Donne: referendum trivelle, diciamo si ad ambiente e rinnovabili

Domenica 17 Aprile si terrà il cosiddetto referendum sulle trivelle. E’ il primo referendum Italiano voluto dalle Regioni (nove per la precisione), che si sono fatte promotrici della raccolta di firme necessarie per indire il voto popolare. Ricordiamo innanzitutto che il referendum è uno strumento di democrazia, che richiede la partecipazione diretta dei cittadini e come tale va rispettato.
È un referendum abrogativo (l’unico ammesso in Italia). Gli elettori dovranno votare e decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare, entro 12 miglia dalla costa, cioè più o meno a 20 chilometri da terra, debbano durare:

  • fino all’esaurimento del giacimento, come avviene attualmente (nel caso vincano i NO);
  • fino al termine della concessione (nel caso vincano i SI).

Mentre noi parliamo di questo referendum, a pochi passi dalla nostra costa, in Tunisia, si sta consumando, sotto silenzio, l’ennesimo disastro ambientale. Una perdita nelle condotte sottomarine appartenenti alla Thyna Petroleum Services (TPS) ha creato una marea nera a soli 120 Km da Lampedusa.
Restando in Italia, non ci dobbiamo dimenticare dei danni che ha provocato il polo petrolchimico sulla costa orientale siciliana, tra Priolo, Augusta e Melilli, area ribattezzata il “triangolo della morte”. I pesci che arrivano in tavola, sani all’apparenza, presentano profonde mutazioni e malformazioni. In Sicilia, negli Anni Cinquanta, investitori e governanti sostennero che con lo sviluppo dell’industria petrolchimica la Regione sarebbe decollata dal punto di vista economico. Nessuno però disse che l’aria sarebbe diventata irrespirabile e che negli anni a seguire sarebbero aumentati i decessi per tumore e i feti malformati. Un prezzo che ancora oggi quest’area della Sicilia sta pagando.
Se è vero, inoltre, che con l’estrazione di petrolio e gas potremmo arrivare a coprire il 47% del nostro fabbisogno, ma solo a tempo determinato (perché i giacimenti prima o poi si esauriscono), è altrettanto vero che se si investisse nelle fonti energetiche rinnovabili si arriverebbe, invece, in poco tempo all’indipendenza energetica, per sempre.
Crediamo che non sia neanche un problema reale di posti di lavoro, perché, come disse in un’intervista al Sole24Ore del 24/09/2014, un ex manager di Eni, docente di Harvard, Leonardo Maugeri, “l’industria del petrolio non è ad alta intensità di lavoro […]”, infatti, “le possibili produzioni italiane cui dare mano libera sarebbero vantaggiose (al di là degli aspetti fiscali) solo se si tengono sotto stretto controllo i costi, e quindi si limita l’assunzione di personale. Infine, gran parte dei siti produttivi si controllano con poche persone, in molti casi da postazioni remote. Anche nel caso di un via libera generalizzato alle trivelle, quindi, è alquanto dubbio che si possano creare i posti di lavoro di cui si è parlato (25.000): forse il numero sarebbe di poche migliaia”. Investendo in fonti pulite e rinnovabili si potrebbero recuperare i posti di lavoro che verrebbero persi, favorendo l’occupazione nel settore delle fonti energetiche alternative.
L’ESECUTIVO DONNE DELLA FISAC CGIL VOTA SI (VOTIAMO SI) al referendum del 17 Aprile per tutelare la nostra pesca, il nostro turismo, i nostri mari, il nostro ambiente, la nostra salute, in una parola il nostro futuro.
Il referendum è sostenuto da molte associazioni ambientaliste, tra i quali Greenpeace e dal movimento NoTriv. Di seguito i link, per chi desiderasse approfondire l’argomento: http://www.greenpeace.org/italy/it/Cosa-puoi-fare-tu/partecipa/referendum-trivelle/
http://notriv.blogspot.it/
Vi invitiamo a leggere anche l’articolo su Rassegna Sindacale di Simona Fabiani del 17 marzo 2016 (link http://www.rassegna.it/articoli/si-con-il-referendum-si-decide-del-nostro-modello-energetico)

15 Aprile 2016
ESECUTIVO DONNE FISAC

Comunicato Esecutivo Donne

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