Esiste una Direttiva dell’Unione europea, la 2014/95 UE, dalla quale discenderanno entro il mese di dicembre nuovi obblighi di legge per le imprese di maggiori dimensioni, che dovranno integrare all’interno del loro Bilancio tutti gli elementi sociali, ambientali e di Governance che distinguono la loro attività. La Direttiva entra nel merito dei diritti umani e sociali, dei temi dell’ambiente, della diversità -in ordine alla composizione degli organi direttivi e di controllo. Per la verità alcune imprese italiane lo
fanno da tempo, sebbene in modo volontario, perché hanno ben compreso che questa pratica porta vantaggi economici e ambientali; le imprese europee più avanzate sotto il profilo della Governance elaborano il bilancio di sostenibilità perché nell’attuale contesto la richiesta di informazioni trasparenti è crescente e una risposta adeguata in questo senso costituisce un punto di merito per l’impresa. Insomma, in prospettiva chi non avvia un percorso di rendicontazione sociale e ambientale trasparente rischia di perdere clienti. Questo è il quadro di riferimento; poi c’è l’applicazione di “casa nostra” certamente fantasiosa, che dimostra che non si è compresa la svolta culturale profonda che richiede la coerenza dei principi enunciati nell’agire quotidiano del fare impresa. Pertanto il risultato dell’applicazione dei principi di sostenibilità si risolve in una bella, patinata, pubblicità: vedere per credere. Sono ormai un ricordo i tempi in cui la BNL, emanando la circolare 22 del 2008 e prima ancora il Codice Etico e raccomandandone il rispetto e la diffusione, si poneva in prima linea rispetto ai temi della sostenibilità sociale assunta come modello di Governance. Certamente quelle erano le prime pietre, poi occorreva costruire l’edificio, l’azienda avrebbe potuto coinvolgere il sindacato in qualità di stakeholder, e fare passi in avanti.
Invece si sono smantellate anche le fondamenta, soffocate da logiche organizzative che rispondono a ben altro, e in questi anni, ristrutturazione dopo ristrutturazione, cordata dopo cordata, si sono affermati nella prassi, principi lontanissimi rispetto a quelli enunciati nei bilanci di sostenibilità. Ecco perché quelle quattro slide sul Bilancio sociale fanno più tristezza che rabbia. Perché in qualche modo sono la denuncia stessa di un fallimento, e di molte opportunità lasciate morire.
Segreterie di Coordinamento Nazionale Gruppo BNL
FABI – FIRST/CISL – FISAC/CGIL – SINFUB – UGL – UILCA – UNISIN