Toscana, credito: il report con il raffronto Italia, Germania, Francia e Spagna

I dati evidenziati  con il rapporto presentato oggi,  fanno giustizia di molta approssimazione del dibattito sulla riorganizzazione del sistema del credito. Secondo i dato di fonte Commissione Europea, Eurostat  e Bankitalia infatti, sia il numero degli sportelli in rapporto ai principali paesi europei, sia il numero degli addetti,  pone l’Italia in condizione meno squilibrata di quanto si voglia sostenere per convenienza. I dipendenti sono passati in Italia dai  316.360 del 2011 ai 298.575 del 2015; in Germania con 646.400 siamo a oltre il doppio con solo il 25% di abitanti in più; la Spagna, che pure ha avuto un maggior calo di dipendenti, vanta ancora un rapporto abitanti/lavoratori bancari del 15% più elevato.

La riduzione degli sportelli ci vede in linea con la Germania (-9% in 5 anni) mentre la Francia ha avuto una riduzione di soli 2 punti percentuali. Il rapporto abitanti sportelli ci colloca in posizione intermedia.

In Toscana il calo degli addetti in 5 anni è stato superiore alla media nazionale con il -12,12% e oggi si attesta su 24.157 unità. Dal 2008, inizio della crisi , il calo è di oltre il 22%.

Cosa analoga si può dire per il calo degli sportelli (-11,65%) superiore di oltre 2 punti la media nazionale.

In Toscana continuano a crescere i depositi per il combinato disposto della crisi degli investimenti a risparmio  su prodotti alternativi che incoraggiano i le famiglie a privilegiare il conto corrente, sia per la perdurante stagnazione di investimenti delle imprese. Siamo arrivati alla cifra record di 69 miliardi e 298 milioni (+39% rispetto al 2008).

Analogamente cresce il numero dei conti correnti mentre rimangono sostanzialmente stabili altri rapporti definiti conti tecnici .

I depositi delle famiglie sono anch’essi in aumento anche se pare di assistere da qualche mese  ad un assestamento superiore i 57 miliardi.

Sempre piatti gli impieghi, ancora 16 punti percentuali in meno rispetto al 2011 con industria e servizi altalenanti, e le costruzioni in caduta libera oltre il 41% sotto il dato di 5 anni fa.

Sofferenze ancora poco sotto i 16 miliardi in attesa di misurare gli effetti delle misure attuate.

In definitiva i dati esposti testimoniano come la “tenuta” del sistema bancario in Europa avviene maggiormente in paesi nei quali il ciclo economico tiene meglio che altrove e la Germania lo dimostra; nonostante la grande quantità di titoli derivati “in pancia” il sistema tedesco tiene rispetto a quello italiano dove il perdurare della crisi, testimoniato dai fallimenti e dal numero di licenziamenti che anche in Toscana nei primi 7 mesi del 2016 hanno sopravanzato gli avviamenti a tempo indeterminato di 8.800 unità  con buona pace del Jobs Act, produce nuove sofferenze, crediti deteriorati, mancanza di redditività delle banche.

Alla luce di questi fatti appare riduttiva una politica fatta di interventi tampone come sono stati il pur importante Fondo Atlante, affrontando caso per caso le situazioni  di crisi aperti: vale per le 4 nuove banche tra cui Etruria, vale per MPS per la quale se si fosse agito per tempo anche con un intervento pubblico diretto  negoziato con la UE,  si sarebbero potute evitare situazioni difficili come le attuali, vale per il riassetto o la fusione di Banca Popolare Vicenza con Veneto Banca sulla quale la FISAC e la CGIL continuano ad essere contrari, che interessa un migliaio di lavoratori in Toscana soprattutto a Prato.

In definitiva contestiamo un approccio che affronti i problemi dalla coda, partendo dai tagli , dagli esuberi, dai lavoratori che hanno pagato un prezzo già pesante, fatto di contratti di solidarietà e riduzione di salario, senza affrontare il tema di quale modello di banca, in grado di aumentare i ricavi sia necessario  soprattutto senza misure forti  per il rilancio economico, unica possibilità per rilanciare anche le banche, ricostituendo il necessario clima di fiducia tra risparmiatori, lavoratori, imprese. Senza questa riflessione le banche nel breve periodo continueranno a macinare crediti deteriorati e le ricapitalizzazioni, al di là della oggettiva difficoltà a concludere operazioni di mercato, che rischiano di essere inefficaci.

E’ per questa ragione che le Organizzazioni Sindacali nazionali hanno chiesto una cabina di regia presso Palazzo Chigi, come fu con il Governo Prodi nel 1998 ed è per questo, per una condivisione di misure, ad esempio per la riqualificazione professionale dei lavoratori, che il 19 Luglio è stato sottoscritto il Protocollo regionale sul credito tra Regione e Sindacato anche in relazione alle innumerevoli situazioni di ristrutturazione delle banche locali.

Secondo Daniele Quiriconi, segretario generale della Fisac CGIL Toscana, “è inaccettabile un dibattito che verte esclusivamente sui tagli, senza interrogarsi sulle ragioni che hanno portato tutto il credito italiano con poche eccezioni,  sull’orlo di una crisi sistemica, sulla responsabilità di manager che erano e sono spudoratamente superpagati, su ritardi  ed errori dei vari Governi che si sono succeduti e che non andrebbero ripetuti. I lavoratori sono pronti al confronto in tutte le sedi, anche con l’individuazione di strumenti originali e di solidarietà, ma non accetteranno la politica del carciofo che si sfoglia un po’ per volta e che lascia sul terreno migliaia di lavoratori magari scaricandone i costi sulla collettività. ”

Paolo Cecchi delle segreteria regionale Fisac afferma “ in un paese come l’Italia, le Banche sono il presupposto fondamentale per la salute del sistema delle imprese. Si sta parlando di un problema strategico di valenza nazionale che deve essere affrontato in tempi brevi  affinché la situazione non si deteriori ulteriormente. I lavoratori delle aziende di credito e la FISAC sono pronti al confronto per portare a definitiva soluzione il problema.”

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