OCSE (OECD) – Parigi 15 e 16 Novembre 2016
“OECD Better life initiative” questo è il messaggio che si trova scendendo le scale verso la sala conferenze, dopo il rigoroso controllo di sicurezza: il primo, chiaro segnale di ciò che gli attacchi terroristici hanno cambiato a Parigi, oltre agli appelli martellanti a prestare attenzione e segnalare ogni situazione anomala ripetuti nelle stazioni della metropolitana.
Partecipo alle due conferenze sul tema per conto di UNI Global (il sindacato globale a cui aderisce la Fisac) e TUAC (Trade Union Advisory Committee in OCSE): un’esperienza impegnativa, ma interessante ed educativa. Percorro l’ampio stanzone dove siedono i rappresentanti di governi di tanti paesi del mondo quasi in apnea. Prendo posto; guardo la platea e respiro: uno spaccato di mondo, facce, colori, occhi differenti. Sento la lingua di cartone. Ma sono una sindacalista. Sono qui per UNI, cioè qualcosa come 20 milioni di lavoratori provenienti da oltre 150 paesi in tutto il mondo: è un valido motivo per esserci, un enorme quadrato rosso.
Martedì pomeriggio il primo incontro (TUAC è stata invitata per la prima volta): la tavola rotonda “Il mercato del controllo societario” con i Professori Ronald Gilson (Stanford University) e Paul Davis (Oxford University), che hanno discusso circa l’importanza di un mercato trasparente e ben funzionante per il controllo del capitale in una nuova fase di ristrutturazione industriale e per una efficace allocazione delle risorse di investimento. Una panoramica di come la struttura della proprietà e dei suoi cambiamenti possono influenzare la vita societaria, la legislazione e la progettazione di un quadro normativo.
In estrema sintesi, ecco i punti dei loro interventi:
Nel corso degli ultimi decenni, gli investitori istituzionali (tipicamente i fondi pensione, compagnie di assicurazione e fondi investimento) sono diventati dominanti nel mercato dei capitali.
Dal 2000, la quantità totale di asset sotto il controllo di investitori tradizionali istituzionali è aumentato da USD 25 trilioni a più di USD 75 trilioni di dollari (secondo dati OCSE). Tale aumento va connesso al cambiamento nel panorama della proprietà che si può sintetizzare così:
a) lo spostamento della acquisizione diretta di titoli azionari di società quotate a quella attraverso diversi tipi di intermediari;
b) da una proprietà a lungo termine per gli azionisti istituzionali ad una a rivolta al breve termine e degli Hedge Fund, provocando anche una dispersione delle quote azionarie;
c) la quota di investitori stranieri è aumentato in modo significativo;
d) ciò nonostante, lo spostamento di nuove quotazioni verso i mercati emergenti hanno aumentato il dominio di società quotate che hanno un azionista controllante.
In tutti i casi, la corporate governance opera in un contesto molto diverso, le cui conseguenze sono poco chiare, aumentando il bisogno di trasparenza nella governance formale ed informale (se pensiamo ai movimenti di capitale nelle ripatrimonializazioni delle nostre banche, il concetto risulta più chiaro)
Il Prof. Davis ha presentato una panoramica tecnica dell’OPA (Offerta Pubblica di Ascuisto): il dibattito sulle acquisizioni, soprattutto transnazionali, è comunemente inquadrato nella contrapposizione tra quello che viene definito come il valore della stabilità degli investimenti proprietari a lungo termine e quello del rapido cambiamento legato al breve termine.
Le osservazioni sui cambiamenti nella struttura della proprietà, del ruolo dei C.d.A. e dei manger chiave sono importanti per valutare la pertinenza e l’efficienza di una cornice normativa comune che regolamenti il mercato del controllo societario, che è poi l’attività di OCSE: definire dei principi omogenei e validi per tutti.
In considerazione del tema dei diritti degli azionisti di minoranza, Carmine Di Noia (Consob)presenta il caso italiano: una soluzione di protezione particolare, attraverso il ruolo del Consiglio dei Sindaci revisori.
Mercoledì mattina si continua con la parola a BIAC (la parte imprenditoriale e TUAC per il nostro intervento sul governo societario degli istituti finanziari.
Giorni di preparazione: sono una secchiona e ho studiato tutta la documentazione. Ho 15 minuti di tempo: mi sembrano infiniti. Prendo la parola e la mia prima frase di ringraziamento mi esce come se volessi sputare via l’inglese, che sento ancora come un vestito un po’stretto. Ma salutare e ringraziare sono frasi semplici; prendo confidenza col microfono, testo la lingua e vado.
Parto con una breve premessa sulle possibili conseguenze di un momento di prosperità senza precedenti storici, veloce innovazione tecnologica che però porta con se una crescente, iniqua disuguaglianza sociale ed economica e l’incertezza, la sfiducia politica e il divario crescente tra vincitori e vinti. Oltre ad essere un’ingiustizia, comporta anche un fattore di criticità per le aziende stesse, che devono affrontare un ambiente a rischio, potenzialmente in grado di compromettere la loro capacità di investire, di accesso ai mercati e ai talenti, di innovare e creare ricchezza. Dobbiamo affrontare questo futuro insieme, nella chiarezza del proprio ruolo, rilanciando l’idea di un dialogo sociale più forte di mai.
Significa immaginare un’impresa nel suo significato più ampio, in grado, cioè, di produrre un ritorno per gli azionisti ed anche un valore aggiunto sociale per tutti i portatori di interesse.
Provo a definire le peculiarità del settore finanziario, diverso e, nel bene e nel male, di fondamentale importanza per l’intera economia. Il ruolo di queste imprese a fortissimo impatto sociale è quello di sostenere nel lungo termine lo sviluppo sostenibile, economico ed ecologico,enfatizzando il ruolo del rischio reputazionale, più importante che nelle imprese non finanziarie.
Sottolineato l’importanza del capitolo 4 dei principi dell’OCSE sul ruolo degli stakeholder nella corporate governance, definendo i diritti dei lavoratori all’informazione, alla consultazione e partecipazione anche come un vantaggio economico per le aziende, soprattutto in quelle della finanza: “Gli investitori ed i manager sono diventati troppo orientati verso guadagni a breve termine,il raggiungimento dei quali, in molti casi, è passato attraverso mezzi discutibili o fraudolenti. I cittadini stanno perdendo la fiducia nel sistema economico e mettono in discussione la moralità dei manager “(UNI).
Provo ad approfondire la questione con alcune considerazioni sul significato della visione a breve termine (short termism) nel settore finanziario, dove anche il comportamento degli investitori istituzionali, è stato influenzato in modo crescente da guadagni a breve termine, sottolinenado la stretta connessione di questi fattori con le pressioni commerciali e le strutture di incentivazione e remunerazione, sia per i fondi pensione, compagnies di assicurazione e fondi investent Managment che per dipendenti. Non si può valutare la struttura proprietaria e la remunerazione dei manager, senza considerare ciò influisca direttamente sulla pressione verso la vendita d prodotti e non verso la loro qualità.
Corporate Governance e digitalizzazione: un’opportunità o una minaccia? Dipende da quanto saremo in grado di costruire il lavoro futuro insieme, in questo momento, in una prospettiva di lungo termine e di diritti.
Solo un accenno alla questione delle Pari Opportunità nei C.d.A., nei diritti e nel salario (inaspettatamente apprezzato).
Per concludere: la contrattazione, presentando la contrattazione collettiva come strumento per la stabilità nel medio / lungo termine delle imprese.
Alcuni argomenti sono stati in grado di aprire contatti inaspettati, come FSB e CONSOB.
Come risultato delle riflessioni sulle Pari Opportunità, mi è stato chiesto di contribuire al documento dell’OCSE sulla parità di genere.
Arriva l’ora di andare all’aeroporto. Esco sfinita, ma contenta. Metro, treno, altro treno, Orly, una cioccolata calda per vincere l’umidità della giornata, aereo, Firenze, macchina, casa.