nel 2016 transati 128 mln di Euro. +191% rispetto al 2015.
Come previsto dalla legge 185 del 1990, il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) esercita un controllo sui trasferimenti bancari concernenti le operazioni in tema di armamenti. A tale scopo gli istituti di credito, entro trenta giorni dalla loro effettuazione, comunicano in via telematica le transazioni avvenute. Questi dati vengono poi inseriti nella cosiddetta Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento che annualmente la Presidenza del Consiglio dei Ministri presenta al Parlamento. L’ultima, quella relativa all’anno 2016, è stata presentata alla Camera dei Deputati da Maria Elena Boschi, la Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Tutto regolare, ma tra le “banche armate” compare anche il Banco Popolare, che nel 2016 ha effettuato transazioni per circa 128 mln di Euro, con un incremento del 191% rispetto al 2015, quando aveva transato circa 44 mln di Euro. Un incremento straordinario, una escalation strepitosa, basti pensare che nel 2014 il volume d’affari si aggirava intorno ai 146 mila Euro (e circa 500 mila nel 2013), ma …
… ma il Banco Popolare non avrebbe dovuto, a nostro avviso, finanziare operazioni sul mercato delle armi, dato che nello Statuto Sociale (all’articolo 4) scriveva: “La Società ha per oggetto la raccolta del risparmio e l’esercizio del credito, nelle sue varie forme, tanto nei confronti dei propri soci quanto dei non soci, ispirandosi ai principi del Credito Popolare” ribadendo poi nelle premesse del Codice Etico: “Il Banco Popolare S.c. organizza le proprie attività secondo le norme ed i principi del Credito Popolare ed orienta le proprie strategie e l’operatività ai valori che hanno ispirato la nascita e l’affermazione delle Banche Popolari e segnatamente di quelle da cui ha avuto origine il Banco”.
Francamente fatichiamo a far rientrare il mercato delle armi nei principi del Credito Popolare.
Per quanto riguarda BPM, transati “solo” 2,8 mln di Euro nel 2013, 1,5 mln di Euro nel 2014 e 1,1 mln di euro nel 2015, mentre non risulta alcuna operazione nel 2016.
Pecunia non olet? A volte pensiamo proprio di si.
Milano, 30 maggio 2017
Fisac-CGIL Banco BPM
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