Torniamo a trattare un argomento da noi già esaminato in un recente passato, in quanto vogliamo dare conto di una decisione della Corte di Cassazione in merito.
Alle Casse di Mutualità non può essere concessa nessuna deroga alle regole sull’Antiriciclaggio per ciò che concerne l’utilizzo del denaro contante.
A questa conclusione è arrivata la Seconda Sezione Civile della Corte di Cassazione, confermando una sanzione amministrativa precedentemente emessa.
Se una Cassa Mutua esercita un’attività di intermediazione finanziaria già precedentemente alla Legge 197 del 1991 potrebbe essere considerata un’Intermediatrice abilitata a gestire contante anche sopra la soglia in vigore all’epoca e cioè 12.500 euro.
Tuttavia la Legge 197, pur permettendo agli Intermediari di continuare l’attività di erogazione di credito al consumo ai propri Soci (previa comunicazione all’Ufficio Italiano Cambi, ora Ufficio Informazione Finanziaria) comunque non consentiva ai suddetti Soggetti/Enti di trasferire denaro in contanti se non dopo l’autorizzazione obbligatoria del Ministero delle Finanze.
Secondo la Corte Suprema, l’iscrizione nell’elenco istituito dalla Legge del 1991 non implica l’automatico riconoscimento della possibilità di poter effettuare operazioni di trasferimento di contante. Per tale attività era necessaria la richiesta di abilitazione al Mef ed attendere l’emanazione del provvedimento abilitativo, non bastando la semplice comunicazione all’Uic della preesistenza di un’attività di intermediazione. Anche perché ammettere questa falla nella (allora nascente) architettura del sistema antiriciclaggio avrebbe vanificato sin dall’inizio il contrasto degli illeciti, anche per l’elevato numero di operatori allora neppure censiti.
Nella motivazione la Seconda Sezione Civile ha respinto anche il motivo sulla presunzione di colpa, giudicando non scusabile la mancata conoscenza della norma antiriciclaggio in quanto conosciuta anche da semplici cittadini, sicché non può definirsi equivoca o poco chiara.