Il nuovo numero di Banconote (clicca qui per scaricare il giornale completo) di settembre. I numeri li avete visti tutti : perdita di 795/mln, maggiori accantonamenti dovuti alla vicenda Cattolica, alla litigation risk (a proposito, esiste un termine italiano: contenzioso) alla svalutazione dei crediti, ai coefficienti di liquidità, di patrimonializzazione etc, così come avrete letto i commenti apparsi sulla stampa dai diversi soggetti (componenti cda della banca, istituzioni, rappresentanti di categoria etc.) che delineano un quadro fosco per il ns. Istituto.
Si è parlato di fusioni, di aggregazioni, di nuovi padroni, di valorizzazione degli assets, di scorpori etc. Quello che a noi compete è parlare del futuro dei dipendenti della banca, un futuro che – ad oggi – si presenta quanto mai incerto e preoccupante.
Più volte abbiamo denunciato una situazione in cui i colleghi si sono trovati ad essere l’unico capro espiatorio del tracollo del valore del titolo Bpv, ad essere equiparati ai “veri” responsabili dei danni procurati, a d essere confusi con i “banchieri”.
Più volte abbiamo ricordato che – viceversa – la stragrande maggioranza dei colleghi è stata vittima e non complice, accusando perdite economiche e ripercussioni in campo sociale e familiare, subendo pressioni e vivendo situazioni al limite della sopportazione fisica e mentale.
Più volte abbiamo condannato una politica commerciale sostanzialmente invariata rispetto al passato, fatta di pressioni asfissianti, di toni al limite dell’offesa, di richieste di produzione di report (spesso assurdi) plurigiornalieri provenienti da soggetti strapagati “arrivati ieri”, talvolta con qualche scheletro nell’armadio, e “apparentemente” inconsapevoli della situazione nella quale si dibatte la Rete.
Ribadire per l’ennesima volta che il peso di questa crisi non dovrà essere a carico delle lavoratrici e dei lavoratori di questo gruppo suonerebbe, temiamo, inutilmente retorico.
Tornare a dire che il Polo Veneto non risponde a nessuna logica industriale ma solo all’ennesima intromissione della politica nell’economia sarebbe solo una ripetizione di quanto dichiarato dal nostro Segretario Generale “due difficoltà insieme non fanno un valore aggiunto”.
E allora, forse, non resta davvero più nulla da dire.
È venuto invece il momento di iniziare a chiederci, tutti insieme, che fare e questo lo decideremo
insieme (del resto è la stessa domanda che si poneva qualcun’altro a inizio 900, e poi un po’ di cose sono successe…)