Calano le assunzioni stabili e riprende l’aumento delle forme di lavoro precario e in particolare dei voucher. Le conferme derivano dai dati pubblicati dall’osservatorio per il precariato dell’Inps.
In allegato due tabelle che confrontano i dati sull’occupazione e la variazione netta dei rapporti di lavoro per gli anni dal 2014 al 2016, I° semestre.
Nei primi 6 mesi del 2016 il totale delle assunzioni, pari a 2.571.618 risulta in calo del 10,51 % rispetto al 2015. Nel dato di calo complessivo risulta significativo quello dei rapporti a tempo indeterminato pari al -33,4 %. Pesante anche il dato delle trasformazioni di contratti a termine in contratti a tempo indeterminato pari al -36,9 %.
Aumentano invece i contratti a termine e i contratti di apprendistato.
La composizione dei dati delle attivazioni dei rapporti di lavoro fra tempo indeterminato, determinato e di apprendistato di giugno, risulta peggiore a quella del 2014: fatto 100 il totale dei rapporti, il 25,3 % è dato dai T. Indeterminato, il 70,3 % dei T. Determinato e il 4,4 % dell’Apprendistato. Nel 2014 i dati erano rispettivamente del 27,1, 68 e 4,9 %. A giugno del 2014 le attivazioni erano pari a 2.585.659 e nel 2015 a 2.873.662 mentre per il corrispondente periodo del 2016 risultano essere 2.571.618, ovvero, -0,5 rispetto al 2014 e -10,5 % rispetto al 2015.
Aumentano i voucher: ne sono stati venduti quasi 70 milioni nel periodo gennaio-giugno 2016, il 40,1 % in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno e addirittura il 144,7 % in più rispetto al 2014.
Lo si disse in tempi non sospetti che il venir meno delle potenzialità dei sostanziosi incentivi messi in dote alle imprese con la legge di stabilità 2015, decontribuzione totale per 36 mesi fino a 8.000 euro per ogni nuovo assunto col contratto a tutele crescenti e deduzione della quota lavoro a tempo indeterminato dall’imponibile Irap e poi parzialmente prorogati con la legge del 2016 con la conferma dell’esonero del versamento per un periodo massimo di 24 mesi e con un limite di 3.250 euro su base annua, avrebbe determinato per le aziende un calo sia delle assunzioni a tempo indeterminato che una minor stabilizzazione dei lavoratori precari. Avevamo definito “dopati” i dati occupazionali del 2015, oggi ne abbiamo la riprova.
A giugno non solo cala l’occupazione, come già detto del 10,5 % rispetto ai primi sei mesi del 2015 ma, a parere dell’ISTAT, a preoccupare è il nuovo aumento della disoccupazione che a giugno cresce dello 0,1 %. A riprova della messa a rischio del sistema di stabilizzazione del lavoro, fortemente voluto dal Governo con la riforma del Jobs Act occorre aggiungere che lo stesso risicato aumento di occupati su base mensile, non semestrale, +74 mila, dipende quasi esclusivamente dalla crescita del lavoro autonomo, +78 mila.
Se davvero si vuole imprimere una vera e strutturale svolta al mercato del lavoro occorre finanziare con la prossima legge di stabilità un piano straordinario per l’occupazione femminile e giovanile e in particolare sbloccare il turn-over nella Pubblica Amministrazione.
Non ci può essere in fatti “ripresa” senza che vi sia un aumento di occupazione e salari. La strada che porta alla ripresa è quella del rilancio degli investimenti pubblici come volano per gli investimenti privati e per la creazione diretta di lavoro. Senza investimenti in lavoro, innovazione e ricerca non potremo mai immaginarci una ripresa credibile. La strada intrapresa dal Governo di una riduzione generalizzata dei diritti dei lavoratori e della liberalizzazione dei licenziamenti è ormai in tutta la sua evidenza fallita.
Urge un piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile, così come indicato nel “Piano del Lavoro”, così come è altrettanto urgente riscrivere il diritto del lavoro in nome di un principio di uguaglianza così come abbiamo indicato nella “Carta dei diritti universali del lavoro”.
Area della Contrattazione – Mercato del Lavoro
elaborazione occupazione Gennaio-Giugno dati INPS 16