ANGELINI, come prevede di affrontare l’attacco sia del Pd che di Confindustria in una Toscana finora con buoni rapporti?
«Sono preoccupata anche perché la fase è ancora incerta, confusa, fragile. Ma, sarà perché sono ottimista, eppure non credo che in Toscan la situazione sia così tgesa. Sono convinta che Confindustria non cambierà dopo i tanti accordi, anche unitari, fatti per arginare la crisi. Paradossalmente sono più allarmata dal Pd, a cominciare dal fatto che non ho ancora visto un’istituzione che vi faccia riferimento andare oltre le parole e lanciare un’iniziativa contro i tagli del governo che colpiscono le persone».
Lei parla di crisi ma gli ultimi dati Istat sull’occupazione sono positivi.
«Sono contenta ma cauta. Per esempio vorrei sapere quanto incide il lavoro stagionale. E poi c’è ancora una Toscana a due velocità: quella del centro e l’altra della costa in difficoltà. I consumi sono fermi. La disoccupazione cala dell’1% ma ci vuole una crescita ben più importante, anche per rimettere in circolazione risorse per il welfare».
Già, lei mette tra le priorità sindacali la difesa del welfare.
«Se il governo non smette di tagliare per esempio nella sanità, in Toscana l’impatto sarà duro. Qui avevamo già razionalizzato, non ci sono tanti sprechi da aggredire. Lo si è fatto con il contributo dei sindacati, a cominciare dalla riduzione delle Asl a tre. Ma il governo non può farsi bello a scapito di persone e Comuni».
Lei non è convinta della riforma fiscale? E delle altre?
«Ci accusano di essere vecchi. E’ forse nuovo tagliare le tasse sulla prima casa per tutti cancellando progressività e equità? Ne è il Jobs Act a fare spazio ai giovani. Lo si fa invece abbassando l’età pensionabile di Fornero e non introducendo la flessibilità con penalizzazioni che colpiscono le pensioni a vita: così nessuno va via prima. La legge sulla buona scuola rischia di essere un’occasione persa nella lotta per un vero diritto allo studio. Né è vero che si assumono 100.000 precari, si stabilizza solo chi già c’era. Il che è un bene, ma senza dialogo con le forze sociali e un vero aumento dell’organico non si rinnova la scuola».
Qualche difetto lo avrete anche voi.
«Ci dobbiamo sburocratizzare, diventare meno autoreferenziali, fare meno riunioni e andare di più sui luoghi di lavoro per non perdere di vista la realtà».
Ma avete perso di vista giovani e precari, non crede?
«Per un sindacato non è facile intercettare chi non si trova sul lavoro. Ma bisogna trovare un linguaggio più comprensibile dai giovani, includere nella contrattazione chi ne è fuori, darepiù ruolo a rsu e lavoratori. Il tema della Conferenza di organizzazione nazionale della Cgil del 17 e 18 settembre sarà cambiare con il mondo che cambia».
Affronterete, dopo il caso Cisl, la questione dei maxi compensi?
«Si tratta degli enti bilaterali in cui siedono anche i rappresentanti sindacali e ci sono i gettoni dei cda. Da noi c’è un’organizzazione trasparente per cui tutti i gettoni vanno versati all’organizzazione ».
Per quel rilancio in grande dell’occupazione cui allude cosa serve?
«Investimenti, innovazione, ma anche diversificazione. Non potranno mai tornare tutti ai precedenti lavori. Bisogna assicurare la produttività. L’esempio è Piombino dove tutti verranno riassunti, ma non torneranno tutti quanti alla siderurgia, alcuni si occuperanno di logistica, altri di agro industriale. Ci vogliono investimenti pubblici, per esmpio per il dissesto idrogeologico, per la ristrutturazione del patrimoniuo scolastico per le infrastrutture. Va modificata la legge regionale sugli appalti per dare garanzie ai lavoratori nel passaggio da un appalto a un altro ».
Lei parla di migranti. La soluzione toscana dei piccoli gruppi resisterà?
«E’ difficile risolvere il problema senza una vera Europa solidale, ma la soluzione toscana va difesa. Servono le politiche di accoglienza, la cultura dell’inclusione, considerare il fenomeno non un problema ma un’ opportunità ».
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