da Repubblica.it – ROMA – Il decreto banche “crea i presupposti per un miglioramento del clima di fiducia”. Il giudizio positivo, spiega il direttore generale dell’Abi Giovanni Sabatini, in audizione al Parlamento, presso le commissioni congiunte Finanze e Tesoro di Camera e Senato, poggia sul fatto che il decreto legge “si pone nella logica di una effettiva tutela del risparmio”, sia per le garanzie statali per la liquidità, che per gli interventi preventivi per rafforzare il patrimonio. Anche da Bankitalia è arrivato in audizione al Parlamento un apprezzamento per il decreto banche: “Risolvere questi problemi comporta costi elevati, ma che vanno correttamente confrontati con quelli che si genererebbero in caso di mancato intervento”, osserva Carmelo Barbagallo, capo del Dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d’Italia.
L’audizione di Bankitalia. Il decreto banche all’esame della commissione Finanze del Senato “rappresenta una misura fondamentale nel percorso di graduale uscita dalla crisi del nostro Paese”, dice Barbagallo. Quanto al burden sharing, la condivizione degli oneri del salvataggio da parte dei risparmiatori, “è una condizione necessaria, prevista dalla disciplina europea; coinvolge gli investitori in strumenti subordinati, riducendo corrispondentemente l’onere per lo Stato”, dice Barbagallo. Aggiungendo però che “il meccanismo di ristoro per i sottoscrittori al dettaglio di questi strumenti è motivato dalla necessità di evitare che venga intaccata la fiducia che i risparmiatori ripongono nelle banche, e dalla necessità di tutelare, in una fase di transizione alla nuova normativa, soggetti che potevano non aver compreso la natura degli strumenti subordinati sottoscritti in passato”.
In relazione alle crisi già in atto, Barbagallo ha spiegato che “La definizione della vendita delle quattro banche rende necessario per il Fondo sostenere ulteriori oneri, il cui valore residuo ammonta a 1,5 miliardi”. E quinidi “utilizzando le norme contenute nella legge di stabilità per il 2016 e nel Regolamento sul Meccanismo unico di risoluzione, con l’approssimarsi della fine del 2016 la Banca d’Italia ha disposto il richiamo di due quote contributive, per un ammontare complessivo pari a 1,5 miliardi”.
Mentre per il Montepaschi “bisogna che Mps presenti il piano e che dopo questo piano sia negoziato con la commissione Ue che solitamente entra nel merito in modo importante”. “In linea di massima – ha concluso – si può pensare che a inizio febbraio sia presentato il piano e che in alcune settimane possa essere elaborato e negoziato”.
L’audizione dell’Abi. “Il decreto è apprezzabile in quanto trova il giusto equilibrio tra tutela della stabilità, protezione dei risparmiatori e rispetto del quadro normativo europeo”, sintetizza Sabatini. E’ per questo che l’Abi ritiene che inciderà positivamente sul clima di fiducia, effetto positivo che si è già concretizzato “in una ripresa delle quotazioni del settore bancario non solo in Italia ma anche in Europa”.
Il direttore generale dell’Abi sottolinea il ruolo importante giocato dalle banche nelle strategie di superamento della crisi: “Con riferimento alla norma che consente di spalmare i contributi addizionali al Fondo di risoluzione nazionale in cinque anni, giova ricordare che si tratta di contributi che tutte le banche sono state e sono obbligate a versare per far fronte ai problemi di quelle in difficoltà. In nessun altro settore dell’economia si prevede che il salvataggio dei soggetti in crisi sia posto a carico dei concorrenti, comprimendone la redditività”.
Sabatini ribadisce tuttavia le richieste già avanzate dall’associazione: alcune di ordine fiscale, a cominciare da quella di trasformare le imposte differite attive in crediti d’imposta, e altre mirate a consolidare il clima di fiducia nei confronti delle banche. In particolare l’Abi chiede di intervenire urgentemente sulle norme che “regolano la trasformazione delle banche popolari in società per azioni dopo che il Consiglio di Stato ha sospeso la circolare della Banca d’Italia che contiene le misure attuative”. E di attuare misure di trasparenza, il riferimento è alla pubblicazione dei “nominativi delle principali persone fisiche e giuridiche che si sono rivelate debitori insolventi verso tali banche oggetto dei due decreti legge”.
Il rapporto mensile. L’Abi oggi ha anche pubblicato il rapporto mensile, che riporta i dati di fine 2016. Le sofferenze nette (cioè al netto delle svalutazioni già effettuate dalle banche con proprie risorse) a fine novembre 2016 si collocano a 85,2 miliardi di euro, un valore in ulteriore lieve diminuzione rispetto al dato di ottobre (85,5 miliardi). Continuano ad aumentare le consistenze dei depositi degli italiani: la variazione annua in valore assoluto dei depositi al 31 dicembre 2016, è pari a più 54,6 miliardi, con una crescita del 4,2% annuale. Il totale passa così a 1.367.088 milioni di euro. La crescita è stata costante lungo tutto l’ultimo quinquennio di crisi, nel 2011 infatti i depositi erano pari 1.191.804 milioni. Però continua a calare invece la raccolta bancaria a medio e lungo termine, cioè tramite obbligazioni: quasi 77 miliardi di euro in meno in valore assoluto negli ultimi 12 mesi (pari a -19,9%).