Banca Marche: Dopo l’Alba.. ”una nuova luminosa mattina per Nuova Banca Marche S.p.A.”

Con queste trionfali parole il Presidente Roberto Nicastro e l’Amministratore Delegato Luciano Goffi hanno concluso la loro lettera, inviata lunedì scorso a tutto il Personale.
Toni altrettanto trionfalistici abbiamo ascoltato e letto, sin dalle prime ore successive all’annunciato “salvataggio”, da parte di molti politici nazionali e della nostra Regione.
A noi sembra che le cose siano un po’ più complesse e come tali richiedano una più attenta valutazione.
Registriamo positivamente che, per quanto riguarda la continuità giuridica e normativa dei rapporti di lavoro, i Lavoratori sono stati trasferiti alla Nuova Banca Marche S.p.A. senza soluzione di continuità, così come garantito dall’A.D. Goffi e dal Direttore Riggi nella serata di domenica scorsa.
Nel corso dell’incontro i nostri interlocutori ci hanno altresì confermato, al momento, sia l’assenza di tensioni occupazionali che di interventi sulla struttura; una “bridge bank” ossia “bancaponte” che i nuovi Amministratori hanno il preciso compito di cedere in tempi brevi come unico asset al miglior offerente.
Entrando nel merito del “salvataggio” esprimiamo, invece, forti perplessità rispetto alla sua costruzione che si fonda sul presupposto, sicuramente da approfondire, di una situazione patrimoniale complessiva delle quattro Banche ben peggiore di qualsivoglia previsione e su una necessità patrimoniale che Organi d’Informazione e lo stesso FITD mai avevano in precedenza ipotizzato.
In particolare per ciò che attiene la copertura del monte sofferenze, innalzata oltre l’80%, senza paragoni nelle altre Aziende bancarie ed elemento scatenante delle nuove ed ingenti perdite che hanno comportato l’azzeramento del valore dell’azione e della totalità delle obbligazioni subordinate.
A metà ottobre, nell’esprimere soddisfazione per la delibera assunta da FITD, che si era impegnato a sottoscrivere l’aumento di capitale, avevamo anche detto che occorreva attenzione rispetto alle modalità concrete con cui il rilancio della Banca sarebbe avvenuto, perché esse potevano rischiare di creare ulteriori nuove problematiche.
Avevamo anche chiesto a tutti ed in tutte le sedi una forte attenzione sul cruciale tema del Credito Deteriorato e un particolare impegno per il suo recupero.
Nulla è stato fatto.
La classe politica, che oggi si rallegra per un’operazione voluta ed imposta da una burocrazia europea – alla quale come al solito non ha saputo opporsi – e che di fatto ha impoverito attraverso un vero e proprio esproprio decine di migliaia di famiglie (tutti gli azionisti e gli obbligazionisti subordinati), è bene che si interroghi sul perché si sia aspettato tanto per intervenire e se le valutazioni sulle quali si basa il “salvataggio” siano state fatte in modo corretto.
Noi continuiamo a pensare che non sia così.
Noi oggi pensiamo di essere di fronte non ad “un aiuto di Stato” ma ad un “esproprio di Stato”. Le plusvalenze latenti che si materializzeranno dopo aver impoverito azionisti ed obbligazionisti subordinati non andranno a questi ultimi ma nelle tasche dei nuovi padroni.
Strano Paese è questo… strani politici… strana, soprattutto, la classe dirigente di Banca d’Italia.
Quest’ultima in particolare:

  • ha ispezionato più volte le Banche senza sollevare particolari istanze (confermato dal fatto che in passato sono state comminate sanzioni minimali);
  • ha negli anni affermato che il nostro sistema bancario era sano mentre il resto d’Europa ricorreva ad aiuti pubblici per salvare il salvabile;
  • ha arbitrariamente commissariato alcune banche rispetto ad altre;
  • ha impiegato anni per risolvere la questione;
  • ha perso oltre un anno dietro l’ipotesi di Fonspa (fermando nel contempo l’attività di recupero crediti).

Ora se ne esce con un vero e proprio esproprio ordito nei confronti degli azionisti e degli obbligazionisti subordinati, tra i quali vi sono anche molti colleghi.
Noi pensiamo che il recente intervento sia fondato sulla necessità di accontentare l’Unione Europea, facendo in modo che a pagare “il conto” siano azionisti ed obbligazionisti incolpevoli, utilizzando poi alla bisogna criteri contabili assai diversi da quelli in uso nelle altre Aziende di credito.
Ancora una volta la politica non ha colto l’occasione di dare un senso al mandato di rappresentanza ricevuto dalle nostre Comunità, continuando a mantenere anche nelle settimane cruciali un profilo irrilevante.
Non pensino i politici di poter scaricare le loro inerzie e sottovalutazioni su altri, a partire dagli stessi Lavoratori – che in questi mesi hanno continuato in modo tenace e responsabile a coltivare un rapporto fiduciario con la Clientela – e soprattutto su migliaia di famiglie colpite nei loro risparmi.
Si interroghino, invece, sugli errori fatti e facciano pressione per rendere meno pesanti le decisioni assunte attraverso interventi compensativi ancora possibili a favore dei clienti più colpiti.
Le OO.SS.LL., da parte loro, non mancheranno di difendere i Colleghi chiarendo a tutti che le responsabilità non sono da ricercare in capo ai Lavoratori che presidiano la “prima linea” ma altrove: nelle scelte sbagliate di Amministratori e Top Management (vecchi, in molti casi attenzionati dalla Magistratura, e nuovi), nei mancati controlli da parte degli Organi di Vigilanza, nell’inerzia e nella viltà di chi ha preferito sottovalutare il problema ed accodarsi ai diktat che una Europa matrigna ha voluto imporre al nostro Paese al contrario di quanto permesso ad altri paesi più forti (vedi i recenti salvataggi di qualche banca francese e tedesca).
E’ necessario e ineludibile, data la situazione, un immediato incontro con Presidente e A.D..

Jesi, 25 novembre 2015
Le OO.SS.LL. Aziendali di Nuova Banca Marche

 

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