Icbpi: Prove Generali della Finanza in Saldo

Fonte: Il Fatto Quotidiano

 

Per chi non avesse ancora compreso la strategia finanziaria del nostro presidente del Consiglio, consigliamo di riflettere sulla vendita dell’ Istituto centrale delle banche popolari, un ente che controlla il 45% del mercato del sistema di pagamento interbancario, gestisce il pagamento delle pensioni Inps in Italia e all’ estero e alcune carte di credito come Carta Sì. Un colosso con un fatturato di 670 milioni di euro e un utile di 96 milioni. Gli azionisti sono quasi tutte le maggiori banche popolari, che hanno deciso di vendere perché incassando ricche plusvalenze consolidano i propri ratios patrimoniali. La decisione di vendere ha messo in moto una serie di fondi nazionali e internazionali, ma due cordate sono in dirittura d’ arrivo e se la giocheranno sul filo di qualche milione di euro. La prima cordata è quella tra Cvc Capital e Permira, entrambe da ricordare per il loro ruolo nella scandalosa vicenda della Seat Pagine Gialle alla fine degli anni Novanta quando il passaggio di mano dalla Telecom pubblica a una cordata di fondi e poi da questi di nuovo alla Telecom di Colaninno garantì, in appena 30 mesi, una plusvalenza di 7 miliardi di euro (il 42% dei beneficiari aveva conti nei paradisi fiscali). La seconda cordata è costituita da Bain Capital (anch’ essa coinvolta nella vicenda Seat quando era Bain Cuneo), Advent e Clessidra. Quest’ ultimo è il fondo di Claudio Sposito che ha dato una mano a Tronchetti Provera per dare il controllo della Pirelli ai russi prima che arrivassero i cinesi e che in pochi mesi portò a casa qualche centinaio di milioni di euro di plusvalenze. INSOMMA i probabili acquirenti sono i soliti noti che acquistano asset industriali e / o finanziari per poi rivenderli sfusi o a pacchetti. È il mercato, ma il mercato non obbliga a vendere e non impedisce che a comprare siano soggetti pubblici visto che lo stesso mercato è neutrale rispetto alla natura della proprietà di una società. Il valore di mercato di questo soggetto finanziario supera i 2 miliardi di euro e i fondi si stanno accapigliando per accaparrarsene la proprietà sicuri di fare in un paio d’ anni importanti plusvalenze. Questo modello di acquisizioni esploderà nei prossimi mesi grazie a due provvedimenti del governo : la riforma delle banche popolari e l’ accordo tra il ministro dell’ Economia e le fondazioni guidate da Guzzetti. La prima renderà con-tendibile tutto il settore delle banche popolari nonostante le preannunciate fusioni e l ‘ altra aprirà voragini nell’ azionariato dei grandi istituti di credito. Chi comprerà la quota di Intesa San Paolo che Cariplo dovrà lasciare per questo accordo scellerato cui le fondazioni sono state costrette dalla finanza internazionale che da 20 anni nomina il ministro dell’ Economia italiana? Esistono in Italia investitori istituzionali capaci di sostituirle per evitare che l’ intero sistema finanziario italiano sia messo totalmente nelle mani della finanza internazionale? La risposta è negativa sia perché da sempre il nostro è un capitalismo senza capitali, sia perché i fondi pensione non sono decollati e la loro cultura non ha ancora metabolizzato il senso dell’ interesse nazionale e della modernità che rischia di soffocarci con le sue degenerazioni. A QUESTO PUNTO la finanza internazionale, tanto cara a Renzi e ai suoi consiglieri, farà bivacco con tutti i nostri asset finanziari e industriali che passeranno rapidamente di mano con plusvalenze e commissioni da capogiro relegando, così, il nostro Paese al destino di una colonia. Destino, è inutile dirlo, rifiutato dalle altre due grandi democrazie continentali, Germania e Francia, che hanno mantenuto in mani pubbliche asset industriali e finanziari strategici. Ma in quei paesi la politica guida ancora l’ economia, mentre da noi è la finanza che sceglie la politica e i suoi protagonisti.

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