Speculazione sul cibo, primi ripensamenti: passi indietro da Barclays e Bnp Paribas

By: ELENA – All Rights Reserved

ROMA – Piccolo ma significativo successo nella campagna delle organizzazioni umanitarie per porre fine alle speculazioni sui prezzi del cibo. Dopo la tedesca Commerzbank, altri due colossi bancari come Barclays e Bnp Paribas hanno annunciato nei giorni scorsi che ridurranno le loro attività sui mercati dei future delle commodities agricole.

“Motivi di reputazione”. Antony Jenkins, amministratore delegato della banca britannica, come riferiva martedì il Sole 24 Ore, ha spiegato che il suo istituto smetterà di operare in modo speculativo sui mercati agricoli attraverso hedge funds. Una rinuncia fatta “per motivi di reputazione”. Continuerà invece a vendere prodotti indicizzati e continuerà ad intervenire sui mercati agricoli quando richiesto dai suoi clienti. Bpn Paribas sospenderà invece il Parvest World Agriculture Fund, che ha in gestione 160 milioni di euro e tra i fondi della banca è il più attivo nel campo delle materie prime alimentari. Ad agosto era stata invece Commerzbank a ritirare oltre 145 milioni di dollari investiti sui mercati agricoli spostandoli nei settori dei metalli e dell’energia.

La battaglia delle Ong. Dal World Development Movement alla Oxfam, sono molte le Ong internazionali che si battono affinché venga posta fine alla speculazione sui prezzi di riso, grano, mais, soia e altri prodotti alla base della dieta di circa 3 miliardi di persone che vivono con meno di due dollari al giorno. I movimenti finanziari non sono in grado naturalmente di determinare da soli il costo di queste materie prime, ma in passato, ogni qual volta si è manifestato qualche motivo climatico o geopolitico di tensione, non hanno esitato a far valere sui mercati tutto il loro peso per far gonfiare i prezzi a loro piacimento.

L’aumento dei future. Riccardo Moro, docente di Politiche dello Sviluppo alla Statale di Milano, spiegava recentemente in un’intervista a Nuovoconsumo che “se nel giugno del 1996 alla Borsa di Chicago si stimava che l’88% dei futures sul frumento fossero contrattati da operatori motivati dalla volontà di proteggersi dalle incertezze naturali dei raccolti, nel giugno 2011 le stesse stime valutano che sia quasi il 70% il numero dei futures scambiato da gruppi finanziari per fini lucrativi”. 

Troppa la speculazione sui “derivati”. A denunciare il peso della speculazione nelle ricorenti crisi alimentari che hanno colpito i paesi più poveri è stata recentemente anche la Fao. “Il mondo deve guardare con durezza alla speculazione sui mercati finanziari ed al suo potenziale impatto sulla volatilità dei prezzi alimentari”, ricordava nei mesi scorsi il direttore generale dell’organizzazione Josè Graziano. “Non stiamo parlando di speculazioni riguardanti la price discovery – chiariva – e il normale funzionamento dei mercati dei futures. Stiamo parlando dell’eccessiva speculazione nei mercati dei derivati, che può aumentare le oscillazioni dei prezzi e la loro velocità. L’eccessiva volatilità dei prezzi alimentari, soprattutto la velocità con cui sono presenti dal 2007, ha un impatto negativo sui consumatori poveri e i produttori poveri in tutto il mondo”.

Vendute le azioni della fabbrica di fucili. La parziale ritirata di Barclays e Bnp Paribas dalla speculazione alimentare conferma le grandi potenzialità che i movimenti di opinione hanno di influenzare i mercati spingendoli a comportamenti eticamente più accettabili. L’ultimo caso eclatante è quello relativo al fondo di investimento statunitense Cerberus che sulla scia dell’indignazione contro la lobby delle armi seguita alla strage di Sandy Hook, ha annunciato l’intenzione di cedere tutte le azioni dell’azienda produttrice di fucili Freedom Group.

Come contaminare la politica. Un movimento di opinione che in Europa è riuscita a contaminare anche la politica ai massimi livelli. Da segnalare, infatti, come in Germania, in vista delle imminenti elezioni politiche, nel programma politico della coalizione Spd-Grüne è stato inserito anche l’obiettivo di proibire i derivati pericolosi, e le manovre speculative, non solo su quelle alimentari, ma anche su quelle energetiche.

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