La Rivoluzione delle Spose Bambine

Venerdì 5 febbraio 2016, Khushboo Kumari, la ragazza di 16 anni che aveva rifiutato di sposarsi con un uomo molto più vecchio di lei, è morta all’ospedale di Patna per la gravità delle ustioni riportate sul 90 per cento del suo corpo. Il padre e la matrigna l’avevano ricoperta di cherosene e poi avevano appiccato il fuoco. Khushboo aveva una colpa: voleva continuare a studiare!
L’UNFPA, il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, stima che ogni anno oltre 13 milioni di ragazze in tutto il mondo siano costrette a sposarsi prima dei 18 anni con uomini molto più vecchi di loro. 13 milioni di bambine a cui viene negata l’infanzia e sottratta la libertà, compresa quella di terminare gli studi. Bambine sottoposte ad abusi e violenze, che corrono maggiori rischi di contrarre malattie come il virus dell’HIV, che rimangono incinte immediatamente dopo il matrimonio e i cui figli hanno maggiori probabilità di morire alla nascita o subito dopo il parto.
Nonostante nel 2006 sia stato approvato il Child Marriage Prohibition Act, ossia la legge che vieta il matrimonio di minori, prevedendo il carcere fino a due anni e una multa fino a 100 mila
rupie (2.240 $) sia per gli adulti che sposano bambini che per chi predispone, favorisce e partecipa al matrimonio, tale pratica continua a essere una piaga sociale che affligge il paese
affondando le sue radici nella povertà, nella discriminazione e nell’arretratezza culturale.
In questo mondo sconfinato di infanzia negata si è però finalmente aperto uno spiraglio di luce: nel piccolo villaggio Benisar, nel deserto di Thar, nel Rajasthan, una sessantina fra
bambine, ragazze e giovani donne, alcune di loro insieme ai loro figli, si sono incontrate nell’aula di una scuola, si sono parlate, hanno discusso del loro destino, rivendicando il loro
diritto all’infanzia ma, soprattutto, il loro diritto allo studio, consapevoli che è l’unica arma che le renderà davvero libere. Fiere di essere donne, hanno inneggiato alla conquista del divieto dei matrimoni infantili nel loro villaggio. Si è trattato di un’autentica rivoluzione sociale, poiché il loro scatto d’orgoglio è stato condiviso anche dagli adulti e dagli anziani del villaggio, finalmente consapevoli che le bambine sono una ricchezza.
Anche altri piccoli villaggi , oltre un centinaio, nel Rajasthan hanno vietato i matrimoni infantili, anche se, di fronte a un miliardo e duecentomila indiani, siamo perfettamente consapevoli che rappresentano solo una goccia in un mare sconfinato.
Non possiamo però impedirci di sperare che, se le cose cambiano in un posto così piccolo e sperduto, così arretrato e fuori dal tempo, possano cambiare ovunque. Le bambine di questo
piccolo villaggio ci hanno dato una lezione di dignità e democrazia e si sono appropriate del loro destino, concretizzando il pensiero di un grande uomo come Mahatma Ghandi “Sii il
cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo.”
La cultura, a partire dall’infanzia, rende così possibile la rivoluzione, restituisce libertà e costruisce un futuro migliore.
Marzo 2016
ESECUTIVO DONNE FISAC
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