Con un blitz domenica sera il Governo ha varato un decreto legge, che è stato definito Decreto “salva banche”. Il Decreto crea quattro Nuove Banche con la costituzione di quattro società per azioni, denominate Nuova Cassa di risparmio di Ferrara S.p.A., Nuova Banca delle Marche S.p.A., Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio S.p.A, Nuova Cassa di risparmio di Chieti S.p.A, – le c.d. banche buone o banche ponte, che proseguono l’attività.
Le azioni “sono interamente sottoscritte dal Fondo nazionale di risoluzione”. Il sistema bancario nazionale provvede ad anticipare al “ Fondo di risoluzione nazionale “ i mezzi finanziari necessari, con una parziale garanzia di Cassa Depositi e Prestiti, in caso di in-capienza del Fondo alla scadenza del finanziamento.
L’ obiettivo dichiarato dal Governo è “di mantenere la continuità delle funzioni essenziali precedentemente svolte dalle medesime banche e, quando le condizioni di mercato sono adeguate, cedere a terzi le partecipazioni al capitale o i diritti, le attività o le passività acquistate, in conformità con le disposizioni del medesimo decreto legislativo”.
Le c.d. good bank vengono provvisoriamente gestite, sotto la supervisione dell’Unità di Risoluzione della Banca d’Italia, da amministratori da questa appositamente designati.
“Gli amministratori hanno il preciso impegno di vendere la banca buona in tempi brevi al miglior offerente, con procedure trasparenti e di mercato, e quindi retrocedere al Fondo di Risoluzione i ricavi della vendita. Nella tabella sono forniti i dati per ciascuna delle quattro banche buone e per l’aggregato delle stesse”.
E’ stata costituita una “banca cattiva” (bad bank), in cui sono stati concentrati i prestiti in sofferenza che residuano una volta fatte assorbire le perdite dalle azioni e dalle obbligazioni subordinate.
Nell’accogliere positivamente l’intervento, che elimina il rischio di provvedimenti di liquidazione coatta amministrativa e tutela tutti i correntisti, dobbiamo, però, constatare le conseguenze negative per i risparmiatori, i detentori delle c.d. “obbligazioni subordinate”.
Sono migliaia di cittadini, tantissimi piccoli risparmiatori, che hanno investito nella banca del territorio, quella stessa banca nella quale hanno, da sempre, riposto fiducia, affidandole i propri risparmi.
Il Personale delle 4 banche – quello a più diretto contatto con il pubblico – sta affrontando in questi giorni le proteste dei risparmiatori, in condizioni di solitudine e di tensione, trovandosi a gestire problematiche sollevate dalla clientela, in una situazione del tutto nuova nella storia delle banche italiane, che valicano il semplice rapporto professionale “bancario”.
Le lavoratrici e i lavoratori proseguono il rapporto di lavoro alle dipendenze delle nuove banche, dopo lunghi mesi di attesa e di massimo impegno per salvaguardare il rapporto di fiducia con la clientela, ma permane una fortissima l’incertezza sugli assetti futuri, sulle ricadute negative che potrebbero colpire i dipendenti delle banche.
Risparmiatori e lavoratori pagano le responsabilità di altri soggetti (in primis di amministratori e di politici spregiudicati, in un contesto di collusione e corruzione da accertare e perseguire) e di coloro che hanno ottenuto credito facile e abbondante, senza averne il merito e, soprattutto, senza avere reinvestito nel lavoro e nella produzione.
Non basta avere evitato la liquidazione delle 4 banche. Ora va predisposto e presentato un progetto strategico, che dica con chiarezza cosa si intende fare e come si intende fare banca nei territori di riferimento, aprendo il confronto.
Già a suo tempo sono stati stipulati accordi di riduzione del Personale e del suo costo, che hanno inciso significativamente sul numero degli occupati e sulle loro condizioni.
Questi sacrifici non hanno finora ricevuto riscontro. Dopo la pubblicazione del decreto nessun confronto è stato ancora aperto con i rappresentanti dei lavoratori, nemmeno quello previsto dal contratto di lavoro e dalle leggi.
Bene, quindi, il “salvataggio” ma ora – utilizzando al meglio i 60 giorni entro cui il decreto dovrà essere convertito in legge – si apra il confronto con i rappresentanti sindacali dei lavoratori e si trovino i rimedi opportuni per le migliaia di piccoli risparmiatori.
FISAC-CGIL
Segreteria regionale Marche
Com Stampa su B Marche 26112015