DEUTSCHE BANK: TANTO TUONO’ CHE PIOVVE
Dopo tanti segnali negativi è infine scoppiato il caso Deutsche Bank. Non ne siamo sorpresi, troppe evidenze inducevano a ritenere che una sorta di resa dei conti fosse vicina. Il titolo in borsa ha subito un tracollo nel giro di pochi mesi e questo, al netto del nostro scetticismo riguardo al valore del “giudizio del mercato”, purtroppo vuol pur dire qualcosa.
Certamente DB ha risentito del clima negativo che circonda le banche europee e forse anche del fatto di rappresentare un Paese che tutto fa meno che rendersi simpatico. Scandali, multe, problemi di bilancio sono comunque reali e non solo i prodotti di pecche di immagine o di comunicazione, come qualcuno, ma onestamente non Cryan, vorrebbe far credere.
Non pensiamo che la banca sia sull’orlo del fallimento né che non sia in grado di onorare i propri impegni nei prossimi mesi ma allo stesso tempo ci infastidisce la sicumera con cui, nel corso di alcune comunicazioni rivolte a parte dei dipendenti (perché non a tutti?) manager ed esperti della banca hanno sprezzantemente escluso qualsiasi problema.
Pensiamo ai derivati: è stato detto che chi parla in termini critici dell’esposizione della banca lo fa senza cognizione di causa visto che le posizioni di segno opposto si pareggiano sia in valore che in durata ed i rischi riguardano cifre basse, quasi si trattasse, infine, di situazioni pressoché neutre. A parte che vi sono analisti piuttosto seri e riconosciuti che hanno
più volte espresso opinioni diverse, qualcuno dovrebbe spiegarci perché, se in fin dei conti si tratta di compensazioni e/o operazioni di poco significato, la banca ha in pancia decine di migliaia di miliardi di derivati. A che pro mettere in piedi tutta questa giostra, allora? Tutte le controparti delle operazioni sono solvibili? Perché la compagnia assicurativa AIG, per
esempio, andò in malora non per i derivati in se ma perché alcune controparti non c’erano più…Insomma, siamo moderatamente fiduciosi circa il fatto che la banca non andrà in frantumi ma, per cortesia, parliamo dei problemi seriamente e senza infingimenti perché ormai non è più il caso di ostentare certezze inesistenti bensì di rimboccarsi le maniche e vedere di uscire da questa situazione senza che a pagare siano i soliti noti e con un’azienda diversa da quella che è stata sino ad ora.
L’ABITO FA IL MONACO (COSI’ DICONO)
In mezzo a tutto quanto succede in questa settimane, qualche dirigente non ha trovato di meglio che richiamare ad un abbigliamento più adeguato i Dipendenti. Siamo sinceri: se vedessimo qualcuno aggirarsi per la banca in ciabatte o costume adamitico saremmo i primi a fargli presente che non è il caso…ma ancora non ci è capitato. A parte la congruità della richiesta, il fatto che avvenga proprio ora fa sorridere: bastassero giacca e cravatta o vestiti griffati a risollevare l’immagine della banca (vedi sopra) potremmo uscire facilmente dai nostri problemi. Comunque, la clientela si preoccupa anche di fronte a Colleghi vestiti impeccabilmente perché l’apparenza conta ma fino ad un certo punto. Speriamo poi che il dress code non venga esteso anche alle automobili perché, vedendo i mezzi parcheggiati nelle autorimesse della banca, temiamo che molti Colleghi avrebbero difficoltà ad uniformarsi agli standard dei dirigenti…
IN MISSIONE PER CONTO DI…?
Quando ormai qualche anno fa ci venne presentato il nuovo modello organizzativo ed i relativi inquadramenti, tra le altre cose, segnalammo perplessità sulla creazione delle Regioni Commerciali in quanto ci sembravano delle “sovrastrutture” dimensionate in modo eccessivo che toglievano risorse alla Rete e con un ruolo tutto da valutare. Parlare di organizzazione aziendale per la banca è praticamente tabù, ma noi ci proviamo lo stesso affermando che i nostri dubbi sull’argomento hanno trovato conferma. Dovremmo veramente chiederci a cosa servono decine di persone impegnate a dire agli altri cosa fare, spesso senza l’effettiva capacità di aiutare nel lavoro quotidiano chi ha bisogno di sostegno per svolgere al meglio il proprio compito. Sgombriamo il campo da ogni dubbio: non ne facciamo questioni personali (anche se in alcuni casi potrebbero esservi gli estremi) né intendiamo mettere in dubbio lo sforzo lavorativo altrui, tanto più che ogni ruolo vive delle specificità dei singoli che lo interpretano in vari modi, talvolta molto diversi tra loro. Rimane il fatto che la gran parte di ciò che viene prodotto da queste strutture “commerciali” consiste nel richiedere a malcapitati Colleghi quattro o cinque report giornalieri, ad indire call talvolta in orari o giornate discutibili e soprattutto ad inviare mail più o meno minatorie in cui si dipinge chi non raggiunge i risultati richiesti come “scorretto” portando a supporto classifiche e graduatorie che non ci stancheremo mai di definire avvilenti e, queste sì, scorrette. L’ultima trovata, già ricordata in altro numero del nostro giornalino, è la richiesta di aggiornare quotidianamente i dati delle vendite…future richiamando facoltà divinatorie che hanno del ridicolo. Non da ultimo, assistiamo a continui giri negli sportelli degli addetti di regione che fanno lievitare in modo francamente sorprendente il numero delle missioni senza che spesso se ne colga il motivo. Chi entra in regione, poi, raramente ne esce, con il risultato che ci sembra si stiano stratificando alcune posizioni tanto che le uniche strutture che possono crescere di numero paiono proprio quelle…Nella ridda di macro e micro riorganizzazioni che l’azienda sta facendo o si appresta a fare, forse anche riflettere sul tema delle regioni e dei presidi commerciali potrebbe essere utile, che dite?
PRENOTATE GENTE, PRENOTATE
Come abbiamo visto, prevedere il futuro è diventata una qualità richiesta in banca e magari per questo ai Colleghi che si occupano del collocamento di titoli viene talvolta “suggerito” di inserire in prenotazione i prodotti che pensano di poter vendere. Se proprio poi l’operazione non si realizza, si cancellerà l’ordine ma nel frattempo si può andare dai superiori a
mostrare, artificiosamente in questo caso, che si stanno raggiungendo gli obiettivi guadagnando comunque tempo…Non è la prima volta che torniamo in argomento, tuttavia vogliamo da un lato stigmatizzare chi chiede ai Colleghi di comportarsi in questo modo, dall’altro ricordare che si tratta di una pratica scorretta e molto rischiosa. Ricordiamo che tanto per la prenotazione quanto per l’annullamento di un ordine sarebbe opportuno avere una richiesta scritta del cliente ed inoltre se qualcosa andasse storto, per esempio ci si dimenticasse di annullare l’acquisto, chi pensate possa essere chiamato a risponderne? Se qualche capo ritiene di poter operare in questo modo, è opportuno gli si dica semplicemente di procedere lui, con le proprie credenziali e password. Scommettiamo che non lo farebbe mai? Speriamo che la banca vigili di più e meglio visto anche che già a livello di profilazioni Mifid si sono registrate anomale concentrazioni di clientela particolarmente ferrata in materia di prodotti finanziari…E’ la banca che lo ha ricordato anche di recente, magari non c’è niente di male ma un po’ più di attenzione e formazione non crediamo guasterebbe.
MONDO BANCARIO
Rappresentante dei Lavoratori per la sicurezza (RLS): accordo tra ABI e Sindacati Raggiunta il 4 febbraio l’intesa tra le parti per rinnovare l’istituto degli RLS nel settore bancario. Il precedente accordo risaliva al 1997e la trattativa non è stata affatto semplice visto che su questo versante l’unico intendimento delle banche era cercare di ridurre i costi (per altre cose invece non ci si pensa proprio). Gli RLS sono figure molto importanti e spesso sottovalutate ma che possono giocare un ruolo importante nel presidio alla salute e sicurezza dei dipendenti. L’accordo prevede regole per quanto riguarda il numero degli RLS, la loro elezione, la loro formazione ed alcuni aspetti legati ai sopralluoghi ed ai permessi concessi per la loro attività. Anche nella nostra azienda potranno ora essere rinnovate tali cariche alla luce delle regole concordate in sede nazionale.
Banche di Credito Cooperativo: via alla riforma attraverso un Decreto Legge (tanto per cambiare).
Con il consueto attivismo il governo ha decretato la riforma delle BCC suscitando molte perplessità e malcontenti anche tra i datori di lavoro, che pure erano stati la parte privilegiata nell’ambito del dialogo istituzionale. Si creerà una mega holding, con una dotazione patrimoniale di almeno 1 milardo di Euro, che potrà essere quotata in borsa ed a cui faranno forzatamente capo tutte le BCC medie e piccole mentre quelle più grandi potranno decidere se aderire o trasformarsi in Spa versando una sorta di penale al fisco. Ci pare che questo provvedimento, che dovrà andare a regime entro i prossimi 18 mesi, metta sostanzialmente la parola fine all’esperienza del credito cooperativo in Italia, un’esperienza certamente divenuta “spuria” negli ultimi anni ma che, in fondo, costituiva l’ultimo legame ancora esistente tra territori e mondo finanziario. Basta BCC, niente più Popolari ormai il modello di banca è uno solo e punta ad ingrandire i soggetti esistenti senza un vero fine condiviso od una vera attività a sfondo sociale. Rimangono sul tappeto sin da ora i problemi legati ai 37.000 dipendenti BCC, mai coinvolti e con un Contratto Nazionale tutto da conquistare visto che le banche hanno chiesto di annullarlo o sospenderlo per poter finanziare riduzioni di organici…mala tempora…
Presidente ed A.D. di MPS devolvono parte della loro retribuzione al Fondo di solidarietà aziendale.
Un “beau geste”, come si diceva una volta, quello di Tononi e Viola che hanno rinunciato a tutto o parte del loro stipendio a favore di un fondo per i dipendenti della loro banca. Bene, meglio loro di molti altri che a fronte di disastri aziendali fanno finta di niente o magari stanno andando a giudizio proprio in questi giorni (ad esempio i dirigenti MPS nel processo
che vede coinvolta anche DB). Beati loro che possono permettersi di essere così munifici, verrebbe anche da dire. Ci sono comportamenti e parole che vanno comunque apprezzati, tuttavia permetteteci di dire che non possono bastare. Spiace, ma non basta proprio: ora serve che i banchieri (tutti) cambino davvero e lo possono fare andandosene dai loro scranni dorati o mutando davvero la loro indole manageriale, magari lavorando con onestà (intellettuale e non) e dedizione ogni giorno e non solo quando lo decidono loro.
ALTRI MONDI
E’ stato rinnovato nelle scorse settimane il Contratto Nazionale dell’industria alimentare. Si tratta di un accordo che cade in un momento particolare delle relazioni industriali visto che le parti datoriali hanno accolto in maniera molto fredda la proposta di CGIL, CISL e UIL per la riforma della contrattazione collettiva. L’intesa prevede, tra le altre cose, la validità
del CCNL dal 1.1.15 al 30.11.19 (1.12.15 – 31.12.17 per gli accordi di secondo livello), aumenti salariali medi di Euro 105, mantenimento degli scatti di anzianità, impegno delle imprese a sviluppare temi di responsabilità sociale e lotta alle discriminazioni, miglioramenti nei permessi, nei congedi e nell’accesso al part-time, sviluppo della formazione congiunta, novità sulla bilateralità, regole più precise su inquadramenti, mansioni e stabilizzazione dei Lavoratori stagionali.
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