La Fisac CGIL di Livorno esprime solidarietà, vicinanza e partecipazione ai lavoratori ed ai risparmiatori di Banca Etruria, Cassa Risparmio di Chieti, Cassa Risparmio di Ferrara e Banca Marche.
I lavoratori ed i risparmiatori delle 4 banche in crisi sono vittime dello stesso carnefice: top manager e padroni delle banche votati ad un unico obiettivo, cioè il massimo profitto, costi quel che costi. Al fine di ammassare ricchezze private tanto enormi, si praticano quotidianamente sui lavoratori di banca pressioni di ogni tipo (crescente causa di ansia e depressione) e ricatti (trasferimento, demansionamento, licenziamento) per costringerli a piazzare presso la clientela prodotti finanziari ultraredditizi per la banca anche se inadeguati o troppo rischiosi per il risparmiatore.
Questo stato di cose è diffusissimo nel sistema bancario, che perciò soffre da anni una profonda crisi di credibilità ed è percepito, purtroppo o a ragione, lontano dalla sua reale funzione sociale di sostegno alle autentiche necessità finanziarie delle famiglie e delle imprese. Tra l’altro, la stessa normativa nazionale, che dovrebbe essere nata per sostenere la trasparenza contrattuale attraverso la piena informazione ad una clientela “consapevole”, finisce invece per fornire una cornice puramente formale dove gli interessi finanziari e di breve periodo dei vertici aziendali la fanno da padrone.
Le 4 banche sull’orlo del dissesto sono oggi nell’occhio del ciclone per la modalità con la quale viene gestito il risanamento, che, per la prima volta nella storia recente del nostro paese, pone una parte delle perdite a carico di clienti che hanno sottoscritto azioni ed obbligazioni subordinate (rimborsabili solo dopo il rimborso degli altri obbligazionisti). E’ questo solo l’antipasto di quel che potrebbe accadere dal prossimo 1° gennaio 2016 quando ogni crisi bancaria – per inderogabile norma Europea finalizzata ad evitare che gli Stati debbano salvare con soldi pubblici le banche decotte – produrrà perdite per azionisti, obbligazionisti (tutti, non solo alcuni, come per le 4 banche interessate oggi) e, infine, depositanti sopra i centomila euro (esentati nel caso attuale).
E’ questo uno scenario inquietante, soprattutto se pensiamo che in Germania, con la dissestata HSH Nordbank, è stato usato dalle autorità europee un metro ben diverso: è stato avallato il salvataggio statale, così dimostrando una disparità di trattamento vistosa tra paesi politicamente ed economicamente forti come la Germania (a cui viene consentito di salvare le proprie banche con risorse pubbliche) e paesi fragili come l’Italia (a cui viene severamente vietato il soccorso statale alle aziende del credito).
Se poi aggiungiamo che il comune risparmiatore spesso non dispone dei mezzi per valutare la rischiosità teorica del suo investimento, abbiamo ottenuto un quadro davvero fosco del futuro dei rapporti fra banche e clienti. Il piccolo cliente di banca e lo stesso impiegato dello sportello possono basarsi unicamente su informazioni pubbliche, sintetizzate in rating, classifiche e indici comprensibili solo per i più esperti ed avveduti, elementi ed informazioni peraltro non sempre validi ed affidabili. La stessa HSH Nordbank, oggi praticamente fallita, era risultata ottimamente patrimonializzata a fine 2013 (Core Tier 1 al 10%) secondo le “approfondite” analisi (comprehensive assessment) degli organismi europei di vigilanza bancaria (fonte Milano Finanza 16 ottobre 2015).
Concludiamo, quindi, con un duplice pressante auspicio: che il Governo intervenga nell’immediato per minimizzare le perdite di tanti incolpevoli clienti di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara che hanno visto volatilizzarsi i loro sudati risparmi; che si ponga poi seriamente mano ad una riforma del modo di fare banca, iniziando dalla separazione tra la parte tradizionale di intermediazione creditizia e quella finanziaria.
Livorno, li’ 10 Dicembre 2015