Questa uscita di FOCUS ECONOMIA TOSCANA contiene una piccola ma significativa modifica nell’impianto analitico che sta alla base della nota economica di IRES Toscana e CGIL Toscana. Siamo in condizione di poter fornire un quadro analitico, oltre che della situazione economica e sociale della Regione, anche delle dieci province toscane. L’uscita di luglio, ogni anno, sarà dedicata alle economie provinciali. L’obiettivo è quello di fornire alle nostre strutture territoriali e ai loro interlocutori locali un quadro abbastanza dettagliato della loro situazione economica comparata con gli andamenti regionali e nazionali. Una seconda innovazione che apportiamo a partire da questo numero è data dall’utilizzo delle banche dati “Prometeia” che ci consentono di monitorare sistematicamente i più importanti indicatori economici e di tracciare delle stime anche con carattere previsionale, a livello regionale e sub regionale e marcare le differenze con le stime nazionali. Ciò, naturalmente con l’obiettivo, non tanto di “indovinare” ma di avere dei tracciati che facciano intravedere gli indirizzi di fondo, anche su periodi più lunghi della semplice congiuntura, del nostro sistema economico.
Nel merito di questo numero non possiamo sottrarci da una lettura dei dati mercatolavoristici che sono al centro della discussione politico- sindacale a livello nazionale ma, anche nella nostra regione. Non c’è dubbio che da diversi mesi a questa parte si stia rilevando un movimento significativo negli avviamenti al lavoro. I dati a nostra disposizione, però, ci mostrano una situazione regionale un po’ diversa rispetto a quella enfatizzata dagli apologeti del “Jobs Act”. Per almeno tre ordini di ragioni:
- La prima è che questo movimento nel mercato del lavoro si è allineato con una tendenza, ancorché debole, alla ripresa e che questo processo è iniziato almeno da un anno in un quadro economico generale che ha contribuito a un miglioramento nelle performances delle imprese (Abbassamento dei costi energetici, Iniziative attive della Banca Centrale Europea, conferma dell’export). Tutto questo, anche se in termini tali da non consentire un recupero dei posti di lavoro persi negli anni precedenti, ha però innescato una fase più positiva da un punto di vista dell’occupazione.
- La seconda riguarda invece il dato relativo agli avviamenti dall’inizio dell’anno. Non siamo ancora in grado di avere un quadro organico e univoco della situazione per una diversità e una parzialità dei dati da comparare. In ogni caso Anche noi registriamo un aumento degli avviamenti che, però, si caratterizzano essenzialmente come trasformazioni di contratti di varia natura in contratti a tempo indeterminato. Alla fine, seguendo i dati della Regione Toscana, nel primo trimestre del 2015 si registra un aumento complessivo degli avviamenti, rispetto allo stesso periodo del 2014, di circa 20.000 unità pari a una crescita del 6,7%. Crescono positivamente i contratti a tempo indeterminato ma il risultato non è quello di un vero cambio di tendenza come invece gli esegeti governativi stanno proclamando. La realtà è che con questi dati dovrà passare molto tempo prima di tornare a una situazione accettabile sul piano occupazionale. Tutto questo in relazione al fatto che le cessazioni al lavoro rimangono stabili ( alte) come nel 2014 e i licenziamenti collettivi addirittura crescono
- La terza è che la spinta alla trasformazione verso il tempo indeterminato, ben visibile nella nostra realtà è trainata dagli incentivi che, esauriti, riporteranno la situazione più o meno alla normalità. E poi, che dire del nuovo rapporto a tempo indeterminato!? Non è più una stabilizzazione di rapporti precari ma è una prospettiva ancora di incertezze nella quale, ricordiamolo, le tutele sono…crescenti.
Per il resto del quadro economico poco cambia rispetto ai mesi scorsi. Si conferma l’export come leva di una tenuta economica regionale in particolare nel settore TAC (+3,6%). Il credito rimane nella situazione negativamente inerziale come nei mesi passati. La discesa della cassa integrazione è evidente ma dipende essenzialmente dalla quasi scomparsa della CIG in deroga per mancanza di fondi.
Tutto sommato, quindi, si potrebbe arrivare ad un giudizio sintetico di stasi che deriva da un’assenza di spinta e che quindi, anche con andamenti serpentini, mantiene il nostro sistema economico ancora un gradino sotto a quello di prima della crisi. O, forse, nonostante gli sforzi e la volontà, non siamo più in grado di risalirlo?