Sì certo, non siamo originali…ma riepilogare un po’ quello che è accaduto quest’anno a pochi giorni dalla sua fine non ci sembra un esercizio inutile. Ovviamente, ricordiamo solamente le cose che più da vicino interessano il nostro mondo lavorativo perché per quanto riguarda i fatti di cronaca altri riusciranno molto meglio di noi a scandire gli avvenimenti di 12 mesi aperti e chiusi dagli atti terroristici di Parigi e caratterizzati da venti di guerra che non hanno mai smesso di spirare, così come è ininterrottamente proseguito il teatrino italiano di governanti insipienti ed affabulatori patetici ma non per questo meno dannosi.
LAVORO: è stato, purtroppo, l’anno del Jobs Act con il drastico ridimensionamento dei diritti dai Lavoratori a partire dall’Articolo 18 e dalle tutele sui controlli a distanza. Si tratta di un impianto legislativo che non fa compiere alcun passo in avanti al Paese ma che si richiama ad idee sbagliate anche empiricamente e tuttavia tenacemente sostenute ed affermate dagli imprenditori e dal ceto politico loro amico (quasi tutto, a dire il vero). Per rilanciare l’azione sindacale, abbiamo visto il raggiungimento di accordi tra le parti sulla rappresentanza e, per quanto riguarda la CGIL, lo svolgimento di una Conferenza di Organizzazione che dovrebbe riuscire (speriamo) a rendere il nostro Sindacato sempre più vicino alle Persone ed alle loro esigenze. Il lavoro continua a mancare ed a regredire, nonostante le illusioni mediatiche.
BANCHE: è stato rinnovato il Contratto Nazionale il primo di aprile dopo uno sciopero straordinario della Categoria avvenuto a gennaio che forse meritava esiti migliori. Si è trattato infatti di un accordo con molte ombre e poche luci che deve peraltro ancora completarsi in alcuni suoi demandi di non secondaria importanza. Nessuna novità sul fronte esuberi: anche nel 2015 le banche ne hanno dichiarate alcune migliaia. Le crisi bancarie italiane hanno portato al salvataggio di quattro banche prima dell’entrata in vigore delle regole europee sulla questione: qualcuno rimarrà con il cerino in mano…altri la faranno franca e come sempre accade non saranno le persone più irreprensibili. Insomma, niente di nuovo. DEUTSCHE BANK: il 2015 è stato l’anno della…svolta: stratosferiche perdite dichiarate in bilancio ed azzeramento, o quasi, del gruppo dirigente di un colosso sempre meno invulnerabile e vittima di se stesso e della bulimia dei suoi dirigenti (che anche in questo caso, probabilmente, non ne usciranno comunque male). Sono arrivate multe pesantissime e numerosi procedimenti sono ancora in corso con riflessi presenti e futuri sui conti della banca. Ovviamente, arrivano le stangate per i Lavoratori sotto forma di una riorganizzazione di proporzioni mai viste prima con tagli di personale nell’ordine di migliaia di persone in giro per il mondo. Lo stesso Comitato Aziendale Europeo di DB, recentemente si è espresso con molta preoccupazione al riguardo. Non si coglie molta fantasia nei dirigenti, vecchi o nuovi che siano…
DB ITALIA: quest’anno si è completata a giugno la riorganizzazione 2014 gestita attraverso il Fondo Esuberi. Non vi saranno riduzioni di organico per il prossimo anno ma proseguono le esternalizzazioni e gli appalti mentre non si aprono più nuovi sportelli e ci si interroga sulle ricadute in Italia dei prossimi processi di ristrutturazione voluti dalla Germania, oscillando tra chi paventa scenari molto problematici e chi invece sostiene candidamente che non accadrà nulla. Già il prossimo anno ne sapremo di più, intanto le pressioni commerciali ed i carichi di lavoro sono rimasti un problema serio, così come il basso profilo nelle relazioni sindacali che ha caratterizzato gli ultimi mesi. Ci si attende un cambio di passo che speriamo avvenga davvero su basi positive.
CONCLUSIONI: non propriamente un anno esaltante quello che se ne sta andando, però, nonostante tutto, siamo convinti che i problemi possano essere risolti attraverso la volontà, l’equità e la lungimiranza, cose forse dimenticate da molti in questi ultimi tempi ma che sono indispensabili per garantire un futuro migliore, nei luoghi di lavoro e non solo.