Su richiesta delle Sigle sindacali, il 22 dicembre scorso si è riunito, presso la Federazione, l’Osservatorio locale del Credito Cooperativo marchigiano, nel corso del quale è stato fatto il punto sulle dinamiche che stanno interessando il Credito Cooperativo marchigiano. In particolare, per quanto riguarda la riforma, si è preso atto che il “movimento”, a livello nazionale, si è dimostrato incapace di fare una sintesi che portasse alla definizione di un gruppo unico.
A livello di macro-aggregati e di dati andamentali, non si notano cambiamenti al termine del terzo trimestre 2016. Per quanto riguarda il comparto degli impieghi, che risulta stabile in termini assoluti e in aumento in termini relativi, è da segnalare la crescita della parte deteriorata a scapito di quella fruttifera.
E’ stato fatto quindi il punto sulla ridda di voci che da un paio di mesi a questa parte coinvolgono le Bcc marchigiane per quanto riguarda i processi di fusione tra le diverse Bcc locali.
Ci è stata confermata la circostanza di come in questa fase siano in corso dei “colloqui tra i Presidenti delle Bcc, volti ad esaminare l’esistenza delle condizioni per dei percorsi di aggregazione” e di come, allo stato, si tratti di progetti “sulla carta”. Secondo la delegazione dei Presidenti i progetti fin qui elaborati non darebbero luogo a sovrapposizioni di filiali, guardandosi bene dall’esprimersi sulle ricadute per il personale.
Da parte nostra sono state poste in evidenza le seguenti criticità:
- La fusione di due Bcc comporta necessariamente delle ricadute sul personale degli uffici interni, sia sotto l’aspetto dei ruoli, sia sotto quello dei profili professionali, che sotto quello della mobilità;
- L’impatto della riforma, quale che sarà la “capogruppo”, darà luogo alla fuoruscita di alcuni servizi con conseguenti riflessi occupazionali aggiuntivi non ancora ben quantificabili, ma che apparirebbero comunque non marginali;
- L’imminente rinnovo del CCNL – è stato ribadito da tempo ed unanimemente – verterà in massima parte nella riforma dell’”ammortizzatore sociale di categoria”, proprio per venire incontro alle problematiche occupazionali che deriverebbero dai processi innescati dalla riforma.
Alla luce di quanto sopra le sigle sindacali hanno voluto cogliere l’inopportunità di procedere, in questa fase, con percorsi di aggregazione, qualora questi non emergano quale unica soluzione praticabile rispetto a criticità conclamate ed altrimenti non reversibili.
L’incontro è poi proceduto con la definizione del PdR 2016.
Al termine di un percorso travagliato durato quasi 3 mesi, nel corso del quale si sono registrati toni accesi ed ai limiti della vertenzialità, di fronte ad una posizione datoriale ostinata ed indifferente nei confronti delle argomentazioni fondate e circostanziate portate avanti dalle sigle sindacali, ancora una volta le sigle sindacali hanno mostrato quel necessario buon senso, che non hanno trovato nella controparte, per portare a termine la trattativa rafforzando ulteriormente l’intervento a favore degli assunti post 2001. Il tutto al fine di evitare che venisse scavato un solco non più superabile in vista degli incontri che già si prospettano in un futuro prossimo, alla luce delle continue voci di fusione, che continuamente vengono smentite nonostante gli articoli continuamente pubblicati sulla stampa locale.
Come già detto, la novità di quest’anno riguarda i colleghi entrati in servizio a partire dal 1.1.2001 e con reddito imponibile inferiore ai 40.000 euro annui. Per tutti loro l’accordo prevede che, in aggiunta al PdR spettante, ne sia versato il 17% a titolo di “una tantum”, sulla posizione individuale detenuta presso il Fondo Pensione.
Tale previsione è estesa anche nei confronti degli assunti a tempo determinato ai quali sarà dato tempo a tutto il 31.1.2017 per aprire una propria posizione c/o il Fondo Pensione.
FABI FIRST-CISL FISAC-CGIL UILCA