In occasione della illustrazione della manovra di bilancio, sabato sera il Presidente del Consiglio non ha mancato di condire la sua dichiarazione d’intenti con una serie di gravi valutazioni ed accuse pesanti verso l’operato della società pubblica che opera la riscossione nel nostro Paese. La dichiarazione di Renzi rende ancora più incerte, nel prossimo futuro, le condizioni dei quasi 8000 dipendenti di Equitalia.
Nonostante fino a pochi giorni prima i suoi più vicini collaboratori ci spiegassero che l’analisi è ancora aperta a tutto campo, le ipotesi ancora tutte possibili e le conclusioni non prossime (lo stesso quotidiano “Il Sole 24 ore”, il più importante del Paese relativamente all’informazione di carattere economico-finanziario, venerdì riportava un analogo concetto in un articolo a firma Marco Nobili e Giovanni Parente ) nel tardo pomeriggio di ieri il primo ministro ha dichiarato che la chiusura di Equitalia consentirà di non pagare (ai contribuenti) smisurati interessi e le more che Equitalia pretendeva, avendo Equitalia stessa sviluppato un modello inutilmente polemico e vessatorio nei confronti dei cittadini.
Chiudendo Equitalia, è il ragionamento di Renzi, si chiude con un passato vessatorio e si attua un meccanismo di buon senso per cui il contribuente che non paga per tempo riceverà un sms – “se mi scordo” Renzi dice che così ha detto l’Amministratore Delegato Ruffini, dimenticando che si scordano gli strumenti musicali a corde, e non gli impegni fiscali-; in questo modo si realizza, dice ancora Renzi, un fisco compagno di strada, ma non avversario del cittadino.
Il capo del Governo, ancora, ci informa che in questo modo conta di recuperare 4 miliardi, e che non solo questa manovra non realizza un condono (ovvero un regalo agli evasori), ma che il suo Governo ha combattuto più di ogni altro l’evasione fiscale, tant’è che nel 2015 la lotta all’evasione ha prodotto un risultato record, consentendo incassi per 14,9 miliardi.
Consapevoli che polemizzare sul senso e sul significato di tali affermazioni non serve a nessuno, e che questo Paese ha bisogno più che mai di risultati, segnatamente dalla lotta all’evasione,
orgogliosi di avere sempre fatto, con serietà, professionalità, correttezza e cortesia nei confronti dei cittadini contribuenti il nostro dovere nel pieno rispetto delle leggi varate dal Parlamento e delle decisioni adottate dai Governi che via via si sono succeduti,
ricordando a “lor signori” che ci governano che tuttavia, qualora qualcuno dovesse essere colpevolizzato per scelte aziendali oggi ritenute sbagliate, questi non possono essere i lavoratori dipendenti, ma eventualmente i vertici aziendali ed i Governi che li hanno scelti ed hanno consentito tali scelte (non osiamo neanche immaginare che i vari rappresentanti del Governo siano mai mancati, anche solo per pochi istanti, al loro dovere di verifica e controllo dell’operato di una struttura pubblica tanto importante, e di un servizio da sempre nell’occhio del ciclone),
nell’attesa di leggere i testi che determineranno la qualità effettiva delle decisioni del Governo in merito alla promessa chiusura di Equitalia ed alla conseguente trasposizione del personale nell’Agenzia delle Entrate (quando, e soprattutto come, ovvero a quali condizioni?),
le Organizzazioni Sindacali del settore riscossione tributi chiedono un urgentissimo incontro con il Ministro del Lavoro ed il Ministro dell’Economia e delle Finanze, e proclamano una prima giornata di sciopero per il prossimo 20 ottobre.
Il personale del settore si è sempre mosso con la massima serietà e compostezza, ma non siamo disposti a farci “rottamare” per alcuna ragione…. ancora meno sulla strada del populismo.
LE SEGRETERIE NAZIONALI
Roma, 17 ottobre 2016